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L’Africa va in missione su Marte: per ora è fiction ma presto potrebbe diventare realtà

Parla Momo Bertrand, esperto di sviluppo presso la Banca mondiale e autore di una fiction novel dove il continente unito vuole la "sankerite"

Pubblicato:12-07-2023 10:51
Ultimo aggiornamento:12-07-2023 10:57

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ROMA – Conto alla rovescia per la “sankerite”, il tesoro di Marte sul quale cercano di mettere le mani americani e cinesi, alleati per battere gli altri sul tempo. A sfidarli è l’African Space Agency, fondata dalla prima presidente dell’Africa unita, Mafuro Mwanda. I suoi test sono affidati a un ingegnere di talento, Fotso Kameni, eroe romantico che non si arrende alla sfortuna e butta il cuore oltre l’ostacolo.

L’EROE IMMAGINATO DA MOMO BERTRAND

“È a metà tra un ottimista e un utopista” ci racconta del personaggio di fantasia Momo Bertrand, 29 anni, uno dei 44 “young professional” selezionati dalla Banca mondiale per i suoi programmi di sviluppo, ora autore della fiction novel ‘From Africa to Mars’. Ultimo di cinque figli, cresciuto con la madre nella città di Douala, in Camerun, Bertrand ha vissuto due anni anche in Italia, a Torino, lavorando in un centro di formazione dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo).

UN METALLO PREZIOSO CHE SI CHIAMA COME SANKARA

Per la Banca mondiale si occupa di istruzione e all’agenzia Dire spiega come ancora oggi a sud del Sahara l’80 per cento dei bambini di dieci anni non sappia leggere secondo gli standard ritenuti adeguati a livello internazionale. L’idea alla base di ‘From Africa to Mars’, però, è che “all’ottimismo non ci sono alternative”. Una lezione che Bertrand sottolinea di aver appreso anche guardando video YouTube su Thomas Sankara, il presidente-rivoluzionario del Burkina Faso: “Già negli anni Ottanta, tra le altre cose, si batteva perché le ragazze incinte potessero continuare ad andare a scuola come tutti gli altri loro coetanei”.


OLTRE WAKANDA

E a Sankara è ispirato il nome del minerale più prezioso di Marte, sorta di versione rivisitata del vibranio del regno iper-tecnologico (e africano) di Wakanda. Non si tratta però solo di sogni a occhi aperti ma di un futuro possibile.

Lo conferma il fatto che nel gennaio scorso l’African Space Agency abbia aperto per davvero la sua sede, al Cairo, in Egitto. Ci sono poi i nuovi esperimenti di Berhanu Bulcha, ingegnere 38enne di origini etiopi al lavoro per la Nasa al Goddard Space Flight Center, nel Maryland. È affidato a lui lo sviluppo di un prototipo di spettrometro ultraleggero in grado di rilevare la presenza di acqua sul satellite terrestre distinguendola dagli ossidrili. I test nei laboratori Nasa riguardano la capacità di emettere particelle di luce a una frequenza specifica. Berhanu ne parla anche a proposito della missione Artemis-1 e della possibilità di una base permanente sulla Luna, sulla via per Marte.

ACQUA SULLA LUNA

C’è poi la curiosità per l’universo e le sue origini, nata ai tempi della scuola, in un istituto cattolico di Addis Abeba. “La prima cosa è avere un sogno, e un piano che permetta di lavorarci su” dice lo scienziato, animatore con il Massachusetts Institute of Technology (Mit) di un programma che dal gennaio scorso sta portando i migliori studenti etiopi specializzati in informatica e intelligenza artificiale a insegnare nel loro Paese di origine linguaggi di programmazione avanzata Python. Berhanu lo sottolinea anche in un’intervista con l’emittente inglese Bbc: “Ci saranno difficoltà ma non bisogna fermarsi, solo continuare a lavorare”. Il titolo ‘From Africa to Moon’ viene facile, e potrebbe raccontare solo l’inizio del viaggio.

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