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Imprese, Swg: “Serve una rivoluzione culturale verso la sostenibilità ambientale”

Secondo la ricerca Swg, il 70% dei manager intervistati sono consapevoli che il capitalismo sia a un bivio: o cambia e mette al centro l'uomo oppure muore

Pubblicato:04-10-2019 18:04
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:47

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CAPRI – Il 93% di manager e imprenditori ritiene che debbano essere le aziende a guidare la rivoluzione culturale verso modelli di vita più sostenibili. Un percorso, quello verso la sostenibilità, che è avvertito come un’esigenza anche dai consumatori. E’ quanto rivela la ricerca di Swg per EY presentata in occasione della prima giornata di Capri Digital Summit.

Da una recente indagine di Swg emerge inoltre che oltre il 60 per cento dei lavoratori di imprese medio-grandi ritiene che le aziende italiane siano poco attente all’ambiente, ma solo il 50% pensa che sappiano agire in termini di responsabilità. Allo stesso tempo, il 70% giudica i manager intenti a fare gli interessi degli azionisti ma non gli investimenti per il benessere del territorio. Anche i lavoratori, il 70% degli intervistati, ritengono “un dovere per tutte le grandi aziende” ragionare in termini di sostenibilità ambientale.

“Se fino a qualche anno fa la sostenibilità era un tema che riguardava solo il marketing, perché raccontare di essere sostenibili poteva far vendere qualche prodotto in più, oggi – spiega alla Dire Riccardo Grassi, direttore di ricerca di Swg – la sostenibilità è percepita come un elemento essenziale che garantisce successo”.


I manager ne sono consapevoli. Il 70% degli intervistati, rileva Swg, ritiene infatti che il capitalismo sia a un bivio: o cambia e mette al centro l’uomo oppure muore. “Una nuova generazione di manager – sottolinea Grassi – si sta affiancando ai vertici aziendali ed ha assunto il tema della sostenibilità ambientale, sociale ed economica come un criterio fondamentale. Se le aziende devono pensare al profitto, la sostenibilità sta diventando il filtro attorno al quale prendere le decisioni”.

La ricerca si concentra anche sui comportamenti delle imprese rispetto ai mutamenti nelle dimensioni del potere. In particolare, c’è stato un “ribaltamento nella logica del potere”, afferma Grassi. Secondo l’indagine, avere il controllo dei dati e delle infrastrutture che li gestiscono è l’elemento che più può dare potere a livello mondiale. Possedere molto denaro, invece, per gli intervistati dà meno potere. Anche la mappa della fiducia cambia e diventa inversamente proporzionale rispetto al potere.

“Oggi il tema della sostenibilità è diventato internazionale. Certo per l’Italia è importante: non potendo fare una guerra sui prezzi – aggiunge Grassi – dobbiamo competere sulla qualità ma anche sui messaggi che i nostri prodotti veicolano, cioè diffondere una nuova cultura del prodotto in cui la sostenibilità è un elemento chiave”.

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