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VIDEO | “Disparità di genere” nell’eterologa, fuga all’estero

La fecondazione eterologa in Italia è permessa solo a coppie che hanno un problema di sterilità: donne single e coppie gay devono andare all'estero

Pubblicato:07-10-2019 13:29
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:47
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ROMA – Dopo ‘l’utero in affitto’, DireDonne ha chiesto all’avvocato Maria Luisa Missiaggia, esperta di diritto di famiglia, di spiegare cosa accade alle donne single che vanno all’estero per la fecondazione eterologa, dato il divieto di ricorrere a questa tecnica in Italia.

“Gianna Nannini e Carmen Consoli sono alcuni dei casi celebri di donne che sono andate fuori e hanno partorito in Italia riconoscendo i figli come madri single. La legge 40 prima vietava qualsiasi tipo di eterologa- ha ricordato l’avvocato Missiaggia-. Poi ci sono state delle modificazioni e per quelle coppie, conviventi o sposate, ma sempre eterosessuali, è arrivata l’opportunità dell’eterologa se uno dei due fosse sterile. Quindi ad oggi- ha sottolineato Missiaggia- nel panorama italiano vengono esclusi single e omosessuali: una disparità di genere che costringe ad andare all’estero“.


E’ questo il risultato di “una legge che si è aperta alle novità, ma- ha detto- diventa illogico permettere a conviventi o sposati eterosessuali sterili questa pratica e vietare questa novità ai gay o single mentre si hanno i matrimoni gay”.

“Abbiamo scoperto dalle nostre ricerche che la Spagna– ha detto Missiaggia- è il paese maggiormente favorevole a single e omosessuali per l’accesso all’eterologa e da ultimo, il 27 settembre, una timida Francia ha approvato il primo articolo di una bozza per far accedere donne single e lesbiche”. Le madri single o gay fuggono all’estero e quando tornano in Italia “riconoscono il bambino con il loro cognome”.

La raccomandazione alle Istituzioni dell’avvocato Missiaggia è quella di aprirsi alle novità: “E’ una lotta contro il tempo che non soddisfa più le persone che devono attendere per questo desiderio”. Era quasi più logico “il divieto precedente tout court”. Quanto al riconoscimento da parte del padre sociale di un figlio avuto da un’eterologa da donatore di seme “si firma un consenso informato- ha spiegato l’avvocato- si viene inseriti in un protocollo e non ci si può ripensare, ma questa- ha concluso- è una materia nuovissima, peraltro vietata in Italia e quindi la giurisprudenza è giovane”.

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