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Giustizia, la denuncia dei legali di mamma Frida: per giudice Venezia Convenzione Istanbul non è in vigore

Partita la segnalazione alla Commissione Femminicidio: negato ascolto della figlia che è a rischio di prelievo coatto

Pubblicato:12-10-2023 19:34
Ultimo aggiornamento:12-10-2023 19:40
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senza madre
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ROMA- “‘La convenzione di Istanbul non è in vigore’. “A esprimersi così lo scorso 5 ottobre una giudice del Tribunale Ordinario di Venezia”. Lo denunciano gli avvocati Andrea Coffari e Camilla Di Leo, in una nota stampa, legali di mamma Frida che in nome di una perizia che l’ha riscontrata ‘alienante’ quando la figlia aveva appena 18 mesi e della bigenitorialità, rivendicata tardivamente dal padre biologico dopo aver invocato l’aborto della nascitura, si sono rivolti alla Commissione femminicidio per segnalare l’accaduto e chiedere un intervento urgente.
“Con grande sgomento dobbiamo denunciare che nel corso dell’udienza tenutasi il 5 ottobre scorso, in risposta alla nostra richiesta di rispetto della Convenzione di Istanbul, più volte invocata nei nostri atti per chiari e documentabili allegazioni di violenza, e ratificata in Italia con Legge 77 del 27.6.2013, il magistrato ha dichiarato ‘la Convenzione di Istanbul non è in vigore’. La giudice, nonostante sia stato più volte richiesto, non ha ancora disposto l’ascolto della minore (riconosciuta tardivamente dal padre senza che l’opposizione della madre, motivata dal terrore che madre e figlia nutrono nei confronti dell’uomo, abbia avuto il benché minimo peso), nonostante i difensori abbiano invocato un indirizzo consolidato della giurisprudenza nazionale e sovranazionale che ha valorizzato l’importanza imprescindibile dell’ascolto dei minori nelle questioni che riguardano la loro vita”.

Continuano i legali: “Per la giudice, l’ascolto del minore non sarebbe altro che un ‘totem’ che non può essere determinante nelle cause civili quand’anche il minore possa dirsi attendibile. Il caso segnalato è uno dei 36 casi esemplari argomentati nella relazione che la Senatrice Valeria Valente, Presidente della Commissione femminicidio nel corso della precedente Legislatura, ha presentato al Senato a maggio del 2022, rendendo nota la rivittimizzazione di donne e bambini nelle cause civili. Non possiamo sottacere altresì che alla nostra assistita è stata negata la possibilità di essere giudicata da un collegio differente, poichè oggi due di quei magistrati che oggi formano l’attuale collegio giudicante sono gli stessi che hanno firmato una precedente sentenza di primo grado (con cui è stato concesso il riconoscimento della minore) basata esclusivamente sulle risultanze di una perizia attestante ‘alienazione parentale’, redatta da un perito nominato nonostante la mancanza della specchiata moralità in quanto condannato in passato per peculato, derubricando in tal modo la violenza a conflitto e condannando la signora all’esorbitante cifra di circa 47000 euro di spese. Come se non bastasse, l’aver osato ricusare i due giudici le è costato l’ennesima costosa condanna (10000 euro circa). Sollecitiamo pertanto l’intervento urgente della Commissione- concludono i legali Girolamo Coffari Di Gilferraro Avv. Camilla Di Leo– cui sono attribuiti gli stessi poteri dell’autorità giudiziaria, perché la rivittimizzazione subita da madre e figlia ha raggiunto un livello paradossale e a questo punto potrebbe pregiudicare gravemente l’incolumità psico-fisica della bambina, oggi purtroppo a concreto rischio di prelievo coatto“.


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