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Si apre il comma n.9 che prevede l’avvio della procedura di reclutamente di due giudici d’Appello, la nomina di un commissario della legge e, soprattutto, l’esame delle relazioni dei magistrati dirigenti sullo stato della giustizia per il triennio 2015-2016-2017.
Ad aprire il dibattito è il riferimento del Segretario di Stato con delega alla Giustizia Nicola Renzi. Ripercorre i momenti più caldi della legislatura, torna sulle “falsità” delle rappresentazioni sostenute dall’opposizione, a partire dall’aver denunciato che “nella Repubblica di San Marino sia stato rimosso un magistrato”, anche agli organismi internazionali. “Questa è la cosa più falsa possibile”, sottolinea, difendendo la revoca nei confronti dell’ex dirigente del tribunale che “a tutt’oggi rimane magistrato ed esercita le sue funzioni pienamente”. Quindi, “quello che è stato fatto- insiste- è stato fatto tutto nel solco delle leggi, nessun colpo di Stato”. Ricorda di essere stato oggetto di mozioni di sfiducia e censura da parte dell’opposizione, ma conclude lanciando un appello“per cercare una nuova ripartenza sulle questioni legate alla giustizia”.
Quindi gli interventi dei consiglieri di maggioranza che sostengono l’operato del Segretario. “In questi due anni- evidenzia Emmanuel Gasperoni, Rf- gli sforzi profusi dal Segretario di Stato alla Giustizia e dai membri della Commissione affari di giustizia e dal Consiglio giudiziario plenario siano stati orientati solo al connubio virtuoso tra buona politica e giustizia”. In molti interventi dei consiglieri di Adesso.sm, in particolare di Rf, si rimarcano inoltre le criticità evidenziate nella relazione sulla Giustizia del 2017, redatta dal Professor Ferroni, a partire dal problema degli arretrati. “Dei 585 fascicoli aperti nel 2017- spiega Fabrizio Perotto, Rf- 451 risultano ancora pendenti in istruttoria”. Lo stesso consigliere osserva come “in capo ad un solo magistrato inquirente risultino iscritti a fine del 2017 ancora 545 procedimenti prescritti: 545 processi andati al macero”. “Il grande tema della giustizia, al di là di tutte le riflessioni condotte sull’iter che è da due anni in piedi, è quello degli arretrati- ribadisce Margherita Amici, Rf- è il problema più annoso che si sta a mano a mano incancrenendo”. Jader Tosi, C10, rilancia invece l’invito alla collaborazione sia tra magistrati sia in Aula parlamentare: “Il nostro essere rappresentanti deve essere portato come esempio e noi qui dentro dobbiamo fare autocritica- ammette- ma c’è sempre un momento in cui si può girare pagina e intraprendere un percorso migliore”.
Dall’opposizione Iro Belluzzi, Psd, boccia gli interventi del Segretario di Stato e dei colleghi di maggioranza. “Il Segretario Renzi- lamenta- non ha detto nulla”. Punta poi il dito contro il consigliere Perotto che “in maniera strisciante- denuncia- vuole stigmatizzare il comportamento dei magistrati Morsiani e Pierfelici che dovevano essere allontanati”.Alessandro Mancini, Ps ribadisce le critiche al Segretario che ha scelto di affrontare il dibattito, sostiene, “nel modo più semplice e che lo contraddistingue in questi due anni, cioè il silenzio”. Marianna Bucci, Rete, riferisce i suoi timori rispetto agli interventi ascoltati della maggioranza: “Mi auguro che la vostra strategia non risponda alla volontà di togliere dalle mani del Commissario della Legge Morsiani il fascicolo sul ‘caso Titoli’- manda a dire- e su tutta la questione delle infiltrazioni relative all’Advantage Financial”. Durissimo Marco Nicolini, Rete, secondo cui le responsabilità dei problemi della giustizia sono più che altro riconducibili a certi magistrati che “sono tumori nel tribunale- attacca- che stanno avvelenando e ammorbando l’aria, distruggendo il nostro piccolo paese”.Più tecnici gli interventi dei consiglieri Pdcs: Francesco Mussoni invita “a fare in modo che in Aula non nascano sentenze, ma orientamenti produttivi per il tribunale”. Infine Marco Gatti rileva come la relazione del Prof. Ferroni sia incompleta e chiede un aggiornamento anche con i dati relativi al 2018: “E’ importante lavorare sui dati della relazione e renderli tutti coerenti- osserva- per dare la possibilità a noi consiglieri di poterli valutare”. Il dibattito proseguirà in seduta notturna.
Di seguito un estratto degli interventi della prima parte della seduta del pomeriggio.
Comma n.9
a) Avvio della procedura di reclutamento di due Giudici d’Appello (ai sensi dell’articolo 3, sesto comma della L.Q. n.145/2003 così come modificato dell’articolo 3 della L.Q. n.2/2011);
b) Presa d’atto della nomina di un Uditore Commissariale a Commissario della Legge;
c) Relazione del Magistrato Dirigente sullo stato della giustizia relativa agli anni
2015- 2016-2017
Nicola Renzi, Segretario di Stato per la Giustizia
In questo avvio di comma, credo che dobbiamo fare alcune valutazioni preliminari e la prima in assoluto che vorrei fare è ribadire il ringraziamento, che già ho fatto per iscritto sulla stampa, al giudice Emiliani che ha deciso di interrompere il suo mandato, e vorrei quindi in apertura di questo comma rivolgergli, certamente a nome del governo, credo di poter dire anche da parte delle loro Eccellenze e di tutta l’Aula, un sincero ringraziamento per l’ampio magistero che ha svolto e il lavoro infaticabile che ha compiuto come vero servitore dello Stato per tanti anni in questo Paese. D Detto questo passiamo al comma in oggetto, che prevede l’analisi delle relazioni sullo stato della giustizia di tre diverse annate e prevede anche alcuni altri adempimenti importanti, come la presa d’atto della nomina di un nuovo commissario della legge e l’arruolamento di due giudici d’appello. Prima di partire dalle relazioni sullo stato della giustizia, però credo sia opportuno spendere almeno alcune parole sul perché siamo arrivati con questo ritardo ad analizzare anche alcune relazioni risalenti nel tempo. Non appena è stato possibile completare il percorso, le relazioni sono venute in quest’Aula e credo si possa spiegare che il comma delle relazioni sullo stato della giustizia è rimasto per lungo tempo aperto all’interno del Consiglio giudiziario plenario- fino all’ultimo Consiglio giudiziario plenario in ordine di tempo- ed è stato chiuso solamente lì, per un motivo molto semplice, proprio perché le importanti e imponenti riflessioni che si sono aperte sullo stato della giustizia si sono aperte proprio nell’ambito della discussione in Commissione affari di giustizia di una di queste relazioni, cioè la relazione del 2016. Tant’è che da allora quella relazione non fu mai chiusa, non completò mai il suo iter in Consiglio giudiziario plenario. In questo modo si sono affastellate tre diverse relazioni. Mi sembra anche in qualche modo ipocrita scansare le enormi polemiche che ci sono state anche in questa Aula sul percorso che si è intrapreso sulla giustizia. E io su questo credo di non dover dire molto di più sinceramente, ho già affrontato personalmente una mozione di sfiducia, varie mozioni di censura, ordini del giorno o altro. Probabilmente fa parte delle regole del gioco, sono ancora convinto di aver operato nella più totale buona fede e con un solo interesse: quello di riuscire a risolvere delle problematiche che erano emerse con una tale violenza all’interno della Commissione affari di Giustizia, e poi all’interno delle discussioni nei Consigli giudiziari plenari, che meritavano delle soluzioni, come quelle che sempre nella maniera più collegiale possibile si è cercato di portare avanti. E allora non vorrei dire molto altro su questi temi, cercherò solamente di mettere in evidenza alcune cose che a mio avviso oggi dimostrano la loro inconsistenza, rispetto a quello che è stato dato. O comunque non voglio dire neppure inconsistenza, voglio dire magari una possibile diversa interpretazione, certamente lecita. Ma non quando viene interpretata sotto l’ottica della malafede o addirittura di qualcosa di peggio. D’altra parte ci siamo trovati a compiere un percorso che è una sorta di unicum nella storia recente della magistratura e dei rapporti tra le istituzioni dello Stato.
Vorrei solamente porre l’evidenza su alcune cose che sinceramente oggi ritengo che emergano nella loro falsità per come sono state rappresentate. La prima si è tentato di far passare- e quello che più mi spiace è che si è tentato di farlo passare anche presso gli organismi internazionali- che nella Repubblica di San Marino sia stato rimosso un magistrato. Questa è la cosa più falsa possibile. Anzi nella Repubblica di San Marino in passato sono stati rimossi i magistrati, credo che il consigliere Venturini possa ricordare alcuni di questi episodi. Sono stati rimossi dei magistrati secondo le regole previste dalle leggi, perché esistono dei procedimenti che consentono questo che devono essere fondati, motivati e quant’altro, quindi all’interno di regole ben determinate. Dicevo, è stato rappresentato anche agli organismi internazionali il fatto che nel nostro Paese sia stato rimosso in questi due anni un magistrato. E’ completamente falso. E’ stato adottato un provvedimento di revoca nei confronti di una persona che esercitava il ruolo di magistrato dirigente che a tutt’oggi rimane magistrato ed esercita le sue funzioni pienamente. Secondo, è stato detto che si è perpetrato nel nostro Paese un colpo di Stato. Ma quello che è stato fatto, è stato fatto tutto nel solco delle leggi, quindi nessun colpo di Stato, ma era facile evidentemente far presagire questo o sventolare questa bandiera. Sulla legittimità degli atti compiuti si sono espresse varie entità, voglio solamente ricordare il Collegio garante, che si è espresso, è stato chiamato in ballo più volte all’interno del processo che abbiamo seguito. Nessun colpo di stato è stato compiuto, lo vorrei riaffermare con forza.
E poi è subentrato il problema dell’interpretazione delle leggi, se si possano interpretare o meno nella loro applicazione, anche su questo cercherò di non dire niente. Un ultimo esempio per far capire quanto sia stata difforme l’interpretazione all’interno di quest’Aula di quale debba essere il rapporto fra politica e giustizia, sono le accuse reciproche che sono volate di rispetto più o meno elevato, per non dire di non rispetto, nei confronti della magistratura da parte della politica. E abbiamo sentito un pò di tutto sinceramente. Sono stato prima io ho attaccato per non aver preso le distanze dalle dichiarazioni dell’allora Segretario Celli in Commissione Finanze. Ho già spiegato chiaramente che io ho detto, a poche ore di distanza, quale fosse la mia opinione, intervistato in una conferenza stampa, e poi ancora successivamente in comunicazioni che io ho voluto fare. Non è importato, questo mi è costato prima una mozione di censura, poi una mozione di sfiducia. Nell’ultimo dibattito, su una legge che riguardava la giustizia, abbiamo assistito in aula ad attacchi feroci da parte di vari consiglieri, che io adesso voglio tirare in ballo, nei confronti di magistrati, attacchi feroci ma non particolarmente circostanziati, e che non erano basati sul lavoro svolto, sull’operatività o su altro, ma su accuse precise di voler mettere in atto delle operazioni che non fossero lecite, con delle strumentalità che potessero essere politiche o di qualche altro tipo. Ecco credo che questo sia emblematico del doppiopesismo che a volte ha guidato l’analisi all’interno di quest’Aula. Io vorrei proprio e fare un appello a cercare una nuova ripartenza quando parliamo di questioni legate alla giustizia, e a non applicare più il criterio del doppiopesismo a darci un codice di condotta che sia uguale per tutti. In questo doppiopesismo ci sono due rischi. Il primo rischio è che come dire la si butta in in caciara delegittimando l’istituzione del tribunale con commenti o altro. Il secondo rischio che forse è ancora peggiore, è quello che la politica abdichi al suo ruolo principale che è quello di garantire l’effettiva efficienza del tribunale, perché per questo le relazioni sullo stato della giustizia arrivano in Aula, per questo vanno in Commissione affari di Giustizia, per questo vanno in Consiglio giudiziario plenario, perché ci possa essere un vaglio ed un commento, non alle abitudini, alle inclinazioni o ad altro di questo o quel magistrato, ma perché ci possa essere una valutazione di quello che è il funzionamento oggettivo del tribunale. Funzionamento che dipende, come asserito anche dal professor Ferroni in una delle sue relazioni, da atteggiamenti e circostanze che sono oggettive e soggettive. Nelle relazioni credo ci sia molto di buono e molti spunti di riflessione. Certo, forse alcune sono più datate, ma certamente ci sono degli spunti in ciascuna di esse. Una riflessione è sulla mancanza di specializzazione che è stata introdotta per legge, per quanto riguarda i giudici d’appello. Dovrà essere frutto di una riflessione futura che magari anche quest’aula potrà fare perché io credo che siano necessarie delle riforme anche nel campo della giustizia, e io spero possano essere fatte nello spirito della maggiore condivisione possibile. Il secondo tema, quello dell’arretrato, è un tema evidentissimo e lampante. Non credo dobbiamo immediatamente puntare il dito, oppure credere che non si possa parlare di arretrato, perché allora si fanno accuse a questo o a quel magistrato, l’arretrato è un problema che va risolto con una visione generale. Anche nell’ultima relazione, quella del Professor Ferroni, ci sono delle riflessioni che vengono fatte su come può essere risolta questa problematica che riguarda le attribuzioni dei fascicoli e dei carichi di lavoro. Eppure è certo che bisogna pretendere la produttività. Altro tema è quello dell’informatizzazione, al fine di arrivare addirittura al processo telematico, può essere un’altra cosa sulla quale dobbiamo lavorare e che certamente richiede degli investimenti che non sono di poco conto. Così come il tema della digitalizzazione, delle sentenze che possano essere accessibili a tutti, in maniera appunto digitale, evitando tutte le problematiche del passato. L’altro tema, fondamentale, è quello della revisione del codice di procedura penale.
Nell’ultima sessione del Consiglio grande e generale ho sentito dire che la Repubblica di San Marino è sotto qualche monitoraggio, allora io posso dare solamente una informazione per quanto mi competa quale Segretario agli Affari esteri e alla Giustizia: io non ho alcuna notizia di forme di monitoraggio ad oggi diverse rispetto a quelle che sono calendarizzate, penso Moneyval etc., che erano calanderizzate anche due anni fa. Tante volte siamo noi stessi a voler rappresentare il nostro paese in una condizione diversa e deteriore.
Massimo Andrea Ugolini, Pdcs
Il clima di conflittualità sulla giustizia e sul tribunale non fa bene alla giustizia. Dispiace perché quanto avvenuto ha messo in discussione il processo di accreditamento e autorevolezza. Andavano intraprese strade per un percorso di condivisione. E’ inammissibile che la politica segua parte della magistratura. In commissione Affari di Giustizia il professore Ferroni diede atto che erano presenti gruppetti. Questo non fa bene all’immagine del tribunale.
Rispetto alle nomine dei commissari di legge rilevo che le procedure messe in atto hanno dei vizi. Al loro avvio mancava la relazione del magistrato dirigente. La relazione sullo stato della Giustizia del 2017 è sciatta e scarna. L’arretrato va analizzato fino in fondo. Ci sono diversi richiami a una maggiore produttività. Ma uno dei problemi è che non c’erano forme di richiamo intermedio. Si va da quello verbale all’azione di sindacato.
Fabrizio Perotto, Rf
E’ difficile spiegare il perché si siano inaspriti i rapporti tra magistrati. La responsabilità è tutta da una parte o ci sono concorsi di responsabilità? Certamente le responsabilità di chi per anni ha coordinato il tribunale unico mi paiono lapalissiane. I rapporti incancreniti nel tribunale non sono l’unico problema, molte difficoltà si trascinano da oltre un decennio nella gestione della giustizia. Dalle relazioni che esaminiamo, redatte da più di un dirigente, emergono lacune: chi vuole far passare il concetto che fino al 2017 il tribunale funzionava perfettamente, e i problemi siano successivi, racconta una storiella. Già nella relazione 2015 emergono fascicoli aperti mai arrivati a conclusione, procedimenti in prescrizione, centinaia di persone che non hanno avuto giutizia. Un tribunale che manda in prescrizione fascicoli crea danno sia economico che di immagine a tutto il paese. Dalle tre relazioni emerge una fotografia che evidenzia criticità nel tribunale e si propone qualche suggerimento. L’introduzione del processo telematico, un sistema più efficace di intercettazioni telefoniche, depenalizzazione di alcuni reati, ampliamento delle durata delle indagini penali, tutte volte a contrastare l’annoso problema degli arretrati. Dei 585 fascicoli aperti nel 2017, 451 risultano ancora pendenti in istruttoria. Balza all’occhio inoltre che in capo ad un solo magistrato inquirente risultino iscritti a fine del 2017 ancora 545 procedimenti prescritti: 545 processi andati al macero, un numero enorme che fa perdere credibilità alla gestione del tribunale. Certamente di chi può essere la responsabilità se a un magistrato viene assegnato un numero di fascicoli abnorme, se non al magistrato dirigente. Di chi è la reposnaiblità, se non del giudice inquirente, se ha un approccio pachidermico alle indagini. I numeri parlano da soli. Chi per anni ha portato avanti fascicoli, senza portarli a termine, si assuma le responsabilità dovute ad un approccio non congruo con il mandato assegnato.
Iro Belluzzi, Psd
Il Segretario Renzi non ha detto nulla. Gli sgherri della maggioranza, qualcuno in maniera più agguerrita, va a puntualizzare alcuni elementi. Chi in maniera strisciante, come Perotto, vuole stigmatizzare il comportamento dei magistrati Morsiani e Pierfelici che dovevano essere allontanati. Il dibatitto tradisce completamente la volontà indicata dal Segretario di Stato Renzi che dice che occorre ripartire. Spero il dibattito non segua percorso di Perotto.
All’indomani della morte del prof. Ferroni, l’opposizione aveva chiesto un percorso comune per individuare il nuovo dirigente. Non è stato fatto, anche se si è fatto tutto quanto secondo norme attuali ed ex-post.
Mi auguro che si creino le condizioni per modernizzare il nostro ordinamento e per rendere efficace il lavoro dei magistrati stessi, anche alla luce delle indicazioni presenti nelle relazioni. Cerchiamo di non continuare a dividere gli addetti del tribunale- cosa che ha fatto il Segretario da quando si è insediato- tra minoranza e maggioranza all’interno del tribunale stesso. Prendo atto dell’invito a lavorare senza essere partigiani dell’una e dell’altra parte.
Roger Zavoli, Rf
Il funzionamento della giustizia e la capacità del tribunale di dare soddisfazione alle esigenze della giustizia sono legate alla produttività e ai tempi di risposta dei magistrato. Tra i magistati c’è chi lavora e si prende responsabilità e viene attaccato – come per il processo Mazzini- e c’è invece chi si nasconde nel macchione, allora si creano casini e malumori.
La dirigente Pierfelici nelle relazioni passate aveva sempre fatto riferimento al problema degli arretrati per indicare le inefficienze di un commissario della legge/giudice inquirente. Da dirigente Pierfelici ha sempre avuto campo libero nell’organizzazione del tribunale. Commissione e Consiglio hanno sempre sostenuto le sue indicazioni, ma i problemi legati alla produttività e ai ritardi non sonno mai stati risolti. Il compianto Ferroni considera centrale la questione della produttività individuale nella relazione, indica le cause: la non equa distribuzione del lavoro, l’incertezza della posizione lavorativa, la lentezza nell’approccio all’indagini…e distingue che un giudice inquirente o cambia il proprio modo di lavorare o deve essere sanzionato, perchè la sua ineguatezza è stata più volte indicate nelle relazioni annuali, anche da Pierfelici. Il problema degli arretrati è segnalato da anni ed è tutt’altro che superato, si è aggravato nella scorsa legislatura quando il Segretario per la Giustizia era Venturini. E fa ridere che dall’opposizione si dica che i problemi sono nati con l’arrivo al governo di Adesso.sm. I disagi sono riportati nella deliberazioni di un anno fa del Consiglio Giudiziario, dove la parte togata ha accusato il dirigente di aver omesso ogni iniziativa per ripristinare l’organizzazione lavoro e le relazioni improntate a imparzialità e correttezza. Il caso di un commissario in particolare, di cui si parlava prima, è grave per la prescrizione di centinaia di istruttorie (indicate a pag. 21 dalla relazione Ferroni), responsabilità aggravata dal fatto che il magistrato reagisce interpretando come interferenza i richiami. Sono 545 le prescrizioni, è un dato impressionante e si fa fatica a far finta di niente. Ora pare sia diventato addirittura efficiente il magistrato per aver portato avanti un’istruttoria in cui è stato diffamato anche un segretario di Stato sulla base di chiacchiere non provanti. Governo e maggioranza hanno cercato di evitare in ogni modo lo scontro sulla giustizia, sono altri ad averlo fatto. E’ partito un attacco pesante contro giudici e politici sulla base di chiacchiere, non su prove, in Commissione Affari di Giustizia, sulla base di dicerie per screditare magistrati e politici. Un consigliere Dc ha presentato al presidente del Consiglio d’Europa un documento che denuncia la mancanza di indipendenza della nostra magistratura, atto molto grave per il Paese.
Davide Forcellini, Rete
Il Segretario ha detto 1) compito della politica è garantire l’efficienza del iirbunale 2) il fine della sua azione è il funzionamento oggettivo del tribunale 3) infine pretende la produttività del tribunale. Perchè queste frasi stridono rispetto al concetto che dovrebbe essere alla base della nostra formazione di uomini e donne che si occupano di politica nel mondo occidentale? Perchè se è vero che i governi e le maggioranzw per fortuna cambiano, si sostituisce una giustizia alla mercè della matrice sociale, gli si va a negare quel valore assoluto facendola diventare una variabile del processo politico e storico che viviamo ogni giorno. Il Segretario, nonostante lamenti di aver subito censure e una mozione, non ha capito le motivazioni dell’opposizione. Si chiede se sono queste le regole del gioco. Il Segretario è chiamato ad esercitare il suo potere esecutivo, alla luce del principio di separazione dei poteri e avrebbe l’obbligo di non ingerire sul tribunale. Per questo che abbiamo parlato di colpo di stato, è per questa ingerenza che abbiamo fatto censure e mozione. Secondo il Segretario è stato facile per noi prendere queste posizioni?
Teodoro Lonfernini, Pdcs
Nella relazione Ferroni, risulta che 585 sono i fascicoli aperti dal 2017 ad oggi, dei quali 40 relativi a reati di riciclaggio, 184 relativi alla circolazione e conduzione stradale. Caro bel paese che abbiamo creato. Facciamoci i complimenti. Ci sono situazioni in quei 585 fascicoli che si ripetono nel tempo, sono pendenti o in istruttoria 431 fascicoli nel 2016 di cui 33 riciclaggio e 116 per reati legati a circolazione stradale, tra cui le diffuse truffe alle assicurazioni. Sono anni che la politica si scapicolla per discutere cosa? Esclusivamente le questioni dell’ufficio giudiziario, dividendo in fazioni i magistrati. Io sono imbarazzato nel leggere le testimonianze che sono il frutto del lavoro di chi deve riferire a noi, i magistrati dirigenti, non per l’andamento del lavoro del tribunale o la singola operosità del magistrato, ma per il livello che si è generato nel nostro Paese e di cosa siamo stati in grado negli anni di attrarre. Se non eravamo noi sammarinesi a compiere quei reati invitavamo qualcuno a compierli.
Continuerò a leggere le relazioni pervenute finalmente in aula, invito però le istituzioni, a partire da Segreteria di Stato, invitando le loro Eccellenze, a portare maggiore attenzione alla tempistica in cui deve arrivare la relazione annuale dello stato della Giustizia perchè non è più possibile che, a distanza di due anni, dopo discussioni su discussioni in Aula senza elementi, si possa attendere ben tre anni per leggere la relazione che deve arrivare annualmente. Continuo a dare grande fiducia all’attività giudiziaria e sono convinto che, al di là delle fazioni che purtroppo siamo anche noi a generare, all’interno del nostro tribunale ci sono operatori preparati, che se hanno anche da parte nostra l’esempo di rispetto delle istituzioni, sapranno anche loro fare la stessa identica cosa. Alessandro Mancini, Ps
In merito al riferimento del Segretario e di qualche consigliere di maggioranza. Lei Segretario aveva più modi di affrontare il dibattito, ma ha scelto il modo più semplice che lo contraddistingue in questi due anni, cioè il silenzio. Ha fatto passare 15 minuti del suo intervento parlando di tutto, tranne su quello di cui doveva parlare: non una parola sullo stato della giustizia, su quanto avvenuto in questi due anni e mezzo e sul futuro della giustizia. Lei ha fatto un appello alla ripartenza. Ci troviamo d’accordo: se lo fa significa che c’è qualcosa che non va, e ci troviamo d’accordo perchè bisogna fare qualcosa per ripartire. Purtroppo però lei non ha detto nulla su come ripartire. Ed era questa l’occasione giusta.
Molto più interessanti gli interventi venuti dopo dalla ‘pattuglia acrobatica’ dei consiglieri di Repubblica futura. Non avevano consapevolezza che si sarebbero schiantati contro un muro. Chiarissimo l’intervento Perotto e ancora più quello di Zavoli, dove tutti i problemi della giustizia sono legati agli arretrari di un magistrato, ancora più chiaro sarà il dispositivo finale che andremo a votare questa notte. Zavoli parla di dicerie di fatti a me non noti, come se fosse a conoscenza di atti e verbali all’interno della Commissione affari di giusizia che non mi sembra di aver lettoi n questi giorni sui giornaletti. Queste dicerie che Zavoli sente, le sente nel bar o nella sede del suo partito? Credo in replica potrà essere più preciso.
Marco Gatti, Pdcs
Sulle relazioni sono complesse le valutazioni da fare. La relazione del 2017 sembra più una bozza di discussione su cui bisogna fare delle integrazioni, i dati degli allegati non corrispondono a quelli riportate nella relazione nei vari punti. E’ una relazione che aveva necessità di aggiustamenti. Ho notato che mancano poi alcune parti. Per esempio: la situazione dell’appello penale, qui risulta solo un magistrato, a me risulta ce ne siano almeno altri due, che non sono riportati, forse perché si stava lavorando al completamento della relazione. E’ segnalato l’abuso delle rogatorie, siccome interrompe termini di prescrizione, il magistrato fa la rogatoria e questo è segnalato nelle relazione degli anni. Ma su queste questioni andrebbe fatta un’analisi più approfondita. Altra particolarità: sui giudici penali sono stati dati divisi per anno, ma per i giudici civili no. Per quale ragione c’è un criterio differente?
Ho voluto valutare la relazione come un lavoro che doveva essere completato, alla luce anche della scomparsa del Prof. Ferroni. Se questo è, è importante lavorare sui dati della relazione e renderli tutti coerenti e dare la possibilità a noi consiglieri di poterli valutare, se c’è un cambio di impostazione rispetto gli anni precedenti e come va letta. Il lavoro andrebbe sicuramente aggiornato anche sul 2018, per sapere bene quali sono i ritardi dei magistrati e capirne la ragione. Per qualcuno infatti qualche anno è stato meno produttivo di altri, forse perché ha seguito procedure complesse. L’aggiornamento è necessario per essere consapevoli di come stanno le cose nella Giustizia, così siamo in difficoltà. Un’ultima osservazione, il problema procedurale: io non sono convinto tutto sia stato fatto bene, la procedura di reclutamento in passato richiedeva la relazione del magistrato dirigente, che non c’è. Noi siamo stati chiamati a dare avvio alle procedure senza avere tutti gli elementi per farlo.
Oscar Mina, Pdcs
Le valutazioni del Segretario Renzi non mi stupiscono e non aggiungono nulla di nuovo. Mi sarei aspettato una valutazione politica molto più approfondita. Senza entrare nel merito del lavoro dei singoli magistrati, intervengo per fare alcune considerazioni generali, dopo aver letto le tre relazioni dei due magistrati dirigenti, Pierfelici e Ferroni, di questi ultimi 3 anni. Queste relazioni ci aiutano a valutare l’attività svolta e a metterci in condizione di avanzare anche proposte per migliorare l’andamento giustizia. Difficile valutare l’aspetto degli arretrati, l’organico dei magistrati in servizio è composto da 25 unità, un numero consideravole rispetto i carichi di lavoro emersi, mi viene da pensare che questo aspetto sia causa delle disfunzioni stesse del tribunale. La questione oggettiva sul procedimento stesso si dice vincolata alla distribuzione degli incarichi di lavoro da riequilibrare, ma emerge anche una questione soggettiva legata al singolo magistrato Si parla di eterogeneità della cause assegnate. E che l’assegnazione non tiene conto del trattare materie differenziate. A seguito dei contenuti emersi dalle relazione, la questione giustizia è assolutamente prioritaria.
Jader Tosi, C10
Da un anno e mezzo siamo stati artefici della peggior specie di politica, abbiamo fatto di tutto per portare lo scontro in Aula e nel paese, su una cosa come su altre, che avrebbero meritato un’attenzione maggiore, parlandone qua dentro, magari in forma riservata, e senza urlare ogni volta in piazza e magari riconoscendoci reciprocamente. Questo clima viene avanti perché abbiamo attraversato una stagione di veleno. Tutti i poteri dello Stato devono essere rispettati e ognuno deve avere il coraggio di farsi rispettare perchè autorevole e non autoritario. Ognuno si può sentire parte in causa. L’ambito della giustizia deve rimanere nel suo ruolo, così la politica, ma non si possono sentire attacchi né dall’uno, né dall’altra parte. Così come nella giustizia serve un clima di collaborazione, il clima di collaborazione serve anche in quest’Aula, semmai anche di più perché il nostro essere rappresentanti deve essere portato come esempio e noi qui dentro dobbiamo fare autocritica. C’è sempre un momento in cui si può girare pagina e intraprendere un percorso migliore.
Marianna Bucci, Rete
Io mi auguro che la vostra strategia non risponda alla volontà di togliere dalle mani del Commissiario della Legge Morsiani il fascicolo sul “caso Titoli” e su tutta la questione delle infiltrazioni relative all’Advantage Financial. Se occorre prendere delle iniziative, si prendano, ma non si tolga dalle sue mani quel fascicolo. Gli si consenta di terminare il proprio lavoro e anzi magari lo si alleggerisca per far sì che porti avanti più efficacemente quel fascicolo. Non è l’unico importante, ci mancherebbe, di certo ma è un fascicolo determinante per il nostro paese in questo particolare momento storico che porta alla luce una infiltrazione criminale che lega le istituzioni e i maggiori enti del nostro paese: Banca Centrale, la Cassa di Risparmio…
Un fascicolo altamente delicato che ha acceso di nuovo i riflettori sullw influenze esterne che non avrebbero potuto svolgere il proprio corso se non avessero avuto il lasciapassare dalle persone cerniera interne al nostro territorio. Un passaggio di consegne rispetto a questo fascicolo in particolare sarebbe un segnale infausto e la conferma di timori che gettano ombre pesanti su tutta una serie di personaggi.
Emanuel Gasperoni, Rf
Giustizia politica e sociale sono state sotto un fuoco incrociato dall’ottobre 2017, sotto l’aprirsi di un fuoco proveniente da una direzione che preoccupa e confonde sia i consiglieri non membri della Commissione affari di giustizia, dunque non a conoscenza dei verbali e dei documenti, sia a maggior ragione i cittadini. Solo il connubio virtuoso tra buona politica e giustizia ripristinerà la pace sociale, se non l’abbiamo capito, allora abbiamo fallito tutti. Credo che in questi due anni gli sforzi profusi dal Segretario di Stato alla Giustizia e dai membri della Commissione affari di giustizia e dal Consiglio giudiziario plenario siano stati orientati solo a questo, voglio credere- ma fatico un pò a farlo- che lo scopo fosse comune anche i membri dell’opposizione in seno a quelle istituzioni, anche se rimangono fosche decine di affermazioni e dicharazioni, fino al triplice esposto di tre commissari di minoranza che hanno generato caos e paralisi completa dei lavori della Commisisione giustizia. Tutto farebbe pensare ad un’allucinante teorema costruito dall’opposizione.
Chiedete scusa ai cittadini, non certo a noi, per la paresi della giustizia da voi ingerata e allora chiudiamo la vicenda e andiamo avanti collaborando. Fatelo e avrete il mio e il nostro apporto. Anche perché intanto la lettura delle relazioni sulla giustizia dei tre anni iniziano a diradare la nebbia, invito tutti i cittadini a consultare questi atti. E’ opportuno chiudere subito la pagina di guerriglia, capitoli da dimenticare presto come gli strilli al colpo di Stato. Rigurgiti di quel colpo di Stato si palesano negli interventi di questi giorni sulla stampa. Se vogliamo scendere in un campo più politico, prendiamo in mano le 3 relazioni e gli atti apparsi sui giornali. Emerge che già nel 2015 fossero palesi le difficoltà tribunale su arretrati e carichi di lavoro e le difficoltà del magistrato dirigente nel gestire la situazione.
Francesco Mussoni, Pdcs
Il problema della conflittualità nasce da questa modalità e limite che governo e maggioranza hanno voluto portare avanti, nel cambiare il magistrato dirigente, da cui è nato un certo tipo di dibattito. Oggi apprezzo un dibattito che ha toni diversi.
Non mi permetto di entrare nel merito del lavoro dei singoli magistrati, dobbiamo stare attenti qui dentro a dare dei giudizi. Senza entrare in questo aspetto, credo ci siano dei temi della giustizia: una durata dei processi troppo lunga, e vale per tutti i gradi e giurisdizioni, in questo Paese con 25 magistrati abbiamo tempi troppo lunghi. C’è un lavoro di efficientamento da fare per la Commissione giustizia, insieme al consiglio giudiziario. Il mio è l’auspicio che maggioranza e opposizione possano trovare una sintesi su termini condivisi: i tempi della giustizia sono l’aspetto fondamentale, come i tempi di indagine penale. Nel nostro ordimaneto le garanzie individuate devono essere tutelate, le indagini non possono essere aperte all’infinito. La depenalizzazione di certi reati è un tema da affrontare. Ci sono procedimenti fuori termine per cui non è garantita la giustizia: c’è una valutazione da fare. Nel nostro Paese abbiamo un tribunale unico: il tema della rotazione dei magistrati – che è competenza non di quest’Aula- è un tema che deve essere all’ordine del giorno. C’è bisogno di un processo riformato del nostro tribunale, di introduzione di procedure telematiche..non si può in questo dibattito creare un confine tra gestioni diverse. Credo il tribunale ha avuto la fortuna di essere guidato e gestito negli anni in modo adeguato. Se guardiamo a tutte le procedure di sequestro, c’è stata un’attività propulsiva alla luce dell’aggiornamento delle regole negli anni messe in atto in modo forte dal tribunale. C’è una valutazione positiva sul nostro tribunale a prescindere dai nomi e cognomi. E in quest’Aula non dobbiamo fare l’errore di dividere questa o quella gestione. Dobbiamo fare in modo che in quest’Aula non nascano sentenze ma orientamenti produttivi per il tribunale. Affrontiamo questi temi con chiarezza degli obiettivi.
Marco Nicolini, Rete
I verbali della commissione giustizia sono pubblicati con periodicità dalla carta stampata di regime, una vera e propria mercificazione della giustizia. Ho ascoltato con attenzione il riferimento del Segretario Renzi, ho apprezzato richiamo a una nuova ripartenza che azzeri un momentus horribilis. Il Segretario tocca solo perifericamente le relazioni dei vari magistrati dirigenti ma lo fa citando il compianto prof. Ferroni che lamenta un notevole arretrato di qualche magistrato. Richiamo lecito, ma tutti sappiamo a che magistrato il Segretario si riferisca. Cosa confermata dall’intervento dei ragazzi Appini. Se si vuole una ripartenza del tribunale, è tempo che i capibranchi smettano di dominare e se ne vadano una volta per tutte. Possiamo leggere mille pagine di relazioni al mese e discutere ogni mese in Consiglio, ma ci sono magistrati che sono tumori nel tribunale che stanno avvelenando e ammorbando l’aria, distruggendo il nostro piccolo paese.
Pasquale Valentini, Pdcs
Renzi ha detto che il pericolo è che la politica abdichi al suo ruolo, mi permetto di aggiungere un pezzo: il rischio è che la politica non svolga un ruolo che non le è proprio. Dovremo essere tutti solidali su questa affermazione. Invece intervengo molto turbato per l’ambiguità e i condizionamenti con cui il dibattito avviene. Lo stile che sento prevalere, e spiace perché innestato in parte dalla relazione iniziale, è uno stile che ci vede ancora una volta non a cercare un punto di visione che costringa la magistratura a non schierarsi, ma quasi ad accentuare nella discussione la distinzione tra chi la vede giusta o sbagliata anche dentro la magistratura. E’ la cosa più nefasta che possiamo fare in questo momento. Stiamo analizzando due relazioni di un magistrato dirigente che abbiamo revocato. Sono roba da buttar via? Si è tornati poi sul colpo di stato dell’opposizione.
Dove è stata fatta la disamina delle questioni poste? Da nessuna parte. Ci siamo semplicemente schierati dall’una o altra parte. Abbiamo avuto la possibilità con la nomina del magistrato dirigente non magistrato: sostenere che è tutto a posto, è veramente un’offesa all’intelligenza. La legge è stata modificata per dire che il dirigente non magistrato è uguale al magistrato dirigente e che gli spetta la stessa indennità. E alla legge farete avere valore retroattivo. Avevamo la possibilità all’interno del tribunale che la politica dovesse riappropriarsi di una visuale che fosse fuori da quella di maggioranza e opposizione, per impedire alla magistratura di schierarsi, per richiamarla al suo dovere. Perchè anche nella procedura di nomine dobbiamo eludere quello che dice la legge? Per le nomine si prevede una richiesta esplicita del magistrato dirigente che non c’è. Va tutto bene lo stesso, ma non aiuta. Cosa si dovrebbe fare? Il Consiglio giudiziario ordinario e plenario e la Commissione giustizia dovrebbero operare. La relazione di Ferroni non è completa, c’è un nuovo magistrato dirigente, per aiutarlo bisogna che la Commissione giustizia faccia il suo ruolo.
Margherita Amici, Rf
Finalmente si può condurre il dibattito sulla giustizia avendo in mano della documentazione. Finora si è parlato di giustizia in termini molto vaghi. Nonostante le relazioni su ben tre anni, poco ho sentito in merito ai documenti. Il grande tema della giustizia, al di là di tutte le riflessioni condotte sull’iter che è da due anni in piedi, è quello degli arretrati, è il problema più annoso che si sta a mano a mano incancrenendo. Eppure c’è chi continua a inquadrare il problema della giustizia in altro. Mi ha fatto drizzare i capelli chi ha affermato che il vero problema della giustizia non sono tanto arretrati, ma il tumore del tribunale è stato individuato in alcuni giudici accusati di fare i propri interessi nell’esercizio delle proprie funzioni. Credo sia un’accusa pesantissima. Invece il problema dell’arretrato è pesante perché si traduce in denegata giustizia e in quello che ne deriva per vita economica del nostro Paese. Non voglio soffermarmi su giudici o settori, ma l’arretrato va a pesare sui cittadini e sulle imprese.
Oggi l’opposizone ha portato avanti un dibattito avulso dalle relazioni. E’ un’occasione persa per fare una riflessione seria su cosa significhi una giustizia che tarda nelle risposte, si è preferito far distinguo, dare la pagelle sugli interventi del Segretario e dei consiglieri, ripercorrere l’iter di sostituzione dei dirigenti del tribunale, tanto si è detto ad eccezione della riflessione più immediata. Oggi ho sentito parlare di giustizia in funzione della politica, in funzione delle parti.
Gian Matteo Zeppa, Rete
Una parte della maggioranza in questo dibatitto ha avuto un ruolo più costruttivo di un’altra afferente al gruppo politico del Segretario Renzi. Perotto ha usato i toni usati qui in Aula da Celli per attaccare la magistratura, molti puntano il dito contro gli arretrati di un magistrato. Però non si vanno a vedere gli arretrati a livello civile, bisogna piuttosto puntare il dito contro qualcuno. Sono compiti scritti per qualcuno.
Le problematiche del tribunale nascono da lei, segretario. Certo ci sono sempre state, ma lei aveva il dovere di calmierare le cose e non lo ha fatto. Serve reale punto zero in cui la politica faccia quadrato per dare i giusti equilibri alla struttura del tribuale e per fare in modo che le simpatie politiche non possano interferire. Sarebbe il minimo sindacale. E’ normale pensare che quanto accaduto in questi due anni -che ha un evidente colpevole – sia dovuto a rapporti che si sono andati a rovinare.
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