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La testimonianza: “Netanyahu attacca Jenin per placare gli estremisti del suo governo”

Romana Rubeo di Palestine Chronicle: "C'è chi chiede di invadere la Cisgiordania, ma pesa anche il vuoto di rappresentanza palestinese"

Pubblicato:04-07-2023 18:32
Ultimo aggiornamento:04-07-2023 18:39

Jenin cisgiordania
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ROMA – “Davanti ai nostri occhi si sta svolgendo una ‘nakba mustamirra’, come la chiamano gli intellettuali palestinesi, ossia quella ‘catastrofe perpetua’ iniziata nel 1948 con la proclamazione dello Stato di Israele e l’esodo forzato di quasi un milione di palestinesi. In queste ore, 3mila persone dal campo profughi adiacente alla città di Jenin – sui 18mila registrati ufficialmente – hanno deciso di lasciare a piedi il campo per salvarsi, sotto la minaccia delle armi”. A parlare con l’agenzia Dire è Romana Rubeo, giornalista del Palestine Chronicle, mentre a Jenin, in Cisgiordania da due giorni è in corso un’offensiva anti-terrorista dell’esercito israeliano che ha causato almeno dieci morti e migliaia di sfollati, e forse è all’origine di un attentato nel primo pomeriggio a Tel Aviv in cui sono rimaste ferite sette persone.

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L’ESERCITO HA ATTACCATO IMPIANTI IDRICI E DELL’ELETTRICITA’

Tornando al tema del costo umano per i civili di Jenin, l’esperta riferisce che nel campo profughi “da ieri manca acqua potabile e corrente elettrica, dopo i deliberati attacchi alle infrastrutture civili. Sappiamo che l’esercito ha distrutto con i bulldozer gli impianti e poi impedito ai funzionari del comune di intervenire per ripararli. Questo ha provocato la necessità degli abitanti di darsi alla fuga, e i testimoni oculari parlano anche di lacrimogeni lanciati contro le famiglie in fuga, in quella che è stata definita l’operazione più cruenta dal massacro di Jenin del 2002, durante la seconda Intifada”.


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L’offensiva di allora servì a reprimere “la strenua resistenza” dei cittadini di Jenin, che però “è sopravvissuta, come mostrano i fatti del maggio 2021, quando insieme a Nablus e ad altri centri, hanno guidato una rinnovata stagione di resistenza nella Cisgiordania occupata“. Ecco perché secondo l’esperta, “Jenin è, per Netanyahu e per Israele in generale, una grande preoccupazione in quanto centro nodale della resistenza palestinese, che ha portato avanti un numero non irrilevante di operazioni armate nel corso degli ultimi mesi“. Ora, argomenta la reporter, “Netanyahu, con questa invasione, sta cercando di sopire gli animi più estremisti della sua coalizione di governo, in primis i ministri Itamar Ben-Gvir e Bezales Smotrich, che da tempo chiedono un’invasione su larga scala della West Bank”.

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IL VUOTO DI LEADERSHIP PALESTINESE IN CISGIORDANIA

Ma le tensioni nell’area sono anche risultato del vuoto di leadership palestinese. “L’Autorità nazionale palestinese (Anp)- continua l’analista- funziona da para-stato in un contesto in cui la Palestina non è ancora uno Stato istituzionale a tutti gli effetti”. Tuttavia, dopo 15 anni di elezioni rinviate, registra “un vuoto di rappresentanza e debolezza. C’è però da notare- dice ancora Rubeo- che nei giorni precedenti a questo attacco Netanyahu ha sostenuto la necessità di mantenere in piedi l’Autorità nazionale palestinese in quanto utile alla strategia di Tel Aviv. A partire dalla creazione dell’Anp con gli accordi di Oslo del 1993, tale Autorità ha assunto un ruolo di coordinamento della sicurezza che i palestinesi percepiscono sempre più come un braccio armato interno di Israele per il controllo e la repressione di qualsiasi forma di resistenza. In un contesto in cui ogni diritto viene calpestato e c’è un vuoto di rappresentanza, la popolazione si è organizzata politicamente attorno a gruppi di resistenza e persino a quelle formazioni armate che abbiamo visto negli ultimi mesi”.

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Tra le prese di posizione giunte nelle ultime ore dall’Anp, si registra quella del ministero della Sanità, che “oltre ad aggiornare il bilancio di morti e feriti riporta denunce di attacchi israeliani contro ambulanze ed ospedali. E’ stato persino demolita la strada d’accesso all’ospedale governativo di Jenin“. A questa si aggiunge quella del capo dell’Anp Mahmoud Abbas, che “ha chiesto in queste ore l’intervento della comunità internazionale per fermare le violenze di Israele”.

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