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Aria di rimpasto nel Governo, ma c’è la ‘mucca’ Berlusconi in corridoio

Come la mucca nel corridoio di Pierluigi Bersani, il Cavaliere ostacola l’apertura del doppio tavolo (Colle-governo) a cui si dedicano i volenterosi dei due schieramenti

Pubblicato:12-01-2022 19:59
Ultimo aggiornamento:13-01-2022 14:56

mario draghi imago
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ROMA – C’è Silvio Berlusconi lungo la strada che porta Mario Draghi da Palazzo Chigi al Quirinale. Come la mucca nel corridoio di Pierluigi Bersani, il Cavaliere ostacola l’apertura del doppio tavolo (Colle-governo) a cui si dedicano i volenterosi dei due schieramenti. L’ipotesi su cui si lavora nei contatti di queste ore, e nonostante le smentite di facciata, è ancora quella che fa perno sul presidente del consiglio: Mario Draghi al Quirinale, con un governo che ne continui il lavoro a Palazzo Chigi. Questo è lo schema giudicato al momento più plausibile da tutte le fonti di maggioranza.

LA ‘MUCCA’ BERLUSCONI


Ma a dividere è appunto la natura dell’esecutivo che verrà. Matteo Salvini ha proposto un Governo degli “assi di briscola”, intendendo coinvolgere i segretari – “le energie migliori dei partiti” – accanto a Draghi. Il Pd ha risposto picche: “Salvini tira la palla in tribuna, con proposte improbabili per coprire lo stallo nel centrodestra”. In realtà, a quanto risulta alla Dire, l’ipotesi di rinforzare il Governo – il rimpasto – è considerata con attenzione dai democratici. Ma con una differenza di non poco conto rispetto allo schema Salvini. Draghi, nelle intenzioni dem, dovrebbe salire al Colle e non restare a palazzo Chigi, come vorrebbe il leghista. Tradotto: se Salvini davvero vuole garantire il prosieguo della legislatura, deve allontanare la ‘mucca’ Berlusconi dal cammino per il Quirinale.

“LO SPREAD ALLE STELLE”


A dire il vero in queste ore, a quanto si apprende, in molti si sono provati a far ragionare il Cavaliere, dissuadendolo dalla missione che considerano se non impossibile almeno ardua. Consigli in questo senso sarebbero arrivati ad esempio da Guido Crosetto e Gianni Letta, che tuttavia si sono ritrovati di fronte un Berlusconi volitivo e determinato, convinto di potercela fare. “Silvio, pensaci bene: saresti presidente della Repubblica ma con lo spread alle stelle”, qualcuno gli ha detto. Il rifiuto è stato meno garbato e sorridente del solito.



A questo punto i pontieri confidano che sia il vertice del centrodestra di venerdì a risolvere lo stallo, in un senso o nell’altro. E se non si spuntasse nulla da quella parte, non resterebbe che l’arma fine del mondo, i franchi tiratori nel voto segreto. Non è un mistero che nei partiti del centrodestra cova una fronda poco convinta di votare Berlusconi. Senza arrivare a questi estremi, lo stesso capogruppo leghista Riccardo Molinari ipotizzava oggi un piano B che prescindesse da Berlusconi.

“NON PUÒ DARCI IL GOVERNO DI ALEXA”

In ogni caso, nonostante le schermaglie tattiche tra Pd e Lega, i partiti riconoscono un merito alla proposta di Salvini di un governo dei leader, secondo una suggestione che un deputato leghista confida alla Dire a mezza bocca. In caso di elezione al Colle, Draghi avrebbe dato garanzie solo per un governo presieduto dal ministro dell’Economia Daniele Franco. Una proposta che viene giudicata irricevibile nelle segreterie, se non corretta, appunto, dall’ingresso dei leader. “Il Governo non è Alexa“, dice il leghista, ricordando con malizia l’assistente vocale di Amazon e il nomignolo che in Consiglio dei ministri qualcuno affida al ministro del Tesoro. In sintesi, ben venga il rimpasto coi leader, se serve davvero a rafforzare il futuro Governo, anche se presieduto da Franco. Se al Colle ci va Berlusconi, invece, è probabile che non ci sia nessun Governo.

50 PARLAMENTARI INFETTI


Resta sempre aperta la strada di un accordo tra i partiti sull’impossibilità di raggiungere un’intesa, una sorta di accordo sul disaccordo. In quel caso scatterebbe la richiesta di bis a Mattarella, che fotograferebbe la situazione di fatto, e cioè uno stallo completo. In questo senso, in Parlamento c’è chi fa notare che la diffusione della variante Omicron tra gli onorevoli potrebbe avere un significativo impatto sull’elezione del Presidente. Oggi tra Camera e Senato si registravano circa 50 infetti. “Che si fa se la percentuale aumenta?”. L’argomento non è al momento all’attenzione dell’ufficio di presidenza, ma potrebbe esserlo nei prossimi giorni. Domani ci sarà una conferenza dei capigruppo dove potrebbe essere sollevato il tema. Il primo ad essere penalizzato da Omicron, infatti, sarebbe il Cavaliere, che nel portare a termine la sua impresa si muove sul filo di lana.

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