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‘Non una di meno’ fa il bis: si sciopera l’8 e il 9 marzo

"Trasformeremo il nostro tempo in agitazione, per riempirlo dei nostri desideri e costruire insieme strategie comuni"

Pubblicato:10-02-2020 14:54
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:58
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Non una di meno
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BOLOGNA – Due giorni di sciopero per rivendicare il diritto di ‘essere’ donna e per farsi sentire di più l’invito è quello di fermarsi, di abbandonare le attività connotate come tipicamente femminili, anche dentro le mura domestiche. “Non fate la spesa, non lavate i panni, non cucinate, portate figli e figlie, nonni e nonne in piazza a manifestare“, scrive Non una di meno, che in occasione del quarto sciopero femminista ha quest’anno ha deciso di fare il bis, proclamando due giornate di fermo nazionale, l’8 e il 9 marzo.

Trasformeremo il nostro tempo in agitazione, per riempirlo dei nostri desideri e costruire insieme strategie comuni- scrivono le attiviste che invitano tutti a scioperare ‘in ogni modo possibile’- non andate a scuola, a lavoro, a scuola, all’università”.

Come spiega il collettivo femminista, l’8 marzo partirà la mobilitazione in molte città d’Italia, con azioni dimostrative, piazze tematiche, iniziative, manifestazioni. Il giorno seguente invece, sarà il vero momento di sciopero generale, quando “interromperemo ogni tipo di lavoro nelle case e nei luoghi di lavoro, senza distinzioni di categoria e di contratto, la marea femminista occuperà di nuovo le piazze con presidi e cortei per uno sciopero politico, sociale e vertenziale”.


Non una di meno invita tutti ad aderire allo sciopero nazionale dell’8 e il 9 marzo, con l’obiettivo di sensibilizzare il più possibile la comunità sulla parità dei diritti tra uomini e donne e il rispetto dei diritti umani. Tra le richieste: la garanzia ad un salario minimo e un reddito che permetta autonomia economica, “presupposto per la fuoriuscita dal ricatto e dalla violenza”; investire di più in case rifugio, centri antiviolenza, case delle donne, consultori laici, aperti e autogestiti dalle donne. Ancora, che la scuola diventi “laica e aperta alle differenze”, congedi di maternità, paternità e parentali retribuiti al 100%, di uguale durata per entrambi i genitori.

Ma i temi vanno oltre al semplicemente riconoscimento femminile: si sciopera anche per l’abrogazione dei decreti sicurezza, della legge Bossi Fini e contro la chiusura dei Cpr (centri per il rimpatrio). “Vogliamo un permesso di soggiorno europeo senza vincoli lavorativi e familiari per la libertà di movimento per le migranti e i migranti. Vogliamo la cittadinanza per chi nasce e cresce in Italia. Vogliamo un altro modello di sviluppo per la giustizia ambientale”, scrive il collettivo.

A Bologna, per ora (programma in aggiornamento) l’appuntamento è alle 18 in piazza Nettuno, punto di ritrovo e di partenza del corteo.

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