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‘L’ultimo Paradiso’, Scamarcio contadino tra libertà e lotta di classe

Dal 5 febbraio su Netflix. Regia di Rocco Ricciardulli, con Gaia Bermani Amaral, Antonio Gerardi e Valentina Cervi

Pubblicato:02-02-2021 17:06
Ultimo aggiornamento:02-02-2021 17:06

riccardo scamarcio screenshot
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ROMA – Una storia di libertà, di amore e di emancipazione, non solo femminile. Un ritratto, al tempo stesso lontano e attuale, del secondo dopoguerra animato da un bracciante di nome Ciccio, che si ribella ai suoi caporali. ‘Signorotti’ di una piccola provincia pugliese che si approfittano della povera gente e, spesso, anche dell’innocenza di ragazzine che vorrebbero sognare e non subire il ‘lato animale’ di un proprietario terriero. Tutto questo è ‘L’ultimo Paradiso’, film che sancisce il ritorno di Riccardo Scamarcio su Netflix, il 5 febbraio, dopo il gangster movie ‘Lo Spietato’, la commedia sui tradimenti ‘L’Infedele’ e l’horror ‘Il Legame’.

“Ho ritrovato in questa storia due elementi fondamentali: il primo è la lotta di classe, il secondo è la dinamica di chi vuole scappare per emanciparsi e chi invece è andato via ed ha un senso di nostalgia delle proprie radici”, ha detto Scamarcio in occasione della presentazione del film, girato tra Gravina, Bari e Trieste. “Noi sappiamo che c’è un’altra Italia che vive in altre parti del mondo. Il nostro è un Paese che ha prodotto una migrazione importante. Inoltre, il film mette in scena delle situazioni paradossali difficilmente comprensibili: per esempio il personaggio di Ciccio- ha continuato l’attore- è sposato ed ha un bambino, ma si innamora di un’altra donna e sogna di scappare con lei. Io penso che il cinema debba lavorare in questi termini perché attraverso questa arte si possono mettere in scena personaggi tridimensionali e non procedere per stereotipi. Infine, sono rimasto colpito dalle atmosfere di questa pellicola che mi ricordano la mia infanzia. In una scena, per esempio, c’è la nonna che insegna a fare le orecchiette al nipote. Questo l’ho vissuto anche io”. Per Scamarcio questo film, tratto da una storia vera, “non è un ritorno alla ‘terra’ perché non me ne sono mai andato, ho mantenuto un legame molto forte con le mie origini”.

LA TRAMA

Siamo nel 1958 in un piccolo paese del Sud Italia. Ciccio (Scamarcio) è un contadino di 40 anni. È sposato con Lucia (interpretata da Valentina Cervi) e hanno un figlio di 7 anni. Il protagonista sogna di cambiare le cose e lotta con i suoi compaesani contro chi da sempre sfrutta i più deboli. È segretamente innamorato di Bianca (interpretata da Gaia Bermani Amaral), la figlia di Cumpà Schettino (interpretato da Antonio Gerardi), un perfido e temuto proprietario terriero che da anni sfrutta i contadini. Ciccio vorrebbe fuggire insieme a lei ma, non appena Schettino viene a conoscenza della loro relazione, una serie di eventi iniziano a sconvolgere la vita di tutti i personaggi e a stravolgere la narrazione della pellicola con colpi di scena inaspettati. Alla regia de ‘L’Ultimo Paradiso’, film originale Netflix in associazione con Mediaset, c’è Rocco Ricciardulli, che lo ha scritto insieme a Scamarcio. Nella pellicola, l’attore pugliese figura anche come produttore con la sua società ‘Lebowski’, insieme a Silver Productions.


“Le dinamiche che vediamo nel film ambientato negli Anni 50 non sono poi così cambiate, cambiano gli ‘attori’ ma le situazioni no. Mi ricordo da bambino quando delle ragazze, provenienti da altre zone, venivano a lavorare nei campi e sfruttate. Ora accade con gli extracomunitari, pagati 2-3 euro all’ora. Il caporalato c’è ancora al Sud, quando torno in Puglia me ne accorgo”, ha dichiarato Ricciardulli.

LE DONNE

In questa Italia contadina fatta di soprusi, sogni e voglia di scoprire cosa c’è oltre i campi, si racconta anche l’emancipazione femminile. “Bianca è un personaggio che io definirei moderno perché rispecchia la donna di oggi alla ricerca di riscatto, libertà e giustizia. Infatti non vuole sottostare a determinate regole che all’ora vigevano in quelle piccole comunità del sud”, ha commentato Gaia Bermani Amaral, che ha concluso: “Qui è importante il concetto dell’identità della donna. Bianca vuole imporsi e si ribella ad un ‘padre padrone’ e ad un fratello violento. Lei vuole cambiare la propria condizione. È sempre da un singolo che parte la fiamma, che poi si estende ad un cambiamento epocale”. Diversa da Bianca è Lucia, interpretata da Valentina Cervi. “Rispetto a Bianca, Lucia vive in una famiglia in cui le donne portano avanti le cose, rappresentano la forza della casa”, ha detto Cervi.

IL COMMENTO

La regia senza filtri di Rocco Ricciardulli, le eccellenti scenografie di Isabella Angelini e la fotografia di Gian Filippo Corticelli, che incanta, riescono con facilità a trasportare lo spettatore in questo spaccato del sud Italia arcaico e contadino. Un periodo lontano, perché il film è ambientato alla fine degli Anni 50, ma così vicino per le dinamiche che animano la storia. Qui si parla di amore, di libertà, di sogni, di emancipazione e di quella irrefrenabile voglia di vedere cosa c’è oltre i campi, oltre la ‘perversione selvaggia’ dei proprietari terrieri nei confronti delle ragazzine, oltre i piedi nudi sull’erba, oltre lo sfruttamento e oltre la lotta di classe. Temi che ‘esplodono’, ma in silenzio, nel corso della narrazione perché non supportati da una sceneggiatura e da un cast che possano ‘rompere’ lo schermo che separa la scena dal pubblico. Nonostante dei colpi di scena inaspettati e ben riusciti, il film non permette di immedesimarti nelle vicissitudini dei protagonisti, ma lascia lo spettatore seduto sul divano a chiedersi “voglio davvero scoprire come va a finire?”.

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