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Enrico Letta segretario, “Palombella rossa” del Pd

L'editoriale di Nico Perrone per Dire Oggi

Pubblicato:12-03-2021 17:16
Ultimo aggiornamento:12-03-2021 17:20

enrico letta
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ROMA – Domenica l’assemblea nazionale del Pd, a stragrande maggioranza, eleggerà Enrico Letta nuovo segretario del partito. Oggi Letta ha sciolto la sua riserva e si è candidato alla segreteria, con un breve ma significativo videomessaggio. Maglioncino e camicia sbottonata, alle spalle due carte dell’Italia con dei tracciati rossi, le nuove strade da seguire forse. Non sarà una passeggiata, la sfida è ardua e dovrà fare attenzione soprattutto alle sabbie mobili che dentro al Pd hanno già inghiottito molti segretari. Letta ha usato frasi ad effetto, il messaggio è stato ben studiato con termini significativi accompagnati dal movimento giusto delle mani che, di primo acchito, sin dall’inizio sembravano formare quel simbolo del cuore usato dai giovani. In particolare, sono rimasto colpito dall’importanza che Letta assegna alle parole: “Credo alla forza della parola… al valore della parola… chiedo di ascoltare la mia parola… di votare sulla base delle mie parole”. Qualcuno penserà che il Pd, in questi anni, forse è rimasto sepolte dalle tante, troppe parole. Forse, alla fine, la gran parte erano chiacchiere, utilizzate al solo scopo di affossare questo e quello, per conquistare qualche posizione in più. Quindi Letta va preso in parola, la sua sarà di valore, diversa dalla chiacchiera perché finalizzata a cambiare la realtà drammatica in cui versa il Pd, il partito che lo vede tra i primi fondatori. Lo diceva Platone, parlare in modo scorretto oltre ad essere cosa brutta “fa male anche all’anima”. E l’importanza della parola, l’uso corretto della parola, nell’immaginario della sinistra è immortalato in “Palombella rossa” film di Nanni Moretti, con lo schiaffo alla giornalista che lo intervista usando frasi fatte prive di significato.

E ci aspettiamo che il nuovo leader del Pd cominci proprio a ripulire l’ambito politico dall’uso improprio delle parole. Come spiega un maestro, Ivano Dionigi, “valori che ritenevamo universali e duraturi vengono sfigurati… Come la parola dignità, confiscata da una maggioranza e tradotta in un decreto; la parola politica, derubricata a contratto tra due parti; la parola pace, confinata all’ambito fiscale, ridotta a condono; la parola rifugiato, identificata con clandestino; la parola straniero, deprivata della sua carica umana di ospite (hospes) e ridotta a nemico (hostis); la parola patria, la terra ereditata dai padri, immiserita a proprietà privata; la parola popolo, intesa non più come fondamento della res publica ma come esaltazione dei soli diritti e promozione delle pulsioni individuali”. Un popolo privo della capacità di discernimento, ricordiamolo, preferirà sempre il ladro Barabba a Cristo. Quindi, caro Letta, il compito che ti sei dato non sarà facile, perché bisognerà ritrovare il senso giusto delle parole, per ridare visione e senso all’azione politica a cui chiamare tutti i Dem nei prossimi mesi. Forza e coraggio bene quello che hai detto: “Non cerco l’unanimità ma la verità”. La verità non è mai neutra, fa sempre male a qualcuno. Per questo bisognerà avere coraggio, perché ci sono vecchie e dannose abitudini che vanno rimosse in tempi rapidi. Ricordo don Primo Mazzolari, prete scomodo perché troppo innovatore per i suoi tempi. La sua voce superò la parrocchia di Bozzolo dove fun confinato e raggiunse tante orecchie: “Non vogliamo una rivoluzione che invidi, ma una rivoluzione che ami: non vogliamo portar via a nessuno il suo piccolo star bene, vogliamo solo impedirgli che il suo piccolo star bene determini lo star male di molti“. Ecco, potrebbe essere la sintesi del nuovo programma del rinnovato Pd.


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