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Terremoto, la testimonianza dalla Turchia: “Sono crollate cattedrali, anche rifugiati tra le vittime”

Padre Claudio Monge, responsabile del Centro domenicano per il dialogo interreligioso e culturale, fa il punto sulle conseguenze del devastante sisma

Pubblicato:06-02-2023 10:24
Ultimo aggiornamento:07-02-2023 13:33
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ROMA – “Nelle zone più colpite dal terremoto adesso l’80% degli edifici è inagibile: in pieno inverno, in un’area già ferita, dove si erano rifugiati tanti siriani, la gente è quasi tutta in strada“. Lo riferisce all’agenzia Dire padre Claudio Monge, 54 anni, originario di Cuneo, responsabile in Turchia del Centro domenicano per il dialogo interreligioso e culturale. Il religioso parla da Istanbul, metropoli distante mille chilometri dall’epicentro del sisma che ha causato oltre mille morti, ma è informato da confratelli e fonti che si trovano anche nelle aree del sud-est dell’Anatolia dove i danni sono stati maggiori.

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“Le linee internet e telefoniche sono intasate e non è stato facile avere notizie – dice padre Monge – Persone che vivono a Istanbul e che hanno familiari a Iskenderun, l’antica Alessandretta, sono appena riuscite a sapere che i loro cari sono vivi”. Nonostante la distanza anche in riva al Bosforo questa mattina sono state avvertite scosse, dopo quella principale, registrata alle 2.17 di notte. In Turchia l’emergenza riguarda però soprattutto il sud-est, in una zona prossima al confine con la Siria e in particolare alla provincia di Idlib, dall’altra parte della frontiera rispetto alle città di Iskenderun e Gaziantep.

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“La priorità adesso è soccorrere i sopravvissuti ma ci saranno conseguenze anche sul medio e lungo periodo perché i danni sono stati devastanti – prosegue il religioso dalla Turchia – Nell’area di Iskenderun ci sono campi profughi di persone giunte da Idlib e dal nord-ovest della Siria, che già erano in una condizione di sofferenza e vulnerabilità”. Padre Monge sospira: “Piove sul bagnato, una sciagura si somma a un’altra sciagura”.

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Secondo le informazioni disponibili, oltre a condomini e complessi residenziali sono stati danneggiati edifici di culto e di valore simbolico. “L’epicentro del sisma coincide con una zona caratterizzata dalla ricchezza di appartenenze religiose – sottolinea padre Monge – Tra gli edifici crollati c’è parte della cattedrale cattolico-latina di Iskenderun, che pare sia stata rasa al suolo: il terremoto è un colpo anche per le piccole comunità minoranza religiosa“.

Del “crollo” dell’edificio di culto e di “case inagibili” ha riferito monsignor Paolo Bizzeti, gesuita fiorentino, dal 2015 vicario apostolico dell’Anatolia, di base proprio a Iskenderun. Secondo le stime rilanciate da responsabili dei soccorsi, a perdere la vita in Turchia e in Siria a causa del terremoto sono state oltre 500 persone.

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