NEWS:

Tajani: “Eni non sta ancora operando al largo di Gaza”

Il ministro degli Esteri: "Il contratto non è chiuso. Intanto bisogna negoziare per lo Stato di Palestina"

Pubblicato:14-02-2024 17:01
Ultimo aggiornamento:14-02-2024 17:01

tajani rafah
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – “Eni fa sapere che il contratto per l’esplorazione dell’area G non è finalizzato, non vi è dunque al momento nessuna operazione esplorativa né sfruttamento di risorse. Incoraggiamo un accordo sulle frontiere terrestri e la soluzione due popoli e due stati, uno palestinese e uno israeliano, convinti che la soluzione al conflitto in corso non possa essere militare, bensì politica”. Così il ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha risposto all’interrogazione sulle iniziative volte ad evitare attività di esplorazione dell’Eni nelle aree marittime della Striscia di Gaza, presentata dal deputato Angelo Bonelli Angelo di Alleanza Verdi e Sinistra (Avs).

LEGGI ANCHE: Tajani: “Israele ha il diritto di difendersi, ma la reazione è sproporzionata: troppe vittime”

“L’approvvigionamento energetico- ha detto Tajani- è cruciale per lo sviluppo di questo Paese e di tutto il Mediterraneo, e la presenza dell’Eni è importante. È un’azienda quotata in borsa e opera secondo le regole del mercato”. Quindi il ministro ha ricordato: “Nella prima metà del 2023 si è svolta un gara internazionale per l’assegnazione di blocchi esplorativi nelle aree offshore di Israele, nelle cui acque sono attivi già diversi operatori internazionali. Alla scadenza, fissata a luglio 2023, il consorzio che comprende Eni e altri due operatori internazionali ha presentato offerte per due delle quattro zone esplorative messe in gara. A fine ottobre, il governo israeliano ha comunicato l’assegnazione della cosiddetta ‘zona G’ a tale consorzio. Da quanto riferisce Eni, il contratto è ancora in via di finalizzazione. Il consorzio non ha quindi nessuna titolarità sull’area né sono in corso operazioni che avrebbero comunque natura esplorativa. Non vi è dunque al momento nessuno sfruttamento di risorse”.


Il capo della Farnesina continua: “Il quadro è particolarmente complesso sia sul piano giuridico che politico. Gli interessi economici devono infatti essere conciliati con le legittime aspirazioni dei popoli, e la determinazione dei confini delle aree marittime segue le determinazioni del diritto internazionale e consuetudinario, che occorre poi applicare alle specifiche realtà. Sono quindi in gioco diritti confliggenti. La via maestra è sempre quella della mediazione e del dialogo. Le soluzioni vanno trovate tramite il negoziato”. Secondo Tajani “un esempio è l’accordo tra Israele e Libano del 2022 sulla delimitazione dei confini marittimi, che abbiamo molto incoraggiato, come facciamo con quello terrestre. Sullo sfondo resta la prospettiva di due popoli e due stati: uno stato palestinese e uno stato israeliano che convivano in pace. Questo è l’obiettivo del governo italiano, che ribadirò sabato a Monaco alla riunione dei ministri degli Esteri del G7, convinti che la soluzione al conflitto in corso debba essere politica e non militare“.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it