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“Non appendiamo gli zaini al chiodo”, protesta a Napoli contro la didattica a distanza

Ieri il governatore della Campania Vincenzo De Luca ha confermato la chiusura di tutte le scuole fino al 14 novembre

Pubblicato:06-11-2020 13:39
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:11

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NAPOLI – Protestano genitori e alunni dell’istituto Cuoco di Napoli all’indomani dell’ordinanza del governatore della Campania Vincenzo De Luca che conferma la chiusura di tutte le scuole fino al 14 novembre. “Arancione, gialla o rossa. In Campania scuole chiuse e ospedali pieni”, si legge su un grande striscione esposto dai manifestanti. Alcuni bambini presenti fuori alla scuola stanno dipingendo dei cartelli con messaggi per chiedere la riapertura degli istituti.

La protesta è in corso anche in altri plessi della città, nell’ambito del flash mob “Non appendiamo gli zaini al chiodo” promosso dal comitato genitori dell’Ic Cuoco-Schipa e sostenuta dalla rete Scuola e bambini nell’emergenza Covid, gruppo che riunisce tutti gli appartenenti al mondo della scuola contrari allo svolgimento delle lezioni in Dad.

La Campania – dicono i genitori del Cuoco che hanno promosso la giornata di disconnessione dalla Dad – è il territorio in cui i bambini e i ragazzi del primo ciclo di istruzione hanno perso il maggior numero di giorni e ore di scuola rispetto al resto d’Italia e d’Europa. In Campania troppo poco o nulla è stato fatto per potenziare la sanità territoriale, i trasporti pubblici e per garantire il diritto allo studio. Il risultato di questa inefficienza è la forma di didattica che stiamo accettando come scuola. La Didattica a distanza si traduce in un profondo malessere dell’intera comunità scolastica: dagli alunni, ai genitori, agli insegnanti, ai lavoratori della scuola. Una didattica menomata e non inclusiva per i bambini con disabilita’, per le famiglie economicamente disagiate, una esposizione alienante ai dispositivi”.
“Le inefficienze nel fronteggiare l’epidemia con adeguate misure sanitarie – proseguono – ha vanificato il duro lavoro di dirigenti, docenti e personale Ata per garantire una riapertura in sicurezza degli istituti. Denunciamo l’inconciliabilità della Dad con il diritto al lavoro dei genitori, con il diritto alla salute di soggetti deboli come i nonni che spesso si trovano a dover supportare figli e nipoti. La Dad penalizza chi non può permettersi babysitter, chi non è dotato dei necessari supporti tecnologici e tutti coloro che non hanno spazi adeguati in casa. Vogliamo la scuola, quella vera, di relazione, in presenza”.


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