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Coronavirus, Confindustria: “Italia colpita al cuore, nel 2020 pil giù del 6%”

Secondo il Csc "la caduta stimata del pil nel secondo trimestre rispetto a fine 2019 e' attorno al 10%"

Pubblicato:31-03-2020 12:58
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:03
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ROMA – Nel 2020 il Centro studi di Confindustria stima “un netto calo del pil, ormai inevitabile: lo prevediamo al -6%, sotto l’ipotesi che la fase acuta dell’emergenza sanitaria termini appunto a maggio. Ogni settimana in piu’ di blocco normativo delle attivita’ produttive, secondo i parametri attuali, potrebbe costare una percentuale ulteriore di prodotto interno lordo dell’ordine di almeno lo 0,75%”.

Secondo il Csc “la caduta stimata del pil nel secondo trimestre rispetto a fine 2019 e’ attorno al 10%. Inoltre, la ripartenza nel secondo semestre sara’ comunque frenata dalla debolezza della domanda di beni e di servizi”.

Gli industriali affrontano “uno shock imprevedibile che ha colpito l’economia italiana a febbraio 2020, quando e’ iniziata la diffusione nel Paese del virus Covid-19. Si tratta di uno shock congiunto di offerta e di domanda: al progressivo blocco, temporaneo ma prolungato, di molte attivita’ economiche sul territorio nazionale, necessario per arginare l’epidemia, si e’ associato un crollo della domanda di beni e servizi, sia dall’interno che dall’estero”.


L’economia italiana e’ stata “colpita al cuore”, dice Confindustria. Adesso “occorre tutelare il tessuto produttivo e sociale della nazione, lavoratori, imprese, famiglie, con strategie e strumenti inediti e senza lesinare risorse in questo momento per garantire il benessere futuro. Occorre agire subito, senza tentennamenti o resistenze: altri paesi si stanno gia’ muovendo in questa direzione”.

“Nessuno conosce, ad oggi, la dimensione complessiva degli interventi necessari, che saranno comunque massivi e che saranno condizionali agli sviluppi sanitari ed economici. Ma a tutti e’ chiaro che solo mettendo in sicurezza i cittadini e le imprese, la recessione attuale potra’ non tramutarsi in una depressione economica prolungata”, si legge nel Rapporto del Csc.

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