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Favorivano ingresso e permanenza di stranieri dietro illecita remunerazione: 16 misure cautelari a Potenza

Risultano coinvolti nell'inchiesta vari imprenditori agricoli del Vulture-Melfese e 5 aziende sono state sottoposte a sequestro preventivo

Pubblicato:09-12-2020 11:19
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:43
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POTENZA – Nelle prime ore di questa mattina, su disposizione della Procura della Repubblica di Potenza, personale della polizia della squadra mobile di Potenza, Milano, Firenze, Foggia e La Spezia, con l’ausilio del reparto Prevenzione Crimine Basilicata, sta eseguendo 16 provvedimenti cautelari, emessi dal gip del Tribunale di Potenza, nei confronti di altrettanti soggetti indagati per aver “favorito l’ingresso o la permanenza di stranieri nel territorio dello Stato dietro illecita remunerazione”. Le misure rientrano nell’ambito di una più ampia indagine condotta dalla squadra mobile di Potenza e diretta dalla Procura del capoluogo lucano riguardante 56 persone, di nazionalità italiana e straniera. Risultano coinvolti nell’inchiesta vari imprenditori agricoli del Vulture-Melfese e 5 aziende sono state sottoposte a sequestro preventivo.

CINQUEMILA EURO PER PERMESSO SOGGIORNO VALIDO 9 MESI

Cittadini italiani e stranieri nel ruolo di procacciatori-intermediari, imprenditori agricoli, locatari di abitazioni compiacenti e agenzie d’affari. Questa la filiera criminale individuata nell’ambito di indagini di polizia partite nel 2018 e che hanno determinato l’esecuzione di 16 misure cautelari nell’ambito di un’inchiesta, coordinata dalla Procura della Repubblica di Potenza, su un’organizzazione che favoriva l’ingresso o la permanenza di stranieri in Italia, “dietro illecita remunerazione”. Secondo la ricostruzione della polizia, tutti questi soggetti cooperavano dietro compenso affinché illecitamente cittadini stranieri irregolari riuscissero a regolarizzare la propria posizione sul territorio nazionale. I maggiori profitti sono stati incamerati dai fittizi datori di lavoro, tutti di cittadinanza italiana e operanti in Basilicata e che hanno svolto continuamente l’attività illecita per almeno 7/8 anni. Personaggio cardine risulta il titolare di una società cooperativa che rappresentava un punto di riferimento per vari intermediari stranieri e italiani, che si rivolgevano a lui per ottenere documenti fittizi per la regolarizzazione del soggiorno, dietro pagamento di una somma di denaro variabile a seconda dei casi e tramite assunzione, che poteva anche arrivare a 5mila euro per permesso ottenuto o prorogato. Altra figura di rilievo è un altro soggetto di un’agenzia d’affari, formalmente dedita alla consulenza automobilistica e assicurativa, che di fatto fungeva da punto di contatto tra datori di lavoro, procacciatori d’affari del titolare della cooperativa e istituzioni pubbliche e privati.

Il modus operandi era consolidato: lo straniero si rivolgeva ai facilitatori operativi a Lavello (Potenza), Firenze e Milano, titolari di alcune aziende agricole lucane a Lavello come a Venosa, Forenza e di Ascoli Satriano, per ottenere il fittizio contratto di lavoro, utilizzato per indurre in errore i pubblici ufficiali in servizio all’ufficio Immigrazione della questura di Potenza o dello Sportello Unico per l’immigrazione della Prefettura e ottenere cosi’ un visto di ingresso o permesso di soggiorno stagionale. Al contratto di lavoro regolarmente stipulato, non seguiva alcuna prestazione lavorativa o versamento di contributi previdenziali, poiché dopo pochi giorni tutti i contratti di lavoro venivano sistematicamente rescissi. Alcuni degli stranieri, una volta ottenuto il visto e il conseguente permesso di soggiorno, lasciavano l’Italia per raggiungere familiari o conoscenti in altri paesi europei (principalmente Francia e Germania), eventualmente ricomparendo solo per il rinnovo, “circostanza nuovamente effettuata con la predetta procedura fraudolenta”. Per un visto di ingresso per lavoro stagionale con conseguente permesso di soggiorno valido per 9 mesi, la somma richiesta era di 5mila euro, che poteva essere contrattato al ribasso sino a un minimo di 1500 euro, in base al numero di richieste o al rapporto personale o di parentela. Per l’ottenimento della residenza anagrafica invece, proprietari compiacenti affittavano gli immobili percependo la mensilità corrente di 200/300 euro con l’aggiunta di 3/4 mensilità di pigione a titolo di caparra, ben consapevoli che lo straniero vi avrebbe alloggiato soltanto fino al controllo della polizia locale per l’iscrizione nell’anagrafe dei residenti. In considerazione del coinvolgimento di varie imprese agricole, il gip del Tribunale di Potenza ha emesso il provvedimento di sequestro preventivo di cinque aziende agricole del Vulture Melfese. È stato infine richiesto e ottenuto il sequestro preventivo di 33 permessi di soggiorno illecitamente rilasciati.


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