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Figlia 14enne ‘venduta’ al padrino per sesso, tre arresti a Catania

In cambio di cibo e denaro i genitori l'avrebbero costretta con minacce e violenze a intrattenersi nell'abitazione del 43enne

Pubblicato:11-03-2022 11:49
Ultimo aggiornamento:11-03-2022 11:51

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PALERMO – Avrebbero costretto la figlia 14enne a intrattenere una relazione sessuale con il suo padrino di cresima per ottenere da quest’ultimo cibo e denaro. Con quest’accusa la Dda di Catania ha chiesto e ottenuto dal gip l‘arresto di due genitori, di 49 e 41 anni, e dell’uomo che avrebbe intrattenuto rapporti sessuali con la ragazzina, un 43enne. Tutto sarebbe iniziato nell’ottobre del 2020, secondo gli inquirenti e i carabinieri della Compagnia di Caltagirone, in un contesto familiare che la Dda definisce “assai degradato”, con la giovane vittima utilizzata come “vera e propria merce di scambio” dai genitori.

Questi, anche con violenze e minacce, l’avrebbero costretta anche a intrattenersi nell’abitazione del 43enne per provvedere alle faccende domestiche. I tre, a vario titolo, sono accusati di diversi reati: dal concorso in riduzione in schiavitù agli atti sessuali con minorenne, passando per la violenza sessuale, il sequestro di persona, la cessione di droga, detenzione e porto abusivo di armi clandestine, ricettazione e minaccia a pubblico ufficiale, tutti aggravati. In alcune circostanze, inoltre, i genitori, oltre a intervenire sulla giovane affinché si riappacificasse con il convivente in caso di litigi, avrebbero rimproverato e picchiato la figlia esortandola a “comportarsi bene” nei confronti del padrino, pregiudicato per reati contro la persona e in materia di armi.

L’uomo in una occasione si sarebbe imposto fisicamente sulla 14enne, costringendola a consumare un rapporto sessuale non consensuale, mentre in un’altra l’avrebbe costretta a rimanere chiusa in casa, picchiandola, soltanto per essersi ribellata a quella situazione. Il padre della ragazza, anche lui gravato da numerosi precedenti penali anche per reati contro la persona, contattato da una assistente sociale del Comune di residenza per problemi di dispersione scolastica di un’altra figlia minorenne, “anche lei oggetto di interesse sessuale – dicono gli inquirenti – da parte del 43enne”, ha risposto con minacce per costringerla a non disporre visite domiciliari.


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