REGGIO EMILIA – Sos dello sport di base emiliano-romagnolo che tra paura dei contagi, nuove norme e rincari dell’energia, non vede la fine del tunnel di incertezza in cui naviga da due anni. A mettere in fila i diversi problemi è Enrico Balestra, presidente della Uisp regionale. “Stiamo vivendo un lockdown de facto: non c’è una chiusura dall’alto come nell’inverno scorso, ma tra quarantene e paura di contagiarsi moltissime persone non possono o non vogliono fare sport, almeno in questo periodo“, attacca Balestra.
I costi, poi, stanno diventando insostenibili per gli impianti: “Aprire le porte di una piscina in gennaio può costare 15.000 euro a settimana- evidenzia ancora il presidente dell’Unione sport per tutti- e un campo da tennis o calcetto oggi costa il 30% all’ora in più rispetto a pochi mesi fa”.
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La pandemia, dice ancora Balestra, “poteva essere l’occasione per una ristrutturazione globale dell’impiantistica sportiva, invece rischiamo di concentrarci su proposte marginali e di scarso impatto. All’interno del Pnrr non leggiamo un piano globale e strategico per lo sport”.
Nel ginepraio della normativa il presidente Uisp sottolinea tra gli altri un aspetto: “Quello del certificato medico che va aggiornato dopo aver passato la malattia. In questo senso siamo molto preoccupati del fatto che si continui a parlare sempre e solo dello sport di vertice e non dello sport di base, anche in termini di ‘return to play’ e pratica. Bisognerebbe smetterla di parlare di Cristiano Ronaldo o Marcell Jacobs, e preoccuparsi della crescente sedentarietà dei ragazzi, della solitudine e delle paure dei cittadini che non escono di casa”.
Per quanto riguarda il panorama reggiano, infine, è il presidente provinciale Uisp Azio Minardi a intervenire: “Siamo ormai a un crocevia per lo sport di base e per il settore della gestione degli impianti sportivi. Molte società sportive hanno abbandonato la scena e altre non sono più in grado di gestire gli impianti che rischiano di diventare cattedrali nel deserto: qualcuno si muova”.
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