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Alla Dire l’evento per ricordare Sara Di Pietrantonio: “Era una ragazza libera”

Ricorda la mamma della giovane uccisa dall'ex fidanzato: "Lui voleva diventare il suo padrone, gestirla in tutti gli aspetti della sua vita"

Pubblicato:09-12-2019 18:30
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:44

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ROMA – La danza, la musica e il sorriso di giovani come lei, per ricordare Sara attraverso le sue passioni. È così che l’agenzia di stampa Dire, con DireDonne e Diregiovani.it, ha voluto ripercorrere la storia di Sara di Pietrantonio, uccisa a soli 22 anni dal suo ex fidanzato, Vincenzo Paduano, il 29 maggio del 2016. A raccontarla, la mamma di Sara, Concetta Raccuia, insieme a Barbara Pelletti e Stefania Iasonna, rispettivamente presidente e socia fondatrice dell’associazione no-profit Cassandra D, che si occupa di supportare le persone vittime di violenza, isolamento, stalking e discriminazione.

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“Né io né Sara avevamo la consapevolezza del rischio che Sara stesse correndo, perché Sara e Vincenzo all’apparenza erano ragazzi normalissimi. Solo dopo, leggendo i messaggi, ho capito chi fosse veramente Vincenzo- ha raccontato la mamma di Sara ai ragazzi delle scuole superiori che hanno partecipato all’incontro- Lui voleva diventare il suo padrone, gestirla in tutti gli aspetti della sua vita. Ma Sara era una ragazza libera, e quando ha provato ad uscire da questa situazione era ormai troppo tardi”.


“Non ci siamo rese conto che alcuni atteggiamenti di gelosia erano eccessivi e dovevano metterci in guardia– ha continuato Concetta Raccuia- Sara ha sbagliato perché non ha chiesto aiuto. Ha tentato di liberarsi da sola da questa morsa così stretta, non ha avuto la consapevolezza del rischio che stava correndo“.

Oggi, tramite l’associazione, la storia di Sara viaggia nelle scuole di tutta Italia per sensibilizzare i giovani su una violenza difficile da riconoscere perché latente. Una violenza che inizia con la gelosia e poi si trasforma in stalking, una violenza che non si manifesta magari con botte e schiaffi e, proprio per questo, è ancora più difficile da riconoscere. “Sara, per Vincenzo, era una cosa da possedere, e l’omicidio non e’ stato che l’ultimo atto di un’escalation di violenze psicologiche e stalking- ha commentato Stefania Iasonna, l’avvocata che è stata al fianco della madre di Sara di Pietrantonio nel corso dell’iter processuale- Vincenzo non l’aveva mai minacciata direttamente, quindi è stato molto difficile dimostrare che c’era comunque una forma di violenza. Sara per lui era una cosa da possedere”.

L’incontro si è aperto con un video-racconto dell’omicidio di Sara e delle indagini che hanno portato alla condanna di Vincenzo Paduano. Per la psichiatra Barbara Pelletti, Sara è stata uccisa proprio per la sua vitalità: “Era una ragazza molto brillante, radiosa, e riusciva in tutto quello che faceva. Vincenzo, prima ancora di ucciderla, voleva limitarla, e Sara non ha avuto la forza di reagire, di chiedere aiuto. È l’anaffettività che uccide, non l’amore. Nella mente di Vincenzo c’era soprattutto un vuoto, un vuoto di affetto”.

Sara oggi rivive nel racconto della madre: “la mia vita si è fermata” ha detto, dopo aver ammirato la coreografia ‘Le Incompiute’ della compagnia VAD, diretta da Antonio Di Vaio, ma Tina, come tutti la chiamano, va avanti come testimone, parla ai giovani studenti nelle scuole affinché non ci siano più altre storie come quella di Sara.

IASONNA: “MAI PARLARE DI GIGANTE BUONO”

“Parole come ‘tempesta emotiva’ o ‘gigante buono’ devono uscire dal linguaggio delle sentenze e dei giornali. Sara, per Vincenzo, era una cosa da possedere, e l’omicidio non è stato che l’ultimo atto di un’escalation di violenze psicologiche e stalking”. Così Stefania Iasonna, l’avvocata che è stata al fianco della madre di Sara di Pietrantonio nell’iter processuale che ha portato alla condanna di Vincenzo Paduano, ex fidanzato della ragazza, all’ergastolo. L’avvocata e fondatrice dell’associazione no-profit ‘Cassandra D’, che si occupa di supportare le persone vittime di violenza, stalking e discriminazione, è intervenuta all’agenzia di stampa Dire per ricordare Sara.

“Questa sentenza è stata importante anche perché per la prima volta ha invertito un sistema, ha smosso qualcosa di importante- ha continuato Stefania Iasonna- Queste sentenze intervengono quando la società è pronta: il cambiamento sta avvenendo perché qualcosa sta cambiando”. Il riferimento è appunto alla condanna di Vincenzo Paduano all’ergastolo. Una pena che è stata inflitta proprio perché l’accusa è riuscita a dimostrare che l’omicidio è avvenuto dopo due anni di stalking. Una violenza più sottile che è emersa solo dopo la lettura dei messaggi scambiati tra i due ex fidanzati. “Vincenzo non l’aveva mai minacciata direttamente, quindi è stato molto difficile dimostrare che c’era comunque una forma di violenza. Sara per lui era una cosa da possedere- ha continuato l’avvocata- Adesso il nostro compito è andare nelle scuole per raccontare la storia di Sara e far sì che non ci siano mai più casi come il suo“.

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