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VIDEO | Coronavirus, Di Vaio: “Le associazioni culturali di danza? Non considerate”

Un messaggio al ministro Franceschini: "Si ricordi dei giovani ai quali le associazioni culturali sul territorio offrono delle opportunità di espressione e formazione"

Pubblicato:22-04-2020 09:35
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:11
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ROMA – “La mia compagnia aveva appena debuttato con uno spettacolo, tanti i progetti che avevamo in piedi e che non credo verranno ripresi”. A commentare lo stato di crisi piombato sul mondo dello spettacolo dal vivo, e della danza in particolare, a causa dell’emergenza Covid19, intervistato dalla Dire, è Antonio Di Vaio, direttore artistico del Visual Arts Department, compagnia di balletto che lavora con diversi teatri di Roma e provincia e che insieme a DireDonne ha realizzato una stagione sperimentale di aperitivi culturali.

Secondo Di Vaio, al di là dell’emergenza, è “dal 2010 che c’è una distrazione” da parte del legislatore sul mondo della cultura e della danza e lo dice con un esempio su tutti: “Le fondazioni lirico-sinfoniche erano 13, legate a teatri di Stato con compagnie di balletto, oggi ce ne sono solo 4: la Scala di Milano, il Teatro dell’Opera di Roma, il San Carlo di Napoli e il Massimo di Palermo”. Eppure lo spettacolo dal vivo è sostenuto da una rete di associazioni culturali, attive sul territorio, che sono per i giovani “un’opportunità”, “sono più di 1 milione e mezzo coloro che vogliono fare della danza il loro mestiere. Per le scuole di calcio- ha detto con un sorriso- sono meno di mezzo milione”.
A proposito di click day e di aiuto agli sportivi: “Sport e danza sono mondi diversi, con esigenze diverse”, ha ribadito Di Vaio e “le associazioni culturali, espressione dello spettacolo dal vivo, non sono state prese in considerazione o sono state associate, laddove si sono adeguate, a quelle sportive- dilettantistiche che fanno parte del CONI”, questa la ragione per la quale su questo tipo di aiuto si dice “perplesso. Un’associazione culturale che opera nel territorio- ha detto Di Vaio- ad oggi non ha un confronto con il legislatore”.


Quanto a “distanziare le persone in platea, quindi a vendere un biglietto ogni tre” e ad altre misure analoghe dovute al distanziamento sociale per la pandemia, si tratterebbe di “soluzioni fantasiose” secondo Di Vaio, che “potrà sostenere una Fondazione lirico-sinfonica, ma non una compagnia come la mia”.
Per questo l’appello del direttore artistico del VAD al ministro Dario Franceschini è di ricordarsi dei “giovani” ai quali le associazioni culturali sul territorio offrono delle opportunità “di espressione e formazione”, “ci aiuti- ha detto- a mettere chiarezza nel nostro mondo, a far emergere le associazioni, dateci opportunità per crescere e per avvicinare la cultura dello spettacolo del vivo ai giovani. La grande distribuzione non arriva nel paesino”.
Quanto a una possibile evoluzione della danza, tra web e nuove modalità espressive, dovute alla pandemia, Di Vaio ha ricordato un’esibizione avvenuta all’Opera di Stato di Praga: “Uno spettacolo in beneficenza che ha visto i ballerini danzare in scena con la mascherina; l’ho trovato molto forte, quei corpi- ha detto- erano mutilati”. Così, alla stesso modo, “vedere professionisti fare lezioni online- ha concluso- lo trovo commovente, ma dico ‘no’ a sviluppare la didattica da casa. La danza, lo studio della danza è come l’abbraccio di una madre: non si può sostituire”.

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