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Gli studenti dell’Alma Mater in sciopero contro il bando Maeci Italia-Israele

Oggi il sit-in di Cambiare rotta e Usb. I ragazzi: "Assurdo in un momento in cui c'è un genocidio in atto su Gaza"

Pubblicato:09-04-2024 17:26
Ultimo aggiornamento:09-04-2024 17:40
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sciopero alma mater bando maeci
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BOLOGNA – “Fuori la guerra dall’università”. È il grido di studenti, docenti e personale dell’Università di Bologna che si schierano contro il bando di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica Italia-Israele promosso dal ministero degli Affari esteri. Alla vigilia della chiusura del bando, Usb e Cambiare rotta hanno promosso oggi un sit-in al Rettorato di via Zamboni in occasione della mobilitazione nazionale con proteste in altri 25 atenei, sfociato poi in un corteo attorno alla zona universitaria. “Noi diciamo no a questo accordo perché è assurdo che, in un momento in cui c’è un genocidio in atto su Gaza, ci sia questa volontà di investire su un accordo di cooperazione scientifica fra Università italiane e israeliane, considerando che molte delle applicazioni previste in questi ambiti possono riguardare anche la guerra”, spiega Giuseppe Curcio (Usb), rappresentante sindacale in Ateneo. Ad esempio, “interventi su gestione del suolo, dell’acqua, ma anche elettronica, ottica di precisione.

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Tutti ambiti che possono in qualche modo influire sull’occupazione dei territori in Palestina oppure anche non direttamente sull’utilizzo di armi a supporto della guerra”. Oggi dunque scioperano “tecnici amministrativi, collaboratori esperti linguistici, ma anche personale docente, quindi professori e ricercatori”, che insieme agli studenti si uniscono all’appello verso l’Alma mater, ma anche e soprattutto al Governo, per stoppare questi accordi. “Un Governo che ci sta portando in guerra su tutti i fronti, anche quello interno- spiega Luigi Pandolfi di Cambiare rotta- dove sta attuando una vera stretta repressiva. Lo abbiamo visto a Bologna nell’ultimo periodo dove per ben tre volte, prima all’inaugurazione dell’anno accademico, durante la contestazione alla ministra Bernini, poi al Parco Don Bosco e oggi a un picchetto anti-sfratto, ci siamo presi le manganellate”.

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