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Ecuador, la giornalista anti-dittature: “Ora sarà un Paese militarizzato”

La testimonianza della reporter britannico-ecuadoriana Sally Burch, una vita per l'informazione e i diritti umani

Pubblicato:12-01-2024 17:48
Ultimo aggiornamento:13-01-2024 12:07

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ROMA – “Gran parte degli ecuadoriani e anche l’opposizione di sinistra sostengono l’intervento dell’esercito; bisognerà capire quali saranno le conseguenze sul medio termine e fino a quando avremo un Paese militarizzato”: parole di Sally Burch, attivista e giornalista a Quito, direttrice dell’Agencia latinoamericana de informacion (Alai). Dal 1977, la sua testata è impegnata a raccontare l’attualità nella prospettiva della difesa dei diritti umani e della lotta contro le dittature.

STATO DI EMERGENZA E BLITZ NEGLI STUDI TV

Al centro dell’intervista di Burch con l’agenzia Dire ci sono le ripercussioni dello stato di emergenza proclamato dal presidente Daniel Noboa, imprenditore liberale di 36 anni, figlio di uno degli uomini più ricchi del Paese. Il contesto è quello di un aumento della violenza, con oltre 8mila assassinii nel solo 2023, una ventina al giorno, rivolte con prese di ostaggi nelle prigioni e, da ultimo, martedì scorso, l’irruzione in diretta tv di un commando armato negli studi di un’emittente nazionale. Più che sulle dinamiche delle violenze, connesse da alcuni analisti a lotte per il controllo del traffico di cocaina verso il Nord America e l’Europa, Burch si sofferma sull’evoluzione del quadro politico e sugli errori commessi negli ultimi anni. “Dopo la fine dei governi di Rafael Correa nel 2017 il sistema di sicurezza è stato smantellato” denuncia la direttrice di Alai, originaria di Londra ma da 40 anni in Ecuador, collaboratrice anche dell’agenzia internazionale Pressenza. “Le bande criminali hanno preso il controllo delle prigioni, dove il contrabbando di armi si è ampliato con la connivenza delle autorità carcerarie”. Nella gestione dell’emergenza sarebbe stato commesso più di un errore. “Il presidente Lenin Moreno, al potere tra il 2017 e il 2021, ha soppresso alcune agenzie di intelligence e sottratto competenze in materia di sistema penitenziario al ministero della Giustizia” sottolinea Burch: “La responsabilità delle carceri è stata affidata alla polizia, nota per le vicende di corruzione”.

POLITICA CRIMINALE

Lo scontro tra bande si sarebbe aggravato anche per le connivenze politiche. La direttrice ricorda le responsabilità di Guillermo Lasso, presidente dal 2021 al 2023, costretto a dimettersi alcuni mesi fa. Secondo Burch, “alcuni suoi collaboratori avevano legami con la mafia albanese, a sua volta in rapporti con cartelli messicani e colombiani attivi anche in Ecuador”. Sarebbe stato questo il contesto dell’assassinio di Fernando Villavicencio, candidato alla presidenza della Repubblica ucciso nell’agosto scorso in un agguato a Quito. Una delle ultime notizie sull’Ecuador è stata diffusa invece a Washington. Il dipartimento di Stato ha preannunciato l’arrivo a Quito di una missione guidata dal generale Laura Richardson, a capo del Comando sud degli Stati Uniti. La delegazione americana incontrerà Noboa e avrà il compito, si riferisce in una nota, di “studiare con gli omologhi ecuadoriani come lavorare insieme in modo più efficace per affrontare la minaccia delle organizzazioni criminali transnazionali”.


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