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Uno bianca, 32 anni fa la strage del Pilastro. La madre di uno dei carabinieri uccisi: “Voglio la verità vera”

Il 4 gennaio 1991 la banda uccise tre carabinieri. Alla cerimonia di commemorazione (presente anche il sindaco Lepore) le famiglie delle vittime chiedono a Meloni di desecretare i documenti

Pubblicato:04-01-2023 13:24
Ultimo aggiornamento:04-01-2023 17:41

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BOLOGNA – “La mia speranza, prima di andare a raggiungere mio figlio, è almeno di sapere la verità, quella vera. Questa è la mia speranza”. Sono le parole di Anna Maria Stefanini, madre di Otello, uno dei tre Carabinieri uccisi dalla banda della Uno bianca nella strage del Pilastro del 4 gennaio 1991. Oggi, nel 32esimo anniversario, come ogni anno la signora Stefanini ha partecipato alla cerimonia di commemorazione davanti al monumento che nella periferia di Bologna ricorda suo figlio Otello insieme a Mauro Mitilini e Andrea Moneta.

LA MADRE DI OTELLO: “NON POSSO PERDONARE”

Stefanini, commossa, ribadisce la necessità di riprendere le inchieste sulla banda dei fratelli Savi. “Sono due anni che è stata fatta questa richiesta, che si riaprano le indagini a tutto tondo, per riguardare tutto – afferma la donna – Chiediamo la riapertura delle indagini per sapere la verità vera, se ci riusciamo. Sono passati 32 anni oggi, per me è come se non fosse passato niente, il dolore è sempre lo stesso. Anzi gli anni passano, purtroppo ho perso anche mio marito e più la cosa diventa atroce. Il pensiero che avevano 64 anni in tre, neanche l’età di un uomo…“. E infine, nessuna apertura verso i componenti della banda: “Io non posso perdonare nessuno, non voglio neanche sentirli nominare”.

I FAMILIARI DELLE VITTIME A MELONI: “DESECRETARE I DOCUMENTI”

“Chiederemo al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, la desecretazione” degli atti che riguardano i delitti della Uno bianca. Lo afferma Alessandro Stefanini, fratello di Otello. Sulla banda della Uno bianca non tutto è stato raccontato, è certo Stefanini, che oggi ha partecipato alla cerimonia in ricordo del fratello e delle altre due vittime, Mauro Mitilini e Andrea Moneta. “Noi ne siamo convinti, sicuramente i Savi non erano da soli, quindi pensiamo ci sia una sovrastruttura, qualcosa di ben più grande. Ovviamente non abbiamo ancora nessun tipo di materiale per dire questo, però cerchiamo in tutti i modi di trovare la verità, perché si deve all’Italia”.


In particolare, visto che “sono passati oltre trenta anni soprattutto dall’eccidio del Pilastro”, la richiesta indirizzata al Governo è di “vedere la documentazione desecretata”, ribadisce Stefanini. Inoltre, “la Digos è più di un anno che ha in mano il materiale per riaprire le indagini, ma noi come parenti non abbiamo avuto nessun tipo di informazione, neanche ‘non c’è nessuna novità’. Quindi – continua il fratello di Otello – chiediamo anche di vedere come stanno ad oggi le indagini, ci sono molti lati oscuri ancora da rivedere, siamo convinti comunque che la Uno bianca non fosse formata solo da poliziotti bensì da qualcos’altro di ben più grande che aveva sicuramente uno scopo ben più grande di fare soltanto rapine o uccidere delle persone senza nessun tipo di scopo“.

Proprio sulla riapertura delle indagini è incentrato l’esposto a cui sta lavorando l’avvocato dei familiari delle vittime, Alessandro Gamberini. “A breve probabilmente uscirà qualcosa – afferma Stefanini – Abbiamo cercato di rivedere un po’ tutti i passaggi oscuri di queste indagini, perché onestamente ci sono troppe cose che non quadrano, quindi bisogna per forza rivederle. Anche con la digitalizzazione che avverrà a breve si potranno rivedere tutti i documenti e analizzarli, come è stato per la strage di Bologna o quella di Ustica e cercheremo di vedere il più possibile. La verità la vogliamo, siamo convinti che c’è altro oltre i Savi: non erano soli, personalmente ho una certezza interna dentro di me. Non potevano fare tutto questo in sette anni, ci sono state delle coperture che li hanno aiutati“.

Su desecretazione e riapertura delle indagini “ci associamo a quanto detto da Stefanini, perché ci sono tanti lati oscuri che vanno chiariti. Non chiediamo né più né meno che approfondire determinati aspetti che ci sono“, dichiara Ludovico Mitilini, fratello di Mauro. L’esposto, in particolare, “a breve verrà presentato”, aggiunge Mitilini, per riuscire a “riaprire le indagini su vari punti oscuri di questa vicenda, che sono stati affrontati, ma ci sono aspetti che vanno visti sotto una luce diversa”. Intanto, i familiari delle vittime vivono giornate come quella di oggi “con dolore, perché si rinnovano tanti momenti tristi dell’epoca. Con la speranza ovviamente – sottolinea Mitilini – che si faccia piena luce dopo tanti anni su questa faccenda, piena di ombre e di misteri”.

ZECCHI: CARCERE NON COSÌ DURO, NON DEVONO USCIRE

Nessun beneficio penitenziario per i componenti della banda della Uno bianca. A ribadire il “no” è Rosanna Rossi Zecchi, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime, oggi a margine della cerimonia per il 32esimo anniversario della strage del Pilastro. “Con quello che hanno fatto e con il male che hanno fatto a tutti- afferma Rossi Zecchi- non dovrebbero avere dei permessi per uscire dal carcere. Perché io so che il carcere non è poi così duro come vogliono far credere, loro hanno tutto: telefonini, televisione e il resto. A questo punto, se anche rimangono in carcere… Noi saremmo più tranquilli”. Nel frattempo, oggi Alessandro Stefanini e Ludovico Mitilini, fratelli di due dei Carabinieri uccisi al Pilastro nel 1991, hanno ribadito l’imminente presentazione di un esposto che chiederà formalmente la riapertura delle indagini. Cauta Rossi Zecchi: “Per il momento c’è qualcosa che non quadra, però dobbiamo appurare se è vera o meno questa cosa. Perché noi non siamo addetti a fare queste cose: ci vogliono gli avvocati”, afferma la presidente dell’Associazione. “Niente di che per il momento” però la questione “non è finita del tutto”, aggiunge Zecchi richiamando in particolare il tema della digitalizzazione del materiale riguardante la banda.

IL COMANDANTE DEI CARABINIERI: “RIAPRIRE INDAGINI? DA SEMPRE L’ARMA CERCA LA VERITÀ”

La valutazione sull’eventuale riapertura delle indagini sulla banda della Uno bianca “è una competenza degli uffici di Procura. È ovvio che i Carabinieri sono un’istituzione da sempre alla ricerca della verità, quindi non possiamo che essere assolutamente disponibili rispetto a qualsiasi istanza da parte dei cittadini“, afferma colonnello Rodolfo Santovito, comandante provinciale dei Carabinieri di Bologna, oggi a margine della commemorazione del 32esimo anniversario della strage del Pilastro.

La decisione spetta ai magistrati, premette Santovito, ma come Carabinieri “non possiamo che essere assolutamente disponibili rispetto a qualsiasi istanza da parte dei cittadini di una verità che può, magari- continua il colonnello- portare ulteriore serenità e cercare di colmare un vuoto immenso che si è prodotto nei cuori di tantissimi 32 anni fa”.

BIGNAMI (FDI): “CI FURONO COPERTURE”

I parenti delle vittime della Uno bianca chiedono alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, di desecretare i documenti sulla banda dei fratelli Savi e l’appello trova immediata sponda nel Governo: “I familiari hanno perfettamente ragione, è necessario arrivare ad una desecretazione completa e anche alla digitalizzazione degli atti“, afferma il viceministro alle Infrastrutture, Galeazzo Bignami di Fratelli d’Italia, che oggi a Bologna ha partecipato alla cerimonia per il 32esimo anniversario della strage del Pilastro.

La desecretazione insieme alla digitalizzazione degli atti “può essere importante per ricostruire una pagina oscura”, afferma Bignami dopo un breve colloquio con Alessandro Stefanini. “Temo sia vero quando viene detto che tutto ciò che è accaduto non può essere accaduto senza delle coperture, bisogna che qualcuno si assuma la responsabilità di dirlo: ora bisogna anche comprendere il livello di profondità di quelle coperture e dobbiamo impegnarci per farlo“, afferma il viceministro. Per quanto riguarda ciò che può fare il Governo, “c’è una richiesta di desecretazione degli atti che credo vada affrontata e risolta perché è un passaggio fondamentale per arrivare alla verità: ne parlerò con il presidente Meloni – annuncia Bignami – perché questo è necessario per i familiari ma anche per la città di Bologna”.

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