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Dengue in Italia: “Vanno evitati i focolai, attenzione in primavera ed estate”

Il professor Federico Gobbi, interpellato dalla Dire: "Di tutti i casi sintomatici 'solo' il 2% del totale può sviluppare una dengue in forma grave caratterizzata da forme emorragiche o altre complicanze"

Pubblicato:02-03-2024 15:41
Ultimo aggiornamento:02-03-2024 15:41

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ROMA – L’allarme dengue è ormai scattato, anche se le autorità sanitarie invitano alla calma e il ministro ha confermato che ‘è tutto sotto controllo’. Cure e sintomi assomiglierebbero a quelli di un malessere stagionale, eppure ci possono essere anche forme molto gravi. Può essere fatale la dengue? Si, ma per fortuna in una piccola percentuale di casi. Anche perché la vera criticità è l’assenza di una terapia specifica. A dirlo è Federico Gobbi, Direttore del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria (nel comune di Negrar di Valpolicella in Veneto) e professore associato all’Università di Brescia, raggiunto dalla Dire, che invita comunque, numeri alla mano, a mantenere la calma: “La dengue nell’80% dei casi è asintomatica nel restante 20% le persone con infezione presentano dei sintomi. Molti di questi sono simil influenzali: febbre, mal di testa, dolori articolari e dolori dietro agli occhi. Di tutti i casi sintomatici ‘solo’ il 2% del totale può sviluppare una dengue in forma grave caratterizzata da forme emorragiche o altre complicanze a livello respiratorio, cardiaco, epatico e del sistema nervoso centrale”.

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Ci sono organi più colpiti di altri? “Nei casi di dengue grave- rivela l’esperto alla Dire- possono verificarsi emorragie e possono essere interessati il sistema nervoso centrale, il fegato il cuore e l’apparato respiratorio. Il problema consiste proprio nel fatto che la dengue non ha una terapia specifica. Nei casi gravi, è necessaria l’ospedalizzazione e la terapia intensiva di supporto. Tutto questo per mettere in sicurezza la vita del paziente”.

La dengue è causata da quattro sierotipi diversi (Den-1, Den-2, Den-3 e Den-4) ed è trasmessa agli esseri umani dalle punture di zanzare del genere Aedes (zanzara tigre) che hanno, a loro volta, punto una persona infetta. Non si ha quindi contagio diretto tra esseri umani, anche se l’uomo è il principale ospite del virus. Il virus è presente nel sangue della persona infetta per 2-7 giorni, e in questo periodo la zanzara può prelevarlo e trasmetterlo ad altri.


Il professor Federico Gobbi

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A tal proposito Gobbi precisa che “il rischio che una persona colpita da dengue risulti infettante per le zanzare è alto in quanto durante l’infezione la presenza di virus nel sangue è elevata. Se dunque in questa fase mi punge una zanzara è probabile che questa si infetti e trasmetta, di conseguenza, la malattia ad un altro soggetto. Dobbiamo poi ricordare che spesso la dengue è asintomatica. In quest’ultimo caso non è sempre facile effettuare un tracciamento dei positivi al virus della dengue”.

“In giro per il mondo- prosegue il Direttore del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria- sono stimati circa 400 milioni di casi l’anno di infezione da dengue e tra i 5/10 mila morti l’anno relativi alle forme di dengue grave. Va sottolineato però che si tratta di stime, non esistono registri ufficiali a livello mondiale, per cui non abbiamo numeri certi sulla reale diffusione della patologia”. E in più, aggiunge il professor Gobbi: “GeoSentinel (un network mondiale di Centri di riferimento di medicina dei viaggi) ha registrato negli ultimi anni circa 6mila casi di dengue. Di questa ampia casistica sono stati 95 i casi di dengue grave ed è stato registrato un solo decesso. Volendo restringere il campo all’Europa possiamo tranquillizzare la popolazione e dire che sono pochi i casi di decessi registrati per dengue grave”.

Nei casi in cui la dengue esiti in problemi neurologici e/o respiratori esiste una riabilitazione specifica da prescrivere? “In verità- risponde così l’esperto- ho visto tanti casi di dengue, ma molto pochi in forma grave. Certamente in quelle forme che comportano complicanze neurologiche e respiratore si ricorre alla riabilitazione, ma non esistono percorsi specifici per la dengue”.

Il ministro della Salute Schillaci ha detto nei giorni scorsi che è tutto sotto controllo nel nostro Paese. E il professor Gobbi è d’accordo. “In questo momento – dice – non c’è una emergenza dengue in Italia. I viaggiatori che ritornano da zone ‘critiche’ se hanno sintomi vengono monitorati. In Italia ci sono casi di dengue ma sono controllati. Piuttosto è importante farsi trovare pronti in primavera/estate quando è alta la diffusione della zanzara tigre (Aedes albopictus) che si può infettare pungendo dei viaggiatori con la dengue e può trasmette questa patologia a persone che non hanno viaggiato. Bisogna evitare l’insorgenza di ‘focolai italiani di dengue’ come è avvenuto nel 2023 in Lombardia e nel Lazio. Bisogna sfruttare il periodo invernale per farci trovare pronti nella stagione estiva”.

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