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Al Pd non basta riempire la piazza per tornare a governare

L'editoriale del direttore Nico Perrone

Pubblicato:13-11-2023 19:19
Ultimo aggiornamento:13-11-2023 19:19
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ROMA – La sfida al momento è vinta. Ai tanti che fino all’ultimo pensavano (o si auguravano) che la chiamata in piazza della leader del Pd si risolvesse in flop è andata male. Elly Schlein ha ‘riempito’ a suo modo Piazza del Popolo. Il colpo d’occhio positivo, sottolineato al suo arrivo dal leader del M5S, Giuseppe Conte, condiviso da molti commentatori politici, ha fatto tirare un sospiro di sollievo. Anche gli ‘oppositori’ interni hanno riconosciuto che la leader ha fatto bene a chiamare i Dem in piazza e che quel popolo ha risposto bene.

Ma già dopo qualche ora ecco spuntare i primi distinguo: in piazza erano molto meno dei 50mila sbandierati dagli organizzatori; Schlein deve ringraziare Landini che ha mobilitato militanti della Cgil sapendo che in piazza ci sarebbe stato anche Conte, che era opportuno dare un segnale in quella direzione per arrivare a chi va giù duro: ammesso e non concesso che d’ora in avanti tutte le piazze d’Italia si riempiranno… alla fine Schlein con queste piazze che ci farà? Il problema, spiega ancora l’esponente Dem che per anni ha fatto da spalla a vari ‘pezzi da novanta’ del partito “è che la segretaria non ha nessuna proposta politica concreta per arrivare a creare quell’alleanza con qualche possibilità di battere la destra di Meloni. Con chi si va al Governo? Con Fratoianni? Con Conte che spera e punta al sorpasso? Con Calenda che litiga un giorno sì  e l’altro pure? Ecco, si può pure riempire le piazze ma con le piazze non si governa. E poi…”. Poi? “Basta leggere alcuni commentatori dei giornali di centrodestra, come hanno parlato e giudicato positivamente la manifestazione Pd. Sospetto, alla fine, per chi vuol capire, il messaggio è chiaro: a lor signori Schlein va bene, parlare bene della contrapposizione civile e non dura tra lei e Meloni, del fatto che le due leader si confrontano senza demonizzarsi o insultarsi, per me significa una cosa sola, che sanno bene che con Meloni non ci sarà partita, che la destra starà al governo per dieci anni”.

Ora c’è la battaglia elettorale delle elezioni europee, guai se il Pd della nuova leader non farà un bel balzo in avanti (almeno il 23-25% dei voti) rispetto ai sondaggi che lo danno invece sotto il 20. Poi c’è la grande scommessa, la riforma costituzionale lanciata da Meloni per l’elezione diretta del premier. Che farà il Pd? Ostruzionismo duro e puro fino al probabile referendum? In questo caso, a breve, vedremo spuntare un’altra volta, come in passato, i Comitati per il No alla riforma e in difesa della Costituzione. Insomma si tornerà sulle barricate, e questo potrà non dispiacere a chi intende la politica come mera contrapposizione, certo è che quando entra in campo la contrapposizione, anche nel campo dell’opposizione, si cercherà di farsi notare con una contrapposizione di tipo diverso. E si torna al punto di partenza: per costruire un’alleanza politica in grado di battere la destra di Meloni c’è bisogno di un collante , soprattutto, di una figura di grande caratura politica capace di rappresentare e farsi poi votare da tutti i partiti della coalizione. Al momento in campo ci son tanti solisti, del direttore nemmeno l’ombra.


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