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Aborto, le Donne in rete contro la violenza: “Rimozione immediata dei manifesti pro vita”

Campagna choc in cui una donna incinta appare come morta dopo l'assunzione della Ru486: "Affermazioni false"

Pubblicato:07-12-2020 15:06
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:42
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ROMA – “Pretendiamo l’immediata rimozione dei manifesti affissi da Pro Vita e Famiglia in cui si accusano le donne che scelgono di interrompere la gravidanza con la RU486 di assumere veleno e uccidere i loro figli”. Così in una nota stampa Antonella Veltri, presidente di D.i.Re-Donne in Rete contro la Violenza, a proposito dei manifesti con l’immagine di una donna incinta morta per aver – apparentemente – mangiato una mela avvelenata, ovvero la RU486, “con la falsa affermazione che la pillola abortiva ‘mette a rischio la salute della donna e uccide il figlio in grembo’“. “L’interruzione volontaria della gravidanza è legale in Italia in base alla legge 194/78, una legge fortemente voluta dalle donne e confermata da un referendum popolare- ricorda Veltri- per mettere fine alle tragiche conseguenze degli aborti clandestini. Da quando è entrata in vigore gli aborti in Italia hanno continuato a calare. Quello che consentirebbe di ridurne ulteriormente il numero è una diffusione capillare dell’educazione alla sessualità e degli anticoncezionali sicuri a costi accettabili per tutte le donne e le ragazze”. Aggiunge Veltri: “La RU486 somministrata senza ospedalizzazione, come da linee guida del ministero della Salute, permette di rendere accessibile l’interruzione di gravidanza in sicurezza a tutte le donne, in particolare a coloro che vivono in regioni con un alto tasso di obiezioni di coscienza, che ancora non sono state risolte con l’assunzione di medici ginecologi non obiettori per garantire la piena applicazione della legge 194. Nessuna donna affronta l’interruzione di gravidanza come una passeggiata, nemmeno quando prende la RU486– conclude Veltri- Ma tutte le donne pretendono che la loro libertà di scelta e il diritto di decidere del proprio corpo siano pienamente rispettati”.

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