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Disturbi alimentari, raddoppiano gli accessi in pronto soccorso

Non solo anoressia e bulimia. Esordio sempre più precoce, le ragazze le più colpite. Il problema? "Ricerca ossessiva della perfezione"

Pubblicato:15-03-2023 13:32
Ultimo aggiornamento:15-03-2023 16:14
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ROMA – Il 15 marzo è la Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, dedicata ai disturbi del comportamento alimentare. Tra i più noti ci sono senz’altro anoressia e bulimia, ma esiste anche il ‘binge eating’, cioè il il disturbo da alimentazione incontrollata. Secondo il ministero della Salute, l’esordio dei disturbi alimentari è sempre più precoce: alcuni casi si verificano già tra i bambini di 8 o 9 anni. Più colpite sono le donne (il rapporto tra femmine e maschi è di 9 a 1), le cause sono complesse e multifattoriali.

AL BAMBINO GESU’ RADDOPPIATI GLI ACCESSI IN PRONTO SOCCORSO PER DISTURBI ALIMENTARI

Negli ultimi due anni (2021-2022) sono raddoppiati gli accessi per disturbi del comportamento alimentare al pronto soccorso dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù. Aumentati di oltre il 50% anche i ricoveri, passati dai 180 casi pre-pandemia (2019) a quasi 300 casi nell’ultimo anno.
L’ospedale della Santa Sede rende noti i dati, preoccupanti, di un fenomeno, quelli dei disturbi del comportamento alimentare (Dca), che coinvolge in Italia circa 3 milioni di persone e rappresenta nel mondo, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, la seconda causa di morte per le ragazze nella fascia di età tra i 12 e i 25 anni.

In Italia circa 3 milioni di persone, pari al 5% della popolazione, soffrono di disturbi del comportamento alimentare: il 90% sono donne, anche se sempre più numerosi sono gli uomini che manifestano questi sintomi e si rivolgono a strutture specializzate. L’esordio di questi disturbi è sempre più precoce.
Negli ultimi anni si è infatti registrato un abbassamento dell’età fino agli 8/9 anni. Ciò è verosimilmente dovuto sia all’abbassamento dell’età puberale nelle bambine che al sempre più diffuso impiego dei social network che facilitano confronti con modelli di bellezza irraggiungibili.

Per la loro complessità, si tratta di disturbi che richiedono la maggiore collaborazione possibile tra figure professionali con differenti specializzazioni (psichiatri, pediatri, psicologi, dietisti, specialisti in medicina interna etc.). Sia l’anoressia che la bulimia possono essere causa di complicanze mediche gravi se non trattate tempestivamente e adeguatamente. I disturbialimentari nell’ambito delle patologie psichiatriche presentano il più alto indice di mortalità, in particolare, nel caso dell’anoressia nervosa il rischio di morte è 5-10 volte maggiore di quello di persone sane della stessa età e sesso. In Italia, bulimia e anoressia causano più di 4000 morti.


Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità i disturbi del comportamento alimentare costituiscono la seconda causa di morte per le ragazze nella fascia di età tra i 12 e i 25 anni. Negli ultimi 2 anni (2021-2022) gli accessi al pronto soccorso del Bambino Gesù legati ai disturbi del comportamento alimentare sono raddoppiati (+96,8%) rispetto al biennio precedente (2019-2020), passando da 463 a 911. I ricoveri ordinari sono invece passati dai 362 del 2019-2020 ai 565 del 2021-2022 (+56%). In aumento anche i day hospital che sono infine passati da 1.062 a 1320 (+24.3%). L’andamento è confermato anche dal confronto tra i dati del 2019 (l’ultimo prima del Covid) con quelli del 2022, in cui gli accessi al pronto sono passati da 214 a 443 (+107,1%), i ricoveri da 180 a 279 (+55%) e i day hospital da 607 a 669 (+10,2%). Un trend che conferma l’aumento del disagio giovanile durante gli anni della pandemia.

Il lockdown prima e le restrizioni della socialità dopo- spiega la responsabile di anoressia e disturbi alimentari del Bambino Gesù, Valeria Zanna- hanno fatto da detonatore per un malessere che era spesso già presente, a volte in maniera meno manifesta a volte di più. Il Covid e la quarantena sono stati sicuramente fattori di accelerazione, ma molte di queste ragazze e di questi ragazzi erano già allenati a mangiare di nascosto, a vomitare di nascosto, a vivere di nascosto”.

‘VITE SOTTILI’, IL DOCUMENTARIO SUI DISTURBI ALIMENTARI

Il documentario ‘Vite Sottili’, presentato oggi, punta i riflettori sul dilagante fenomeno dei disturbi alimentari, in particolare l’anoressia nervosa, raccontando le storie di tre ragazze tra i 14 e i 18 anni e dei loro genitori, all’interno dell’ospedale capitolino. Il documentario di Maite Carpio è un emozionante viaggio tra malattia e speranza: dal grido di aiuto delle pazienti e dei loro cari, alla fiducia nel grande lavoro silente dello staff medico al loro fianco. Lorenza, Beatrice e Irene sono tre ragazze modello, sempre alla ricerca della loro perfezione al punto da averla trasformata in un’ossessione: l’idea che avere totale controllo sul proprio corpo potesse dare loro l’illusione di sentirsi più sicure. Una storia corale che esplora molteplici punti di vista del programma di riabilitazione: il rapporto con i genitori e i coetanei, gli stati emotivi che accompagnano la nascita, lo sviluppo e il superamento della malattia. Tre famiglie in tre diverse fasi del percorso al fianco di tre ragazze che hanno trovato il coraggio di raccontarsi, nella speranza che la loro storia possa aiutare tanti altri.

DISTURBI ALIMENTARI, ADI: PREOCCUPANTE RICERCA OSSESSIVA PERFEZIONE TRA GIOVANI

Quando si parla di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione si pensa immediatamente all’anoressia o alla bulimia, ma esistono forme ancora più subdole e all’apparenza meno gravi come l’ortoressia o la vigoressia. Si riscontra sempre più tra i giovani e non solo, un’ossessione morbosa per la perfezione che si traduce in piani di allenamento fisico molto intensi e schemi alimentari rigidi e carenti dal punto di vista nutrizionale.

I filtri e i canoni di bellezza proposti dai social non fanno che alimentare il senso di inadeguatezza che ossessiona molto spesso chi è affetto da questo genere di disturbi. Lo spiega Adi, Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione clinica, in occasione della XII Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla dedicata alla prevenzione dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, pone l’attenzione su tutti i tipi di disturbi alimentari e in particolare su alcune forme sempre più difficili da diagnosticare.

ORTORESSIA E VIGORESSIA

L’ortoressia, per esempio, non ancora catalogata nella nuova edizione del DSM-5 incide sulla sfera relazionale, emotiva e corporea dell’individuo che sostituisce la dimensione di piacere e il senso di soddisfazione procurato dal cibo con quello per l’attenzione rigida e accurata delle regole di un piano alimentare. Altra forma emergente soprattutto fra i giovani, catalogata nel DSM-5, è la vigoressia, che si manifesta con una preoccupazione eccessiva per il proprio aspetto fisico, per i muscoli e in generale per le forme del corpo portandolo a seguire piani di allenamento molto frequenti e intensi o a consumare steroidi nonché grandi quantità di proteine con il rischio di danni metabolici, renali e cardiovascolari.

“Le sindromi più frequenti di DNA sono ormai molto lontane dai casi classici e più conosciuti di Anoressia Mentale, Bulimia Nervosa o disturbo da Alimentazione incontrollata- commenta Carmela Bagnato, segretario Adi- Negli ultimi dieci anni, ma soprattutto negli ultimi 3, sono comparsi nella popolazione adulta e giovanissima disturbi alimentari legati a comorbidità psichiatriche, forme purtroppo estremamente severe e difficili da trattare. Patologie che se non riconosciute in tempo e non curate in modo appropriato possono diventare croniche, con conseguenti costi altissimi per l’individuo, per la famiglia e per la società. I filtri bellezza proposti dagli algoritmi social, mode culturali pericolose focalizzate sull’aspetto fisico e su modelli alimentari ritenuti salutari non aiutano sicuramente in questo, anzi costituiscono fattori di rischio rilevanti e spiegano perché alcune categorie siano particolarmente esposte all’insorgenza di disturbi alimentari che esprimono in realtà un malessere identitario profondo”. Secondo gli esperti Adi è importante lavorare sul sostegno che le famiglie possono dare nell’individuare precocemente tali malattie attraverso l’osservazione di cambiamenti fisici importanti e di comportamenti alimentari disturbati come restrizioni, abbuffate, selettività alimentare, ma anche iperattività fisica ed insoddisfazione corporea, preoccupazione esagerata per il cibo e per il peso, isolamento sociale, sbalzi d’umore e la tendenza a evitare alcuni contesti sociali e conviviali legati ai pasti.

“Le famiglie dei pazienti con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione possono essere una grande risorsa anche nel percorso terapeutico sostenendo i propri figli- spiega Annalisa Maghetti, consigliere nazionale Adi- ma a loro volta devono essere aiutate nella gestione di queste patologie che hanno un effetto totalizzante e destabilizzante sull’equilibrio parentale”. “Solo con un attento lavoro multidisciplinare si può arrivare a una diagnosi precoce del disturbo e del suo trattamento- aggiunge Barbara Paolini, presidente Adi- Accompagnato da campagne di prevenzione sui DNA intensive ed estese anche al mondo della scuola e dello sport. La pandemia da Covid-19 ha purtroppo amplificato l’insorgenza di questi fenomeni, l’isolamento non ha certamente aiutato, per questo la comunità scientifica deve attrezzarsi per affrontarli. La diagnosi ed il trattamento appropriato dei DNA sono oggi un’esigenza prioritaria e non sono più prorogabili”.

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