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VIDEO | La cardiologa: “Una donna su 3 muore per patologie cardiovascolari”

Esperta: "Sottostima in studi deriva da una struttura patriarcale"

Pubblicato:10-02-2020 10:36
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:58
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ROMA – La depressione colpisce “il 25% delle donne contro il 10% degli uomini. L’ansia oltre il 14% delle donne contro il 5% degli appartenenti al genere maschile. Sono 46 milioni le persone con demenza in tutto il mondo e 28 sono donne a fronte di soli 18 milioni di uomini. Il genere femminile è più sedentario e in maggioranza meno socialmente attivo, con un indice di massa corporea più elevato. E tra stati d’animo e stati infiammatori c’è una relazione bidirezionale”. Non a caso l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) “indica che la malattia cardiaca è il killer numero 1 per le donne. E i dati, ci dimostrano che 1/3 della popolazione femminile muore per patologie cardiovascolari”.

È questo l’ampio e intricato quadro sul mondo femminile che lega fortemente la salute psichica a quella fisica, e a fornirlo è Anna Giulia Bottaccioli, specialista in Medicina interna, esperta di Medicina cinese e Cardiologia di genere. Bottaccioli è riuscita a dimostrare che “le donne sono sempre state sottorappresentate, in termini prettamente numerici, negli studi clinici. Il prototipo di essere umano sottoposto a sperimentazione, infatti- spiega l’esperta- è un maschio bianco di 70 kg”.

E quest’evidenza si fortifica negli studi riguardanti le patologie cardiovascolari: “È una gran fregatura quella che è stata data alle donne per decenni. La malattia cardiovascolare acuta è stata da sempre considerata una patologia – anche nel sentire comune – prettamente maschile. L’esclusione attiva dell’universo femminile” dagli studi accademici “si iscrive all’interno della struttura patriarcale”. Negli Anni 40 il rapporto tra fattori di rischio e patologie cardiache è stato costruito “su età, genere maschile, diabete mellito, fumo e pressione arteriosa”.


I FATTORI DI STRESS

È il 2004, invece, quando dalla ricerca emerge tra i fattori di rischio “lo stress psicosociale, legato alle condizioni di vita che ognuno può sperimentare”. I fattori di rischio maggiori di 2 vengono solitamente valutati come molto alti, e a fronte “della pressione arteriosa avente rischio stimato 1.9, lo stress psicosociale viene valutato a 2.7”, continua l’esperta. Il concetto di stress psicosociale concerne, inoltre, “lo stress lavorativo, in termini di scarsa soddisfazione economica o di impiego. Quello familiare, in termini di violenza domestica o di eventi avversi della vita: dall’abbandono genitoriale alle violenze fisiche o sessuali”.

Tutte caratteristiche, queste relative allo stress che, a detta dell’esperta di Cardiologia di genere, si riconnettono “molto spesso alle donne, che più di tutte lo subiscono, perché per una questione sociale- continua Bottaccioli- economica, come anche politica, sono ancora un genere sottomesso”.

LA DEPRESSIONE

Tra gli altri fattori di rischio cardiovascolare sta emergendo anche “la depressione”. Le donne fumatrici, poi, illustra la dottoressa, “vanno con più frequenza incontro a malattia cardiaca rispetto agli uomini. E anche in termini di stime assolute, le donne fumatrici sono di più”. Colmare il gap, però, è possibile secondo Anna Giulia Bottaccioli e le questioni fondamentali sono due: “Anzitutto molti istituti di ricerca internazionali stanno mettendo in atto una politica nelle sperimentazioni per colmare questa sperequazione vergognosa. L’altro punto, infine, riguarda invece un tema di salute pubblica. L’obiettivo deve essere quello di non vedere più la malattia ma il malato. Non più l’organo – in questo caso il cuore – ma l’essere umano con malattia cardiaca, con tutte le sue dimensioni fisiche e psicologiche che insieme contribuiscono a migliorare o peggiorare la patologia”. Il discorso di genere, infatti, conclude la studiosa, non interessa soltanto “le malattie cardiovascolari ma potrebbe anche riguardare le patologie croniche degenerative, le malattie tumorali o le croniche in generale. Bisogna tornare a un approccio olistico, onnicomprensivo, che riunisca la dimensione biologica con quella psichica”.

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