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Nel 2024 in Lombardia ogni 2 giorni e mezzo una persona muore sul lavoro

Cgil, Cisl e Uil riuniscono i rappresentanti aziendali per chiedere alla regione più formazione sulla sicurezza: sono 380 gli infortuni medi giornalieri

Pubblicato:08-05-2024 16:45
Ultimo aggiornamento:08-05-2024 17:21
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MILANO – Dal primo gennaio al 31 marzo 2024, in base a dati Inail, ogni giorno in Lombardia si denunciano circa 380 infortuni sul lavoro e ogni due giorni e mezzo scarsi muore una persona, sempre sul lavoro. Queste evidenze, emerse nel corso dell’intervento del segretario regionale Cisl Roberta Vaia a un convegno unitario dei sindacati, esemplificano lo stato in cui versa la sicurezza sul lavoro sul territorio. L’occasione è stata l’assemblea regionale dei rappresentanti dei lavoratori e dei delegati sindacali confederali che si è svolta questa mattina al Teatro Civile di Milano, in cui i referenti dei lavoratori si sono incontrati da tutta la regione per sintetizzare, sulle altre, quella che è la grossa esigenza in questo momento: fare formazione sulla sicurezza. L’invito dunque è rivolto direttamente alla Regione Lombardia.


D’altronde, come sottolinea la segretaria Uil Lombardia, Eloisa D’Acquino, “l’ambito dei controlli nei cantieri certamente è di carattere nazionale, però la regione sui temi della formazione può legiferare, ecco perché noi abbiamo chiesto di condividere delle linee di indirizzo e di coinvolgere le parti datoriali su punti che riteniamo qualificanti”. Durante la mattinata si sono avvicendate sul palco varie esperienze dirette di lavoratori che hanno raccontato tutti i problemi che attanagliano questo specifico settore. “La formazione, che noi riteniamo importante come leva fondamentale per tutelare la vita dei lavoratori, è fatta male, fatta poco, a volte è una truffa– osserva Vaia- dunque noi da qui vogliamo partire per iniziare a considerarla come un vero e proprio DPI, ossia un dispositivo di protezione individuale, quindi è importante per noi che ci sia la consegna in azienda del pezzo del DVR (Documento valutazione rischi, ndr) in cui vengono indicati i rischi a cui i lavoratori sono esposti e quali sono le misure di prevenzione e di protezione”. Questo estratto per Vaia “non deve essere semplicemente consegnato, ma va anche condiviso e trasformato in strumento di informazione”.



Come rileva invece D’Acquino dalla Uil, “in Lombardia c’è un aumento esponenziale di denunce penali, denunce che riguardano irregolarità sul fronte della sicurezza e sul lavoro, il 10% delle quali riguarda proprio la mancata formazione“. Ecco dunque che la segretaria lombarda Uil fa due piccoli esempi, “come la formazione on the job che abbiamo avuto con l’esperienza in Expo anche in altre cantieristiche e che è essenziale ai fini della prevenzione” e “la messa a disposizione a tutte le lavoratrici e lavoratori del libretto formativo, che possa essere in formato elettronico e che attesti tutta la formazione erogata” e ovviamente “un piano regionale ad hoc”.


La Regione deve e può fare di più, come d’altronde il governo: “Ci aspettiamo misure efficaci e concrete anche da Roma, non mi riferisco certamente alla patente a crediti che hanno varato perché per noi è veramente un assurdo equiparare la vita delle persone a 30 crediti”, incalza D’Acquino. “Noi- afferma- vogliamo delle iniziative che vadano in direzione di una strategia nazionale di prevenzione che è stata anche suggerita e auspicata dall’Unione Europea, ma che fino ad oggi non è stata ancora varata”.


Assieme al libretto formativo viene richiesto anche il badge di cantiere (“è ancora una chimera ma è uno strumento importante come il libretto formativo, dunque cercheremo di stimolare la Regione, che li considera entrambi fondamentali, a farli funzionare. Sappiamo che Regione Lombardia non può legiferare su questo tema, si faccia però promotrice all’interno della conferenza Stato-Regioni, all’interno degli ambiti e faccia pressione sul governo affinché una norma di questo tipo ci possa essere”, dice Vaia), ma soprattutto si richiede a gran voce una formazione che coinvolga tutte le anime delle aziende, datori di lavoro compresi. “Questa- precisa la segretaria Cisl- è una richiesta che i sindacati sono non so quanti anni che fanno, perché il datore di lavoro è l’unica figura presente nel decreto 81 che ha delle fortissime responsabilità ma non ha una mezz’ora sola di formazione, e su questo tema stiamo aspettando l’accordo Stato-Regioni che è dal giugno 2022 che dovrebbe uscire”. La cosa importante però per Vaia “è che poi l’accordo stesso “non diventi un mero attendimento burocratico, ma che effettivamente la formazione venga fatta bene”.


E a proposito di fomazione ‘fatta bene’, un punto su cui batte la Regione, rappresentata dal dg dell’area formazione e lavoro Paolo Mora, è l’inefficacia di quella fatta online. “Nelle regole che noi abbiamo fortemente voluto in passato e anche negli ultimi mesi e anni dopo il Covid difeso, c’è un obbligo di avere almeno il 50% delle ore in presenza– dice Mora- e questo vale in tutta la formazione finanziata”. Tuttavia “sono dell’idea che dovremmo alzare questa percentuale per ambiti come quello della sicurezza del lavoro, perché credo che la formazione a distanza in questi contesti sia una formazione assolutamente poco efficace, complementare. Non possiamo pensare di basare la formazione alla sicurezza su qualcosa che non sia esperienziale, che non sia vissuto insieme”.
Mora spiega infine come “l’assessore (Tironi, ndr) ci abbia chiesto di inserire da quest’anno obbligatoriamente l’insegnamento e quindi delle ore curricolari di prevenzione e di antinfortunistica all’interno degli Istituti di formazione professionale di competenza della Regione”. A livello generale, il dirigente regionale spiega poi che in Lombardia ci sono 747 enti di formazione e di questi sostanzialmente circa 240-250 fanno formazione sulla sicurezza sul lavoro, quindi circa un terzo del totale.

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