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Cisgiordania, è morta la 15enne palestinese colpita durante il raid israeliano a Jenin

È la seconda vittima di 15 anni e la settima in totale del raid lanciato nella mattina del 19 giugno contro la città di Jenin e l'annesso campo profughi

Pubblicato:22-06-2023 20:00
Ultimo aggiornamento:23-06-2023 09:20

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ROMA – Non ce l’ha fatta Sadil Ghassan Turkman, la 15enne palestinese raggiunta alla testa da colpi d’arma da fuoco in casa, mentre a Jenin era in corso un raid dell’esercito israeliano. Ed è contro quest’ultimo che l’Autorità nazionale palestinese punta il dito, confermando il decesso della giovane, che diventa così la seconda vittima di 15 anni e la settima in totale del raid lanciato nella mattina del 19 giugno contro la città di Jenin e l’annesso campo profughi, dove in totale risiedono 50mila persone. Oltre 90 i feriti.

L’esercito di Tel Aviv ha spiegato che l’operazione serviva ad arrestare i due presunti responsabili di un’aggressione ad alcuni coloni israeliani, avvenuta nei giorni precedenti. L’operazione militare, condotta con carriarmati e blindati, ha innescato la reazione di un gruppo locale di resistenza palestinese, che ha ferito otto soldati israeliani. Questo a sua volta ha spinto Israele a bombardare la città con elicotteri Apache.

Il giorno dopo, quattro coloni israeliani sono stati uccisi e altri quattro feriti in un attentato vicino l’insediamento di Eli, di cui Tel Aviv accusa miliziani palestinesi. Ieri, come riporta il Palestine Chronicle, coloni israeliani hanno attaccato il villaggio palestinese di Turmusayya, a nord di Ramallah. Le autorità hanno riferito che automobili, negozi e abitazioni sono state date alle fiamme, e che un palestinese di 27 anni ha perso la vita.


Gli insediamenti israeliani nella Cisgiordania occupata sono “illegali secondo il diritto internazionale”, come hanno ricordato in questi giorni gli Stati Uniti, l’Ue, l’Onu e vari paesi arabi, che hanno invitato Israele a porvi fine perché “aumentano le violenze”. Washington è tornato sul tema affermando che tali azioni “potrebbe compromettere gli sforzi nel processo di normalizzazione coi Paesi arabi”, e in particolare con l’Arabia Saudita. Nonostante tali moniti, stamani nuovi insediamenti sono stati avviati a Lubban Assharqiya, una località palestinese tra Ramallah e Nablus, proprio nei pressi di quello di Eli, dopo che il governo israeliano ha autorizzato la costruzione di altre mille unità abitative.

TORNANO I RAID AEREI IN CISGIORDANIA, UCCISE TRE PERSONE

Le tensioni degli ultimi giorni stanno anche modificando l’approccio militare di Tel Aviv in Cisgiordania, come evidenzia il Times of Israel. Mentre la Striscia di Gaza è spesso colpita da incursioni dell’aeronautica militare di Israele, in Cisgiordania una simile azione non si registrava dalla seconda Intifada palestinese, nei primi anni duemila. Nella serata di ieri, Israele ha nuovamente bombardato la località, stavolta usando un drone armato, per colpire un’automobile con a bordo tre presunti miliziani palestinesi.

Leggi anche: Medio Oriente, Onu e Ue: “Stop agli insediamenti di Israele, causano violenza”

L’azione è stata ordinata dal ministro della Difesa Yoav Galant e autorizzata dal premier Netanyahu per “fermare terroristi pronti ad attaccare località in Israele”. Secondo il gruppo armato delle Brigate di Jenin, tra i morti ci sarebbe anche un minorenne. Quest’oggi a Jenin gli abitanti hanno organizzato uno sciopero generale per condannare quest’ultimo attacco e per esprimere sostegno ai gruppi di resistenza.

L’APPELLO DELL’ANP ALL’UE: FERMI GLI INSEDIAMENTI

Ricevendo rappresentanti dell’Unione europea a Ramallah, il primo ministro palestinese Mohammad Shtayyeh ha fatto appello all’Ue affinché “adotti delle serie misure” per “fermare la politica degli insediamenti” e per “impedire ai coloni di nazionalità europea di stabilirsi negli insediamenti illegali” in Cisgiordania. Ha inoltre chiesto di “salvaguardare la soluzione dei due Stati” e denunciato che da gennaio le vittime palestinesi ammontano a 174.

A NABLUS FATTA ESPLODERE LA CASA DELLA FAMIGLIA DI UN PRIGIONIERO

Una di queste si è registrata ieri a Nablus: lo riporta la testata israeliana Haaretz, riferendo che un palestinese è morto in seguito all’intervento dell’esercito israeliano a Nablus per far saltare in aria l’appartamento della famiglia di un prigioniero palestinese, Kamal Jouri, responsabile dell’uccisione a ottobre di un soldato israeliano, il sergente Ido Baruch. Un altro palestinese è rimasto ferito. L’appartamento, in cui vivevano cinque persone, era situato al secondo piano di una palazzina di sei, che è stata fatta evacuare insieme ad alcuni edifici circostanti prima della detonazione, come mostra un video condiviso dal Palestine Chronicle.

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