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Il lander Insight della Nasa sta per morire

Le finalità della spedizione erano: studiare l'interno di Marte utilizzando le onde sismiche

Pubblicato:07-11-2022 16:40
Ultimo aggiornamento:07-11-2022 16:40

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ROMA – C’è vita su Marte? Per rispondere a questa domanda il 5 maggio 2018 la Nasa ha spedito sul Pianeta rosso il lander Insight acronimo di Interior exploration using seismic investigation, dotato di un sismografo (SEIS), un sensore termico (HP3), esperimento con il sistema di comunicazione (RISE) e due fotocamere.

Le finalità della spedizione erano: studiare l’interno di Marte utilizzando le onde sismiche, i flussi di calore e la geodesia ossia l’analisi accurata della struttura del pianeta e della sua atmosfera. Una ricerca statica, ecco perchè l’agenzia spaziale americana ha optato per un lander e non per un rover, che punta a raccogliere informazioni come una stazione sismica terrestre. Non sono mancate le difficoltà già dall’inizio, infatti la missione doveva partire nel 2016, ma è slittata al 2018 a causa di problemi col sismografo.

Poi appena atterrato, il 26 novembre 2018, l’Heat flow and physical properties package, un sensore che avrebbe dovuto misurare il flusso termico a 5 metri di profondità, non riesce a raggiungere la posizione stabilità a causa dell’eccesiva morbidità del terreno restando inutilizzabile. Nonostante le complicazioni durante la missione il lander ha comunque raccolto informazioni importanti nei suoi 4 anni di permanenza sul pianeta rosso.


Innanzitutto ha confermato l’esistenza dei terremoti anche su Marte, che hanno preso il nome di martemoti, il primo terremoto marziano è stato registrato nell’aprile del 2019, 128 giorni dopo l’atterraggio; da allora Insight ne ha registrati più di 1.300. Non tutte le scosse però sono da attribuire ai martemoti. La vigilia di Natale del 2021 il lander americano ha registrato una serie di scosse sismiche di notevole intensità. All’inizio si pensava che, come al solito, provenissero dalla zona chiamata Cerberus Fossae, a 1.500 chilometri dal lander, come la quasi totalità delle scosse registrate che sono da attribuire all’intensa attività vulcanica di quella particolare area marziana.

Poi però la sonda Mars reconnaissance orbiter, che da anni ruota attorno al Pianeta, ha rilevato delle immagini in cui si poteva notare un nuovo cratere da impatto.

Ingrid Daubar responsabile scientifico delle ricerche condotte da InSight e pubblicate su Science ha dichiarato: “Ci è stato immediatamente chiaro che il nuovo cratere, il più grande mai osservato da quando teniamo sotto controllo Marte, era stato la causa di quei forti tremori. Il cratere”, ha proseguito Daubar, “è largo circa 150 metri e, anche se le meteore colpiscono in continuazione la superficie di Marte (a causa della bassissima densità dell’atmosfera all’interno della quale non bruciano come sulla Terra), questo, rispetto a tutti gli altri crateri individuati, è grande più di 10 volte tanto”.

Attorno al nuovo cratere sono stati poi osservati blocchi di colore biancastro, interpretati come ghiaccio che si trovava vicino alla superficie e che è stato espulso dall’impatto. Dato che l’impatto è avvenuto molto vicino all’equatore, questo dimostra che il ghiaccio è presente non solo vicino ai poli, ma un po’ ovunque, appena sotto la superficie. La scoperta è molto promettente in vista del futuro arrivo dell’uomo su Marte. L’equatore è infatti un’area meno ostile di altre per l’uomo, in quanto meno interessata da tempeste di polvere, e quindi ideale per l’insediamento di una prima colonia.

Altra scoperta che dobbiamo al lander è l’assenza di magnetosfera. Tra le caratteristiche che hanno contribuito a rendere Marte il deserto che oggi ci appare è, principalmente, l’assenza di una magnetosfera ossia quella regione di spazio circostante un corpo celeste entro cui il campo magnetico da esso generato domina il moto delle eventuali particelle cariche presenti. Una scoperta resa possibile dal magnetometro di cui è equipaggiato il lander americano che ha identificato delle tracce fantasma dell’ormai scomparso campo magnetico del pianeta. I dati raccolti rivelano infatti una forte magnetizzazione nelle rocce dell’area.

Dopo tante scoperte purtroppo Insight sta giungendo pian piano alla fine della sua vita operativa. Da diversi mesi gli ingegneri stanno monitorando la capacità di produrre energia dei pannelli solari e le tempeste di sabbia del periodo invernale non hanno giovato all’autonomia di InSight. Questo significa che nelle prossime settimane il lander potrebbe non rispondere più ai contatti da Terra decretando la fine della missione.

A maggio di quest’anno era stato scattato quello che probabilmente sarà l’ultimo “selfie” del lander marziano mostrando la sua superficie ricoperta di polvere. Il team, attualmente composto da 25-30 persone, si sta preparando alla chiusura dei lavori per poi rendere disponibili a tutti i ricercatori a livello mondiale i dati raccolti. In questo modo anche quando il lander smetterà di funzionare, ci potranno essere nuove scoperte ‘postume’. La missione di NASA InSight terminerà quando l’agenzia non avrà risposta per due volte consecutive dal lander attraverso il Mars Relay Network (il lander non comunica direttamente con la Terra ma utilizza gli orbiter intorno al pianeta). Bruce Banerdt (del JPL) ha dichiarato “siamo alla mercé di Marte. Il tempo su Marte non è pioggia e neve; il tempo su Marte è polvere e vento”.

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