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Tg Riabilitazione, edizione del 2 febbraio 2022

Si parla di mani musicisti, artrosi pollice, Parkinson

Pubblicato:02-02-2022 13:53
Ultimo aggiornamento:02-02-2022 13:53

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– FESTIVAL SANREMO, MANI MUSICISTI ‘SORVEGLIATE’ SPECIALI

Eseguono complessi gesti artistici che regalano, a chi li ascolta, l’ineffabile piacere della musica. Eppure, proprio a causa dell’intensità con cui utilizzano le mani, i musicisti sono particolarmente esposti al rischio di patologie da sovraccarico degli arti superiori. “In reparto- ha raccontato Giorgio Pajardi, direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia della mano del Gruppo MultiMedica e professore all’Università degli Studi di Milano- capita spesso di curare strumentisti che hanno sviluppato una patologia dovuta al sovraccarico della mano, ma ci occupiamo anche di prevenzione. Dopo aver curato la fase acuta della patologia, impostiamo un percorso di riabilitazione ad hoc per 1-2 mesi, basato sulla terapia occupazionale che consente un ritorno ai gesti della propria quotidianità senza affaticare nuovamente l’arto. Con l’ausilio di bendaggi funzionali o tutori personalizzati e l’adozione di nuove posture, come un’inclinazione del polso diversa anche solo di pochi gradi, il musicista può riuscire a preservare il suo gesto professionale, senza infiammare nuovamente il tendine”.

– NUOVA TECNICA PER CURARE ARTROSI DEL POLLICE

Una piccola protesi applicata alle articolazioni della mano per eliminare il dolore e conservare il movimento: è la nuova tecnica chirurgica che per la prima volta è stata impiegata al Policlinico di Bari dove sono stati sottoposti a intervento tre pazienti affetti da artrosi del pollice. Le operazioni di sostituzione totale dell’articolazione trapezio metacarpale del primo dito con una protesi sono state eseguite dall’equipe dell’Unità operativa complessa di Ortopedia e Traumatologia universitaria diretta da Biagio Moretti. Si tratta di una novità che permette di recuperare completamente la funzionalità prensile della mano per chi è affetto da artropatia cronica degenerativa che interessa l’articolazione trapezio-metacarpale. “Rappresenta un’arma in più per consentire ai pazienti di conservare i movimenti senza avere nessuna restrizione” ha spiegato Francesco Rifino, medico dell’Unità operativa di Ortopedia e Traumatologia del Policlinico di Bari. Grazie anche alla fisioterapia e alla riabilitazione.

– PARKINSON, RIABILITAZIONE PILASTRO FONDAMENTALE

Seguire i pazienti affetti dal Parkinson sia dal punto di vista clinico che riabilitativo è fondamentale, cosa che è venuta a mancare nei mesi più duri della pandemia. La telemedicina, che ha subito una accelerazione importante in questi mesi, è stata decisiva. Da qui l’idea dell’Accademia Limpe Dismov di stilare delle raccomandazioni da applicare, possibilmente in modo omogeneo, su tutto il territorio nazionale, “per offrire ai nostri pazienti degli approcci riabilitativi personalizzati da remoto. La riabilitazione rimane in assoluto uno dei pilastri più importanti nell’approccio terapeutico al paziente con Parkinson. I motivi sono molteplici: l’esercizio fisico, soprattutto di tipo aerobico, migliora le condizioni cliniche del paziente e deve essere costante”, ha detto il professore Mario Zappia, presidente di Accademia Limpe-Dismov e professore di Neurologia presso l’Università di Catania.


– IMPATTO PANDEMIA SU ANZIANO FRAGILE IN ORTOPEDIA, IL LIBRO

Carlo Ruosi e Fabio Donelli sono i coordinatori del volume targato Aitog dal titolo ‘Covid-19 in ortopedia. L’impatto della pandemia sull’anziano fragile in ortopedia e traumatologia’. Il volume affronta, attraverso contributi scientifici a più voci, le ripercussioni della malattia virale sull’anziano fragile nel contesto specifico dell’ortopedia italiana. “Abbiamo deciso di dare voce non solo ai colleghi ortopedici più coinvolti nell’aspetto traumatologico, ma anche a infettivologi, geriatri, fisiatri, che ci riportassero il loro punto di vista e le loro modalità di approccio all’anziano fragile affetto da Covid o non affetto ma comunque travolto dall’epidemia in termini di mancato accesso alle routinarie attività di prevenzione e cura mediche, ospedaliere e territoriali”, ha detto Ruosi, presidente della Società italiana di ortopedia e traumatologia geriatrica (Aitog) e direttore della scuola di specializzazione in Medicina fisica e riabilitativa all’Università Federico II Napoli. “In pochi però, o forse nessuno, avrebbe potuto prevedere come una limitazione della mobilità dell’anziano come quella dei lockdown potesse incidere sull’incremento di tali patologie- ha aggiunto Donelli, responsabile scientifico Aitog- Questi sono solo alcuni degli spunti di riflessione messi in luce da questo lavoro, il primo del suo genere in Italia”.

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