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8 Marzo, l’Onu: “A Gaza uccise 63 donne al giorno, 9mila in cinque mesi”

Nei raid delle ultime 24 ore altri 104 morti, Von der Leyen oggi a Cipro per supervisionare la nuovo porto. Biden ne annuncia un altro a Gaza gestito da personale militare

Pubblicato:08-03-2024 12:39
Ultimo aggiornamento:08-03-2024 12:39

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ROMA – Sono 63 le donne palestinesi uccise nella Striscia di Gaza in media ogni giorno, di cui circa 37 sono madri, aggiungendo che sono invece almeno 9mila le vittime totali dal 7 ottobre, senza contare quelle disperse sotto le macerie: è quanto denuncia l’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, nel giorno in cui celebra la Giornata internazionale della donna.

Ashraf Al-Qudra, portavoce del ministero della Salute locale, ha invece fatto sapere che circa 5mila donne continuano a partorire ogni mese in condizioni che ha definito “dure, pericolose e malsane”.


LA GUERRA CONTINUA: 104 MORTI IN 24 ORE, 11 IN UN RAID NOTTURNO

La notte scorsa, come riporta la stampa internazionale, in un raid delle forze israeliane contro un centro abitato di Deir el-Balah, undici civili hanno perso la vita. Solo ieri, giorno in cui ricorreva il quinto mese dall’inizio dell’offensiva israeliana su Gaza in risposta a un attacco armato di guerriglieri legati ad Hamas, 79 le persone uccise in otto raid dell’esercito israeliano. Secondo il ministero della Sanità di Gaza il bilancio delle vittime sale quindi a 30.878. Quanto ai feriti, ammontano ora a 72.402, di cui 104 solo nella giornata di ieri.

L’OPERATORE DI MEDICI SENZA FRONTIERE: “ISRAELE BLOCCA LA FARINA”

“La vita è diventata cinque volte più difficile. Non riusciamo a trovare la farina perché l’esercito israeliano l’ha bloccata. Siamo costretti a mangiare cibo per animali per sopravvivere. A volte mangiamo mangime per uccelli e asini e a volte l’erba che raccogliamo agli angoli delle strade. Cerchiamo di sopravvivere alla fame”. Questa la testimonianza di Suhail Habib, membro dello staff a Gaza di Medici senza frontiere (Msf), che in una nota condivide l’audio dell’operatore.

Habib aggiunge: “Sono tre giorni che non mangio e mia moglie continua a chiedermi: ‘Cosa hai mangiato oggi?’. Io rispondo che non ho fame. Torno a casa a mani vuote, senza cibo, senza farina, pane o riso. Oggi un chilo di riso costa 33 dollari, perciò non riesco a sfamare i miei figli. Inoltre non abbiamo acqua pulita, non c’è acqua potabile. Non abbiamo elettricità né medicine”. L’operatore di Msf continua: “Mia madre soffre di pressione alta e diabete e non riusciamo a trovare i farmaci. Molte persone soffrono di problemi respiratori per il fumo e la polvere dei bombardamenti. Anche le malattie trasmissibili si stanno diffondendo rapidamente”.

Foto: Medici senza frontiere

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La lentezza dell’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia è stata denunciata dal World Food Programme, secondo cui entro maggio l’intera popolazione – pari a circa 2,3 milioni di persone – dovrà affrontare una grave carestia, mentre secondo il ministero della Sanità di Gaza ben 18 palestinesi hanno perso la vita per fame e sete.

LA PRESIDENTE VON DER LEYEN A CIPRO PER IL NUOVO PORTO DI LARNACA

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha organizzato per oggi una visita a Cipro, presso il porto di Larnaca, per monitorare le infrastrutture e la logistica che saranno dedicate alla gestione delle navi cariche di aiuti umanitari che poi andranno a Gaza. Non è chiaro quando l’hub entrerà in funzione, tuttavia le Nazioni Unite hanno tenuto a chiarire che le consegne via mare non sostituiscono le spedizioni via terra, in grado di trasportare un volume di rifornimenti maggiori.

L’amministrazione americana del presidente Joe Biden intanto ieri ha annunciato la costruzione di un nuovo porto a Gaza, dedicato all’arrivo di aiuti umanitari. L’hub dovrebbe essere gestito da personale militare.

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