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L’avvocata polacca: “Chi aiuta i migranti rischia pesanti multe e il carcere”

Malgorzata Jazwinska fa parte di un'associazione che offre consulenza gratuita a migranti, rifugiati e richiedenti asilo che arrivano dalla Bielorussia attraverso la rotta orientale

Pubblicato:06-10-2021 13:54
Ultimo aggiornamento:06-10-2021 13:54

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ROMA – “In Polonia oggi chiunque venga sorpreso a dare del cibo, dell’acqua, vestiario o persino assistenza medica ai migranti che arrivano al confine, rischia una multa che può arrivare a mille euro e fino a un mese di carcere. Se queste persone vengono accompagnate o trasportate in macchina, o accolte in casa per la notte, si rischia addirittura una condanna penale per favoreggiamento dell’immigrazione irregolare“. A parlare con l’agenzia Dire è Malgorzata Jazwinska, avvocata dell’Associazione per il sostegno legale (Stowarzyszenie Interwencji Prawnej, Sip) che in Polonia offre consulenza gratuita a migranti, rifugiati e richiedenti asilo – tra cui iracheni, siriani, afghani ma anche africani – che arrivano dalla Bielorussia attraverso la rotta orientale. Da settembre, però, l’associazione non riesce più a lavorare.


Jazwinska denuncia lo stato d’emergenza che a inizio settembre il governo di Varsavia ha imposto lungo la frontiera con la Bielorussia. Interdetto fino a novembre l’accesso a volontari, avvocati, medici e giornalisti, e persino i residenti rischiano denunce. “Il problema principale è che non abbiamo strumenti legali per evitare che i profughi vengano respinti indietro” avverte l’avvocata dello Spi, che denuncia ancora: “Non abbiamo modo di confermare quanti migranti stazionano nei boschi, non abbiamo modo di verificare se sono ancora vivi, siamo all’oscuro di tutto, sappiamo solo che uomini, ma anche donne, anziani e bambini molto piccoli vengono sistematicamente respinti verso la frontiera bielorussa e che, da svariati giorni, al confine, ci sono almeno due insediamenti di una trentina di profughi ciascuno, il primo composto da curdi iracheni e il secondo da afghani”.

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Uno di questi gruppi ha anche presentato ricorso ad agosto alla Corte europea per i diritti dell’uomo (Cedu), che lo ha accolto, chiedendo ben due volte al governo polacco di accogliere i migranti e dargli la possibilità di presentare richiesta d’asilo, o almeno assistenza. “Varsavia ignora le sentenze della Cedu“, commenta l’esperta. Che aggiunge: “Non solo queste persone non possono entrare in Polonia, ma se cercano di andare verso la Bielorussia militari bielorussi di guardia lì vicino li minacciano di tornare dove si trovavano. Cioè nel nulla”. E di notte, nell’area, le temperature già scendono sotto lo zero.


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