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Il ricercatore italo-palestinese El Qaisi resta in carcere, l’avvocato: “Preoccupati per la violazione dei suoi diritti”

"Non gli è consentito conoscere gli atti che hanno determinato la sua custodia e la sua possibile durata"

Pubblicato:09-09-2023 17:17
Ultimo aggiornamento:09-09-2023 17:17

Khaled-El-Qaisi
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(Foto Fb Sapienza)

ROMA – Resta in carcere Khaled El Qaisi, lo studente italo-palestinese  di lingue orientali alla Sapienza di Roma, trattenuto dalle autorità israeliane al valico di frontiera di “Allenby”,  tra Cisgiordania occupata e Giordania, il 31 agosto senza un’accusa. L’uomo era in viaggio con la moglie, Francesca Antinucci, e il figlio di quattro anni verso Amman, dopo un viaggio a Betlemme. Gli agenti lo hanno ammanettato e portato via, allontanandolo dalla famiglia, senza fornire spiegazioni.

“Il 7 settembre, come previsto, si è tenuta a Rishon Lezion a sud di Tel Aviv, l’udienza relativa alla proroga del suo trattenimento in carcere conclusasi con una proroga della detenzione per altri 7 giorni, quando dovrà comparire nuovamente davanti al giudice”, fa sapere in una nota l’avvocato della famiglia di Khaled in Italia, Flavio Albertini Rossi.


“In questa udienza- prosegue la nota- il detenuto e il suo difensore non hanno potuto comparire congiuntamente, finora impossibilitati per legge a vedersi e comunicare. In questa occasione si è appreso del suo trasferimento presso il carcere di Ashkelon. La nostra viva preoccupazione è rivolta al totale spregio dei diritti di civiltà giuridica operati dalla legislazione israeliana ovvero alla violazione di quelle tutele, comunemente riconosciute in Italia (art. 13-24-111 della Cost.) e in Europa (art 6 CEDU) e in seno all’ONU (artt. 9-14 Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici), la cui osservanza consente di definire un processo “equo” e un arresto “non arbitrario”. Dopo 9 giorni di detenzione a Khaled è stato impedito di interloquire con il proprio difensore di fiducia e non potrà certamente incontrarlo quantomeno fino al 12 settembre. E’ quotidianamente sottoposto a interrogatorio senza la presenza del suo difensore ed è quindi solo mentre affronta domande pressanti poste dai poliziotti nella saletta di un carcere. Non gli è consentito conoscere gli atti che hanno determinato la sua custodia e la sua possibile durata; non sa chi lo accusa, per quale ragione lo faccia, cosa affermi in proposito. Anche i motivi del suo arresto appaiono assolutamente generici e privi di specificità, fondati esclusivamente su meri sospetti e non su indizi gravi di colpevolezza. Tuttavia, ciò che rappresenta maggior ragione di inquietudine e preoccupazione è la facoltà concessa all’autorità israeliana di poter sostituire, in difetto di prove, la detenzione penale con quella amministrativa. Condizione giuridica nella quale si trovano altri 1200 palestinesi ristretti in carcere senza un’accusa formale, senza alcuna prova e senza poter conoscere le ragioni del loro trattenimento. In considerazione dell’allarmante situazione detentiva di Khaled e del mancato rispetto dei suoi diritti umani si chiede che si faccia tutto il possibile per ottenerne l’immediata liberazione e il suo ritorno in Italia”.

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