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Libano, Stecca (Comandante del Sector West di Unifil): “Il peacekeeping non è una pace armata”

"Il filo rosso della missione è approccio italiano"

Pubblicato:10-05-2022 12:26
Ultimo aggiornamento:10-05-2022 13:10
Autore:

Massimiliano_Stecca
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Dalla nostra inviata Silvia Mari

SHAMA – Peacekeeping e pace armata rappresentano due concetti sempre più richiamati dalla cronaca. Sinonimi? La Dire, in visita alla missione Unifil, ha intervistato nella base di Shama il Generale Massimiliano Stecca, Comandante del Sector West di Unifil, missione simbolo del peacekeeping, per fare chiarezza sui due termini.

“Il peacekeeping non è una pace armata”, ha chiarito con fermezza il Comandante del Sector West di Unifil. Ecco il perché: “Il peacekeeping non è uno sprint, ma una maratona, uno sforzo prolungato nel tempo con costanza e pazienza. Ed è questo l’approccio che Unifil sta mettendo sul campo da 16 anni e che sta dando risultati”.


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Il peacekeeping è “vegliare sull’accordo che i contendenti hanno saputo raggiungere, vigilare sugli equilibri che si raggiungono, si rovinano e si ritrovano lungo questa Blue line che non a caso ho definito un organismo vivente- ha aggiunto- e Unifil ci è riuscita”. Se potessimo dare un’istantanea dell’epica storia di Unifil, da Leonte I a Leonte XXXI, il filo rosso che lega questi anni, e ancor prima agli esordi della missione, “è l’approccio- ha ribadito il Generale Stecca- l’ italiano ha mantenuto un proprio approccio ed è questo il modello vincente perché l’italiano approccia le missioni di pace con quell’empatia che è propria del nostro vivere e continua a far presa sui libanesi dopo 30 Leonti ed è ciò che non è mai cambiato”.

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