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Covid, Sanguinetti (Gemelli): “Smettere di fare molti tamponi”

Ne esistono molti in commercio, "quelli con indice Coi sono più affidabili rispetto agli antigenici"

Pubblicato:01-02-2022 15:01
Ultimo aggiornamento:01-02-2022 15:04

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ROMA – Dopo la rielezione del Presidente della Repubblica, il consiglio dei ministri torna a ragionare sulle nuove regole e proroghe di obblighi già esistenti per mettere ancora di più un freno alla curva del contagio da Covid-19. Tra le novità che potrebbero profilarsi, per quanto riguarda la certificazione verde, potrebbe esserci la rimozione della scadenza per coloro che hanno effettuato la dose booster. Ma c’è da aspettare in questo senso. E per tutti gli altri? Per i guariti e i vaccinati ‘solo’ con doppia dose il Green pass ha durata di 6 mesi. Mentre per i non vaccinati le maglie continuano a stringersi e l’obbligo si esibire il green pass base, per accedere a molte attività, è già regola. Ma come si ottiene il green Pass Base? Con il tampone antigenico rapido valido 48 ore o con il molecolare valido a 72 ore. Di tamponi in commercio ne esistono molti e le differenze sono notevoli. Tra quelli di ultima generazione e maggiormente affidabili rispetto agli antigenici rapidi c’è quello a immunoflourescenza, ma in cosa differisce? A chi è riservato? Si può fare ovunque? Per rispondere a queste ed altre domande l’agenzia di stampa Dire ha raggiunto telefonicamente il professor Maurizio Sanguinetti, Direttore del Dipartimento di Scienze di Laboratorio e Infettivologiche della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e docente presso l’Università Cattolica di Roma.

IL TAMPONE A IMMUNOFLUORESCENZA DETTO ANCHE ‘COI’

“I tamponi a immunofluorescenza- spiega il professor Sanguinetti alla Dire- si basano su una metodica semi-quantitativa che restituisce un numero (detto COI) che va da zero a ‘infinito’. Questo valore è proporzionale alla carica virale di quel soggetto. Questo test è più attendibile dell’antigenico rapido perché avere un numero ti offre la possibilità di identificare il livello positività”.

“Infatti- continua Sanguinetti- se il COI supera il valore di 10 la positività è pressoché certa e non è necessario eseguire un test molecolare per la conferma. Se inferiore a tale valore è necessario invece confermare il risultato attraverso un test molecolare. Poi ci sono test antigenici più sensibili, cioè quelli che vengono effettuati nei laboratori come il nostro, all’interno del Gemelli, che hanno una efficacia comparabile a quella di un test molecolare perché sono in grado di rilevare concentrazioni di virus medio-basse”.


A CHI E’ RIVOLTO IL COI

“Questa tipologia di tamponi può essere rivolta a tutti,- aggiunge l’esperto- non solo ai non vaccinati ma anche ai vaccinati che hanno avuto un contatto con un positivo o con sintomi, se l’idea alla base del tampone è ‘screenare’ la popolazione e intercettare anche gli asintomatici”.

“Nei bambini il discorso è chiaramente diverso potrebbe essere usato un campione di saliva, che è ottimale data l’età del soggetto e molto pratico, ma attualmente non disponiamo di rapidi salivari validati ma solo di test molecolare salivari”, precisa Sanguinetti.

OMICRON, TAMPONE STRUMENTO AMMINISTRATIVO O SCIENTIFICO?

“Direi che oggi è soprattutto uno strumento amministrativo per spingere alla vaccinazione i non vaccinati. Allora forse, lo dico senza polemica- precisa Maurizio Sanguinetti- sarebbe stato più fruttuoso introdurre l’obbligo vaccinale per tutti e non solo per gli over 50. Se invece vogliamo discutere della validità del tampone come strategia per ridurre la circolazione dell’infezione le dico che ci sono dei limiti. Non tutti a mio avviso sono in grado di fare diagnostica ad alti livelli. Tutti i tamponi rapidi antigenici e i ‘Coi’ di cui abbiamo parlato sono operatore dipendenti oltre che diversamente sensibili nella rilevazione della presenza del virus. Per questo i test svolti in farmacia sono in grado di identificare le cariche alte ma non quelle medie o basse. Questo limite va a cozzare con il concetto per cui è nata la certificazione verde e cioè scovare i positivi”.

Purtroppo non è stato costruito nulla sul territorio dal punto di vista diagnostico in due anni di pandemia se non ricorrere a screening rapidi in farmacia. Dico che si poteva fare qualcosa di meglio, era una grande occasione ma ormai è persa”, sottolinea Sanguinetti.

“Tra sei mesi la pandemia, se non ci saranno nuove varianti, andrà verso la totale stabilizzazione e il COVID sarà considerato come una malattia infettiva respiratoria come l’influenza e altre con cui conviviamo da tempo. Anche i fondi che arriveranno con il Pnrr potevano servire a costruire laboratori di microbiologia che sul territorio non esistono, ad esempio nelle Asl, proprio per alleggerire il lavoro negli ospedali. Basterebbe investire di più e meglio sul personale sanitario ma in Italia questo discorso non si può fare“, spiega Sanguinetti. “Bisogna scegliere di convivere con la malattia. Prima o poi dovremo finire di fare questa quantità enorme di tamponi. Io non sono polemico ma da scienziato non capisco più a cosa servono tutti questi tamponi. Dico che con la variante Omicron fare questi tamponi sembra voler svuotare il mare con un secchiello. Bisogna focalizzarsi piuttosto sul controllo delle persone, anche se vaccinate, che rischiano la forma severa della malattia ossia alle persone fragili e con comorbosità”, ha concluso il professor Maurizio Sanguinetti. 

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