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Gli arresti nella sanità trapanese, per la giudice “uno spaccato sconfortante”

Dieci arrestati alla guardia di finanza

Pubblicato:11-12-2023 20:07
Ultimo aggiornamento:11-12-2023 20:08
Autore:

blitz oleandro
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PALERMO – Lo “spaccato di realtà” che merge dall’indagine ‘Aspide’ sulla sanità trapanese “è sconfortante” e “indicibilmente squallido”. Lo sostiene la gip del tribunale di Trapani, Caterina Brignone, nel provvedimento con il quale stabilisce dieci arresti e altre te misure cautelari nei confronti dei 13 indagati nell’inchiesta che ipotizza, tra gli altri, i reati di corruzione, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, truffa ai danni di ente pubblico e frode nelle pubbliche forniture, e che sono destinatari di misure cautelari. Sono 17 le persone sotto inchiesta, dieci delle quali arrestate dalla guardia di finanza. L’operazione è stata denominata ‘Aspide’.

SITUAZIONE “GATTOPARDESCA”

Secondo la giudice emerge uno scenario che è “quanto di più lontano si possa immaginare dai principi costituzionali di imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione, tutela della concorrenza e del mercato”. In questo quadro “non ha sortito un reale effetto deterrente” neppure l’arresto dell’allora direttore Generale dell’Asp trapanese Fabio Damiani, avvenuto nell’ambito dell’inchiesta ‘Sorella sanità’: quell’arresto “inizialmente sembrava aver dato avvio a un processo di revisione di meccanismi fraudolenti scorretti – è la ricostruzione della gip – ma in realtà è stato ben presto ‘metabolizzato’ in gattopardesca maniera”, ovvero “cambiando tutto per non cambiare niente”.

“LOGICHE CLIENTELARI E FAVORITISMI”

In altri termini, una volta rimosso Damiani “sono state riviste alcune procedure, ma sono rimasti invariati – sostiene Brignone – gli ingranaggi di base, la logica clientelare del favoritismo e della corruttela”. Nelle diverse vicende scandagliate dalla Procura di Trapani, inoltre, il “filo conduttore è l’abuso di potere in senso lato, la scorrettezza dell’agire e un modo distorto di intendere la cosa pubblica e i pubblici poteri, piegandoli a scopi e interessi privati”.


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