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La sanità è solo per i ricchi? L’Aiom: “Non ancora, ma non vorremmo lo diventasse”

Perrone: "Una volta che un cittadino contribuisce al mantenimento della macchina dello Stato in misura proporzionale a quella della sua capacità di reddito, la garanzia della salute deve essere uguale per tutti"

Pubblicato:04-04-2024 18:39
Ultimo aggiornamento:04-04-2024 18:45

sanità per ricchi
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ROMA – “La sanità oggi è solo per ricchi? Non ancora, ma questo è il motivo per il quale siamo preoccupati. Non vorremmo che lo diventasse. Ci sono dei segnali di scricchiolio del Servizio sanitario nazionale pubblico che vanno compresi, recepiti e che chiedono di avere delle politiche di reazione. Fare la manutenzione è assolutamente fondamentale per mantenere funzionante ed efficiente il SSN pubblico. Quello che noi vogliamo sottolineare con il Manifesto è che la sanità è una grande ricchezza dell’Italia e che si deve lavorare per fare manutenzione”. Così il presidente dell’Associazione Italiana Oncologia Medica (AIOM), Francesco Perrone, interpellato dalla Dire in merito al manifesto ‘Non possiamo fare a meno del servizio sanitario pubblico’, firmato da 14 scienziati di livello internazionale, tra cui Perrone stesso e il premio Nobel Giorgio Parisi, rilanciato oggi dai media nazionali. Ma siamo ancora in tempo per salvare il SSN? “Certamente- risponde Perrone- noi riteniamo di essere ancora in tempo, altrimenti non avremmo fatto un appello, che vuole essere costruttivo. Siamo tutti convinti che, pur nella necessità di fare scelte coraggiose, vi sia assolutamente lo spazio per riavvicinare l’Italia ai Paesi dell’Europa occidentale, che investono molto di più. Dobbiamo essere coscienti che si tratta di investimenti e non di costi“. Lanciare un appello e chiedere che si faccia una riflessione, dunque, viene fatto nell’ottica di “dare un contributo, di spingere chi in qualche modo ha la possibilità di modificare le politiche. Vale per questo governo, vale per il prossimo, ma vale anche per quello che non hanno fatto i governi precedenti”. Il messaggio, dunque, è capire che la sanità e gli investimenti nel Servizio sanitario nazionale rappresentano una “ricchezza di tutti quanti”.

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Come ha detto Silvio Garattini (anche lui firmatario della manifesto, ndr) in una intervista, in Italia “alla fine i soldi si trovano per un sacco di cose, ma purtroppo per quello che riguarda la manutenzione del SSN siamo sempre un po’ indietro- prosegue Perrone- non tanto come numeri assoluti, perché il governo sicuramente ha messo più soldi rispetto agli anni precedenti, quanto piuttosto per il fatto che nel frattempo il potere d’acquisto dei soldi è diminuito. Ed è questo il motivo per cui ci siamo concentrati su una unità di misura che è la percentuale del PIL investito nella sanità. L’Italia da questo punto di vista rispetto all’Europa è indietro, lo dimostrano i numeri, non è colpa di nessuno ma del fatto che negli ultimi venti anni non abbiamo sufficientemente capito che bisogna investire molto di più in questo settore“.
Secondo Perrone, è allora necessario fare scelte che “vadano oltre la legislatura, oltre il tempo di un governo e oltre il tempo di un ministro. Bisogna fare delle scelte che garantiscano la salute delle generazioni future”. Ma il manifesto ha sottintesa anche la preoccupazione attuale per le fasce di popolazione con redditi medio-bassi, che dovranno inevitabilmente iniziare a sostenere dei costi per essere curati? Si può prospettare uno scenario in cui le persone meno abbienti saranno anche le più malate? “La difficoltà socio-economica, storicamente, dappertutto e non solo in Italia si accompagna anche a condizioni di salute peggiori e ad un maggiore rischio di malattia- risponde Perrone alla Dire- per quello che riguarda il cancro, AIOM ogni anno pubblica una monografia, ‘I numeri del cancro’, e da questa emerge che c’è una convergenza di cattivi stili di vita, di scarsa propensione allo screening con anche condizioni di disagio socio-economico maggiore. E tutto questo chiaramente fa un cocktail che inevitabilmente va a colpire di più alcune fasce della popolazione”.

Secondo Perrone è “semplicemente l’analisi di un fenomeno che è in contrasto per certi versi con quello che è il dettato dell’articolo 32 della Costituzione, cioè l’Italia è un Paese nel quale la possibilità di accesso al Ssn deve essere uguale per tutti. La differenza tra ricchi e poveri, nel mio modo di vedere e in quello di molte persone, sarà il fatto che si pagano tasse in maniera differenziata a seconda della propria ricchezza, ma una volta che un cittadino contribuisce al mantenimento della macchina dello Stato in misura proporzionale a quella della sua capacità di reddito, dopo la garanzia della salute deve essere uguale per tutti”, conclude.


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