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Gaza, i militari israeliani entrano nell’ospedale di Al-Shifa. L’Oms: “Persi i contatti con lo staff”

L'Agenzia Onu e la Croce Rossa si dicono "estremamente preoccupati" e chiedono di tutelare i civili

Pubblicato:15-11-2023 12:13
Ultimo aggiornamento:15-11-2023 12:23
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israele violazione diritti umani
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ROMA – “Le notizie di incursioni militari nell’ospedale di Al-Shifa sono estremamente preoccupanti.
Abbiamo perso di nuovo i contatti con il personale sanitario della struttura. Siamo profondamente preoccupati per la loro sicurezza e per quella dei pazienti”. Così ha scritto stamattina su X (ex Twitter) il direttore dell’Organizzazione mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, in seguito all’irruzione all’alba di oggi di decine di soldati israeliani e mezzi pesanti all’interno del più grande ospedale della Striscia di Gaza, Dar Al-Shifa, nell’ambito di una invasione di terra lanciata il 27 ottobre, e che da giorni si sta concentrando intorno agli ospedali. La struttura, che ospita 7.500 civili tra pazienti, staff sanitario e profughi in fuga dai combattimenti, da giorni ha annunciato di essere fuori servizio a causa del taglio alle forniture mediche e di energia elettrica, gasolio, acqua e generi alimentari imposto dal governo israeliano a partire dal 7 ottobre, comportando il decesso di pazienti in terapia intensiva e neonati nelle incubatrici.

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I principali media internazionali confermano l’intervento, rilanciando il post su X con cui le forze israeliane confermano l’azione. L’esercito di Tel Aviv sostiene di aver lanciato “una operazione precisa e circoscritta” contro l’ospedale, a cui sarebbero stati “consegnati con successo incubatori, cibo per bambini e forniture mediche”. L’esercito motiva tale “operazione” affermando che all’interno dello Shifa si nasconda una cellula del gruppo palestinese Hamas, che ha rivendicato un assalto contro il sud dello Stato ebraico il 7 ottobre scorso che ha causato 1400 morti e prendendo in ostaggio 240 persone. Da allora, Israele ha lanciato un’operazione su Gaza in cui sono morti, secondo il ministero della Salute locale, 11.200 civili.
L’emittente France 24 rilancia quanto dichiarato dal Comitato internazionale di Croce rossa e Mezzaluna rossa (Icrc), che in linea con la posizione dell’Agenzia Onu per la Salute, si dice “estremamente allarmato per l’impatto” dell’operazione militare “sui malati e i feriti, il personale medico e i civili”. Quindi la Croce rossa esorta ad “assumere qualsiasi misura per scongiurare conseguenze su di loro”.

L’emittente francese cita anche quanto dichiarato dal chirurgo Ahmed El-Mokhallalati, che oltre a negare la tesi dei vertici militari israeliani secondo cui la struttura funzionerebbe da nascondiglio per il movimento armato, ha potuto far sapere dall’interno della struttura – nonostante il taglio alla connessione internet – di aver sentito intensi scambi a fuoco ed esplosioni fuori dell’ospedale, e che “dalle finestre abbiamo visto carri armati (israeliani) e bulldozer nel cortile del complesso ospedaliero”, che conta diversi edifici. Da settimane il cortile e le aree comuni del complesso sono servite alle famiglie sfollate per accamparsi in auto o tende di fortuna. Anche gli altri ospedali e scuole di Gaza sono state trasformate in campi profughi informali per oltre un milione e mezzo di palestinesi, una stima confermata dalle Nazioni Unite.

Al-Jazeera cita ancora il chirurgo per quanto riguarda i numeri: nell’ospedale, ha detto El-Mokhallalati, risiedono “700 pazienti di cui 100 in condizioni critiche, oltre mille membri dello staff sanitario”, che da giorni “sono intrappolati all’interno” a causa dei combattimenti all’esterno tra esercito e combattenti di Hamas, e “non possono più curare pazienti” per l’esaurirsi elettricità, medicinali e materiali sanitari.
L’11 novembre l’organizzazione dei Medici istraeliani per i diritti umani in un tweet scriveva: “Abbiamo ricevuto testimonianze terrificanti dallo Shifa”. E hanno aggiunto: “La linea rossa è stata superata. Dopo un mese di bombardamenti aerei su infrastrutture civili e sanitarie, un duro assedio e il divieto di ingresso di attrezzature critiche per il proseguimento delle operazioni degli ospedali sembra far perdere ogni speranza”.

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