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Rotondi (Cnel): “Certo l’impatto dell’IA, formare e istruire le persone”

Persiste una lentezza nell'accettare il cambiamento in ambito lavorativo

Pubblicato:07-11-2023 14:38
Ultimo aggiornamento:07-11-2023 14:38
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MILANO – “La domanda chiave su come le persone, i cittadini e le aggregazioni sociali importanti gestiranno l’impatto dell’intelligenza artificiale sul lavoro, l’impatto ci sarà. Una evoluzione digitale: nel giusto equilibrio dei due principi, fra certezza e umanità”.

È da questa considerazione di fondo che Francesco Rotondi, giuslavorista e consigliere esperto Cnel, avvocato name partner di LabLaw, ha articolato il suo intervento nel corso della tavola rotonda promossa al Cnel in concomitanza con la presentazione del III rapporto della Fondazione Aidp su ‘Robot, intelligenza artificiale e lavoro in Italia’ commissionato da LabLaw a BvaDoxa in collaborazione con Aidp.

Rotondi ha messo in evidenza come, ancor prima dell’imporsi delle intelligenze artificiali, nel mondo del lavoro ci fosse “una inidoneità a reggere il confronto con le sue esigenze e quelle del mercato e dell’impresa”. Nella sua analisi l’avvocato ha spiegato anche perché si sia arrivati, in materia di pervasività della tecnologia a questa condizione e, per questo, considera che “sia necessaria una rivoluzione culturale, di formazione, istruzione, addestramento, perché oggi si dà per scontato che esista una forte attenzione al lavoro, al futuro, alla progressione della formazione, mentre alcuni indicatori sociologici dicono che non è così”.


Persiste, cioè, una lentezza nell’accettare il cambiamento in ambito lavorativo: “Si profila come una non accettazione in un determinato ambito regolamentare: è un problema di tutele, che fa il paio con una grande assenza di cultura (come sistema di valori condiviso, etica e diritti) da una parte e anche un’assenza di volontà degli attori principali, che ravviso nelle parti sociali, e non nel legislatore, di modificare alcune situazioni”.

Da qui l’auspicio-sollecitazione di Rotondi affinché “le parti sociali si riapproprino di un ruolo proattivo nel cambiamento delle regole. Esse possono diventare davvero un attore fondamentale, ma devono farlo”.

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