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Malagò: “Anche fascismo aveva rispettato la storia del Coni”

Il presidente del Coni parlando al Consiglio nazionale riunito a Palazzo H a Roma per discutere della riforma in materia di sport inserita nella bozza della legge di Bilancio

Pubblicato:15-11-2018 16:41
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:47
Autore:

giovanni malagò
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ROMA – “Lo stesso fascismo, pur essendo diciamo cosi’ sicuramente non estremamente elastico nell’acconsentire a tutti di esprimere le proprie opinioni, aveva rispettato quella che era stata la storia del Coni dall’epoca della sua fondazione”. Lo ha detto il presidente del Coni, Giovanni Malagò, parlando al Consiglio nazionale riunito in via straordinaria a Palazzo H a Roma per discutere della riforma in materia di sport inserita nella bozza della legge di Bilancio.

“QUESTA NON È RIFORMA MA UNA OCCUPAZIONE DEL CONI”


“Questa riforma e’ una cosa che il Coni non si merita per la sua storia, per quello che ha fatto. Questa non e’ una riforma dello sport italiano, non c’entra assolutamente niente ma e’ un discorso di occupazione del Comitato olimpico nazionale. Il discorso e’ questo, poi se qualcuno vuole edulcorare…”. – Prosegue il pressidente del Coni – “Io non considero questa come una riforma ma la precisa, fortissima volontà della politica di oggi di trasformare il Coni: io sono in parte in causa perchè se si chiede all’oste come si mangia… ma qui ci sono mostruose capacità e siamo il Comitato più prestigioso al mondo, mentre con questa riforma diventeremmo l’ultimo comitato al mondo. E’ sicuro”, ha concluso Malago’.

“RIFORMA INASPETTATA E FORTEMENTE CALATA DALL’ALTO”

“Non sapevo assolutamente nulla. Non e’ stata una piacevole sorpresa sapere, in un modo del tutto particolare e indiretto, che c’era questa bozza di legge inizialmente inserita in un collegato della legge di Bilancio e che poi e’ stata inserita con un articolo su misura: e’ stato inaspettato in virtù del fatto che con il Governo ho dal primo giorno dei rapporti a dir poco quotidiani”. Sottolinea -“Ho cercato di capire come mai si era arrivati a questa decisione così fortissimamente calata dall’alto. La risposta è una sola ed è stata data con disarmante schiettezza: è la politica”, ha aggiunto Malago’ spiegando che da parte del governo “c’e’ stata una disponibilita’ pazzesca a incontrarci per discutere e ci vedremo ancora nei prossimi giorni”.

“PROBLEMA MOSTRUOSO, NON SO COSA SUCCEDERÀ”

“Nel mandato che mi e’ stato dato ieri nella riunione informale con i rappresentanti del Consiglio nazionale c’e’ ampia disponibilita’ a trattare. Nessuno parla di scontro o addirittura guerra, ma il problema e’ mostruoso e clamoroso e, ribadisco, non meritato. Non so cosa succedera. Sono felice di quello che e’ successo ieri e dell’unita’ dimostrata, e’ stato un contesto piu’ unico che raro. Rimango nella vita una persona ottimista e questa e’ la cosa piu’ importante. Bisogna rimanere lucidi, ragionevoli e realisti: non c’e’ alcuna guerra ma dobbiamo in tutti modi, corretti e puntuali, raccontare la storia. Poi piena disponibilita’ a fare una riforma, con pazienza infinita. Non so quale sara’ il punto di caduta, ma oggi certe cose le dovevo raccontare’, ha detto ancora Malago'”.

“SE RIFORMA IN VIGORE NEL 2019 MI SAREI DIMESSO”

“Mi e’ stato detto che questa riforma del Coni ‘non riguarda il 2019, ma il 2020. Peggio mi sento, perche’ quello e’ un anno a cinque cerchi (con l’Olimpiade a Tokyo, ndr). Quindi ho detto ‘se proprio dobbiamo farla, la facciamo almeno nel 2021, quando scade il mio mandato, perche’ io non sono stato eletto per guidare un Coni trasformato. Se mi avessero detto che la riforma sarebbe entrata in vigore nel 2019 io mi sarei dimesso subito. Non abbandono la mia barca a questo punto, ma c’e’ una profonda illogicita’ in tutto questo”.

“NON RINUNCIO A SCRITTA CONI E A SCUDETTO TRICOLORE”

“Io dovrei rinunciare allo scudetto tricolore, ai cinque cerchi olimpici e alla scritta Coni che forse e’ la piu’ prestigiosa del Paese dopo la Ferrari, per un marchio che si chiama ‘Sport e Salute’? Ma vi rendete conto o no?” Le parole del numero uno del Comitato Olimpico Nazionale sono state seguite dagli applausi dei membri del Consiglio e da una lunga standing ovation. 

“Il problema e’ solo politico, non fatevi illusioni- ha aggiunto- A me personalmente non va bene perche’ la trovo una profonda ingiustizia. Al di la’ di tutte le ideologie politiche, come si puo’ pensare di costituire una nuova societa’ e chiamarla ‘Sport e Salute’? Se clicchi su internet e’ pieno di ‘Sport e Salute'”.

GOVERNO DECIDE CONTRIBUTI A FEDERAZIONI? INACCETTABILE

“Con i membri di Giunta e del Consiglio abbiamo parlato di molte cose e ce ne sono tante che ci sembrano profondamente non giuste. Prima di tutto: perche’ una societa’ partecipata al 100% dallo Stato (come la ‘Sport e Salute’ inserita nella bozza di legge, ndr) deve fisicamente dare i contributi alle federazioni? Se e’ solo una firma su un assegno io non lo posso capire, ma se a monte c’e’ anche una volonta’ e una imposizione su come individuare i parametri per elargire i contributi, questo non si puo’ accettare perche’ e’ una scommessa al buio demandata a persone, sicuramente con capacita’, che pero’ li’ vengono catapultate dall’oggi al domani'”. 

“NON È VERO CHE RIFORMA RISPETTA CONTRATTO GOVERNO”

“E’ normale che ci siano queste dichiarazioni, non mi sembra ci sia volonta’ di creare scontri, tutt’altro. L’unica cosa che dico, e questo lo sanno bene sia Giorgetti che Valente, e’ che non e’ vero che la legge rispetta il programma di governo: l’hanno riconosciuto anche loro con grande onesta’, devo dire. Il contratto M5S-Lega, dice assolutamente il contrario: dice di fare ulteriori controlli, di avere condivisione sui criteri e sulle scelte dell’individuazione delle persone’ ai vertici della societa’ ‘Sport e Salute'”. 

Aggiunge – “Devo essere sincero: e’ per questo che io ero tranquillo, ma quello che e’ stato fatto non e’ il contratto di governo e almeno questo deve essere riconosciuto come un fatto inequivocabile”.  Rispondendo ai sottosegretari Giorgetti e Valente.

“INSERIRE RIFORMA IN LEGGE, NON IN COMMA MANOVRA”

“Se proprio questa cosa (la riforma del Coni, ndr) va fatta, qual e’ il problema? C’e’ la maggioranza in Parlamento, sei il Governo, costruisci un percorso in cui si declina e si spiega tutto per bene. Non credo che ci siano difficolta”. 

Per Malago’, dunque, occorrerebbe “non un comma ma una legge ad hoc, e ci metti dentro anche tutte le altre cose fondamentali”. 

Per il numero uno dello sport italiano, infatti, “se questo cambiamento del mondo olimpico non entra in vigore nel 2019, ma perche’ lo dobbiamo fare per forza entro il 2018? Io dico: finisci il quadriennio, arriva un nuovo presidente e lo capirei. Ma cosi’ non ha proprio senso”.

“NON FACCIO BECCHINO NÉ NOTAIO CONI”

“Inizialmente non era esplicitato il fatto che, pur votando questa legge entro il 2018, comunque le conseguenze non devono riguardare il 2019. Se fosse stata automaticamente in vigore dal primo gennaio 2019 (la riforma, ndr), io avrei gia’ dato le dimissioni. Non vado a fare il notaio ne’ il becchino del Comitato Olimpico”. 

Lo ha detto il presidente del Coni, Giovanni Malago’, a margine del Consiglio nazionale riunito in via straordinaria a Palazzo H a Roma per discutere della riforma dello sport inserita nella bozza della legge di Bilancio. 

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