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Al S. Martino di Genova 25 ricoverati per Coronavirus, sette in terapia intensiva

Si tratta principalmente di anziani lombardi e piemontesi. Parla Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive dell'ospedale San Martino di Genova e presidente della SITA (Società italiana terapia anti-infettiva)

Pubblicato:10-03-2020 14:25
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:08

matteo bassetti
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GENOVA – “Qual è l’identikit del paziente ricoverato nelle nostre terapie intensive? Abbiamo una tipologia molto variabile, ma per lo più si tratta di anziani tra i 75 e i 90 anni, provenienti dalla Lombardia e dal Piemonte. Erano ospiti di strutture alberghiere del ponente ligure, erano lì per fare la villeggiatura. Ma adesso iniziamo a vedere anche qualche ligure… C’è anche qualche giovane ricoverato in terapia intensiva, ma questi pazienti, almeno stando alla mia esperienza, rispondono meglio alla ventilazione. Hanno cioè bisogno di essere aiutati da respiratori, però i loro polmoni hanno una buona risposta”. Risponde così Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive dell’ospedale San Martino di Genova e presidente della SITA (Società italiana terapia anti-infettiva), intervistato dall’agenzia Dire. “I dati, aggiornati a ieri sera, sono questi- fa sapere Bassetti- nel nostro reparto di Malattie Infettive sono ricoverati 25 pazienti, tra questi 7 sono in terapia intensiva”. Il direttore della Clinica Malattie Infettive del San Martino racconta che “ovviamente c’è apprensione per quello che potrebbe succedere” ma anche “una grande serenità- sottolinea- cerchiamo di fare le cose nel miglior modo possibile e di offrire ai nostri pazienti le migliori terapie. Abbiamo ordinato dagli Stati Uniti dei farmaci sperimentali e collaboriamo con i farmacisti”. Quello dei medici e degli infermieri della struttura ligure è “un lavoro duro– aggiunge Bassetti- perché sono costantemente impegnati, 24 ore su 24, anche il sabato e la domenica, e cerchiamo di aiutare il più possibile i nostri pazienti anche grazie all’aiuto di specializzandi. Ma per il momento si lavora con serenità, che è la cosa più importante”.

Tutti gli operatori sanitari stanno “cercando di imparare come gestire al meglio questa emergenza”, ma la cosa che più preme sottolineare a Bassetti è la necessità “di far lavorare le persone con serenità, perché se lo sono lavorano meglio e soprattutto trasmettono ottimismo ai pazienti, il che non guasta in un momento come questo in cui sembra ci sia soltanto pessimismo, catastrofismo, devastazione, distruzione e morte”. Uno dei doveri del medico, secondo il direttore della Clinica Malattie Infettive del San Martino di Genova, è anche quello di “trasmettere un po’ di ottimismo, altrimenti avremmo fatto un altro mestiere“. Ma ottimismo significa anche “cercare di far stare a casa le persone. Ormai da tempo- racconta Bassetti- ripeto come un ‘disco rotto’ che se hai la tosse, la febbre e se non hai problemi importanti non devi andare al pronto soccorso, ma devi rimanere a casa. Le persone anziane non devono uscire per le prossime due settimane, chi deve andare a lavorare ci vada, ma cerchi di avere meno contatti possibili con le altre persone. Bisogna stare ad una certa distanza, evitare di andare nel luoghi affollati ed evitare di mandare i nostri bambini ai giardinetti con altri 10 bambini- conclude- Servono misure di buon senso”.


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