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Roma, ‘Lucha y Siesta’: “Al via la progettazione partecipata verso Lucha 2.0”

L'obiettivo è quello di ottenere la "dichiarazione di evidenza pubblica delle Case delle Donne e la stesura del Regolamento di Autogoverno"

Pubblicato:14-09-2020 15:09
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:52

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ROMA – Al via sabato 19 e domenica 20 settembre il Laboratorio di progettazione partecipata verso un nuovo modello di bene comune aperto e transfemminista promosso dalla Casa delle Donne ‘Lucha y Siesta’ per ottenere una dichiarazione di evidenza pubblica delle Case delle Donne e la stesura del Regolamento di Autogoverno.

La Casa delle Donne Lucha y Siesta è un laboratorio di pratiche transfemministe attivo dall’8 marzo 2008- scrivono le attiviste in una nota- È un progetto multiplo e multiforme: una casa di accoglienza per donne in fuoriuscita da situazioni di violenza, un centro antiviolenza, un centro politico e culturale, una biblioteca, uno sportello di sostegno psicologico, una sartoria, un orto, uno spazio bimbi, un luogo di incontro, confronto e crescita collettiva. Questo spazio, che occupa una palazzina di proprietà dell’Azienda del Trasporto Pubblico Locale (Atac), è continuamente minacciato di chiusura: è stato inserito nel patrimonio in dismissione dell’azienda e messo all’asta. La prima convocazione dell’asta è andata deserta, la seconda ancora si deve consumare; noi auspichiamo che le istituzioni facciano la loro parte e sottraggano un patrimonio fisico e simbolico alla speculazione e all’ulteriore consumo di territorio per rimetterlo a disposizione della città”.

Continua la nota della Casa delle Donne ‘Lucha y Siesta’: “La Casa, che non ha mai fermato le sue attività – né per le minacce di sgombero, né nei tristi giorni del lockdown – che ha sempre continuato ad accogliere e a lavorare, oggi apre una discussione sulla destinazione pubblica dello spazio, in un processo aperto e partecipato. Vogliamo allargare il ragionamento portato avanti finora costruendo le possibili traiettorie future di una Lucha 2.0 alla luce del pensiero accumulato dal Movimento dei Beni Comuni, che ha trovato nella creazione di percorsi condivisi di gestione della città la chiave per alternative possibili. Vogliamo situare questo ragionamento all’interno del pensiero transfemminista che abitiamo”.


Secondo le attiviste occorre “immaginare nuove forme di gestione della cosa pubblica, che valorizzino l’esistente lasciando spazio a progetti futuri; sentiamo la necessità di osare e andare oltre categorie di pensiero oramai inapplicabili. Sono molte le esperienze come Lucha y Siesta che, nel valorizzare spazi in disuso e abbandonati, rappresentano pienamente quell’idea secondo cui un bene comune è innanzitutto un luogo dove si ridisegnano bisogni fondamentali e cittadinanza: luoghi creati dai corpi che li attraversano, li creano, se ne prendono cura, li condividono, li usano, li reinventano; dove, attraverso lo stare in relazione, energie e nuove pratiche costituiscono già un processo di autovalorizzazione e di cura; uno spazio di trasformazione dell’esistente. Il 19 e 20 settembre si avvia un percorso di riflessione, formazione e confronto con tutte le soggettività singole e organizzate che in questi anni hanno attraversato l’esperienza della Casa, aderendo anche al Comitato Lucha alla Città. Un percorso che si confronti in maniera orizzontale con le amministrazioni pubbliche, che – anche attraverso gli strumenti messi a disposizione dalla Legge Regionale sui Beni Comuni della Regione Lazio – tenga alto l’obiettivo di una Casa delle Donne come primo bene comune transfemminista riconosciuto della Città di Roma, realizzato in un processo nuovo, partecipato e comunitario di condivisione e affermazione di comunità autogestite, autodeterminate e autogovernate”.

Concludono le attiviste: “Gli obiettivi ambiziosi ma necessari che vogliamo perseguire attraverso questo percorso pubblico e partecipato, di cui la due giorni è un fondamentale passo, sono l’ottenimento della dichiarazione di evidenza pubblica delle Case delle Donne e la stesura del Regolamento di Autogoverno. Ci è molto chiaro, infatti, che, nel difendere le nostre esperienze di autogoverno, difendiamo il diritto al dissenso a partire dai luoghi che abbiamo conquistato con anni di lotta e di organizzazione e per i quali adesso è tempo di rivendicare riconoscimento nell’autonomia e stabilità nell’indipendenza”.

IL PROGRAMMA ED I PARTECIPANTI DEL LABORATORIO

La due giorni, che si terrà in via Lucio Sestio 10 a Roma, prenderà avvio alle 10.30 di sabato con un’assemblea plenaria dedicata a ‘Beni comuni, città solidali e partecipate, diritto alla città, case delle donne come beni comuni trasfemministi’. Oltre alle attiviste di Lucha, parteciperanno al dibattito: la Casa Internazionale delle Donne di Roma; l’ex asilo Filangieri di Napoli; il Macao di Milano; l’Osservatorio permanente dei Beni Comuni della città di Napoli; e il Movimento dei Beni Comuni.

Previsti poi gli interventi di: Federica Giardini, docente di Filosofia politica all’università Roma Tre e presidente del Comitato ‘Lucha alla Città’; Fabio Giglioni, professore di diritto amministrativo all’università La Sapienza di Roma; Adriana Goni Mazzitelli, professoressa di Urbanistica Partecipata all’universidad de la Republica di Montevideo, Uruguay e coordinatrice di Reactor usi civici in vuoti urbani; Ana Mendez, coordinadora de programa de Ahora-Madrid; e Silvana Pisano, assessora all’urbanistica di Montevideo.

Dopo la pausa pranzo il laboratorio proseguirà dalle 15 alle 18 in gruppi di lavoro: il primo, dedicato alla ‘Governance dei beni comuni’; il secondo, ‘Verso il regolamento di autogoverno di Lucha 2.0: pratiche di una comunità femminista e transfemminista’.

Domenica 20 alle 10.30 continuerà la discussione dei primi due gruppi di lavoro e alle 12 sarà la volta del terzo e ultimo gruppo, ‘La parola pubblica, chiara e trasparente’. Chiuderà la due giorni alle ore 15 un’assemblea plenaria, per condividere il lavoro svolto nei gruppi tematici e proiettarsi verso le successive tappe del percorso di progettazione partecipata.

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