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Sudafrica, l’esperta Chisholm: “Dietro violenze non solo xenofobia”

Docente di Johannesburg: Migranti bersaglio, nonostante Mandela

Pubblicato:13-09-2019 14:56
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:41

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ROMA – “Il Sudafrica ha una lunga storia di violenza interna. Molti spiegano gli attacchi contro gli stranieri a cui stiamo assistendo con la xenofobia, l’afrofobia, la poverta’ o la criminalita’. Ma questa e’ solo una parte della storia: anche i sudafricani – sia bianchi che neri – vengono attaccati, insieme a bengalesi o indiani. I traffici criminali non sono solo appannaggio dei nigeriani, ne’ gli stranieri ‘rubano il lavoro’. E non dimentichiamo che spesso le vittime delle violenze sono le donne. Incolpare gli stranieri e’ sempre la strategia piu’ semplice”.

L’agenzia ‘Dire’ ha contattato Linda Chisholm, docente di Diritto dell’istruzione presso l’Universita’ di Johannesburg, per commentare i fatti che stanno scuotendo la citta’ piu’ grande del Paese, e la sua provincia, Gauteng. Qui da fine agosto si e’ registrata una serie di aggressioni contro stranieri residenti.

Nel mirino, lavoratori immigrati, ma anche proprietari di negozi. Dodici persone hanno perso la vita, di cui pero’ otto erano sudafricane. Tra i media si e’ diffusa la tesi della xenofobia e alcuni hanno anche parlato di ‘afrofobia’, ma per la docente c’e’ di piu’: “Ieri il presidente della Corte Costituzionale Mogoeng Mogoenghas ha detto che gli autori delle aggressioni non sono xenofobi, bensi’ arrabbiati. In effetti in Sudafrica il tasso di disoccupazione e’ alto”.


A luglio, secondo statistiche del governo, ha toccato quota 29 per cento, il livello piu’ alto dal 2003. “Molti incolpano di questa situazione gli immigrati che ‘rubano il lavoro’, ma non e’ vero. E’ solo propaganda”.

Diseguaglianze e disagio sociale sono pero’ diffusi: “Certo, ma non basta a spiegare queste violenze” replica l’esperta. “Ad esempio molti di quelli sorpresi a saccheggiare i negozi non sembravano affatto persone povere. E sono stati aggrediti anche commercianti sudafricani”. Tuttavia e’ vero che esiste una competizione per le risorse: “La Nigeria e’ il Paese con l’economia piu’ forte d’Africa. È normale che i nigeriani che vivono qui siano in parte malvisti”.

Non solo: una parte della popolazione, sottolinea Chisholm, incolpa gli stranieri di attivita’ criminali. In particolare, i nigeriani sono considerati coloro che tirano le fila del traffico di droga e della prostituzione. Ma anche questa e’ una lettura parziale. “Anche i sudafricani hanno la loro bella parte di responsabilita’” dice la studiosa. “Ma come accade anche in Europa, o in Nord America, e’ piu’ facile scaricare la colpa sugli stranieri, dato che sono un bersaglio facile”. Una retorica contro cui, dice Chisholm, “a Johannesburg domani e’ prevista una manifestazione”.

Perche’ l’insofferenza e’ scoppiata ora? “In un quartiere di Johannesburg – risponde la docente – un gruppo di cittadini ha sollecitato per mesi un incontro con le autorita’ locali e la polizia per discutere di problemi reali come disoccupazione e criminalita’, ma ogni volta hanno incassato rifiuti. Le violenze sono esplose poco dopo un volantino in cui il gruppo denunciava questa situazione”.

La storia viene riportata oggi anche da vari media sudafricani, in quanto il presidente di questo gruppo, Zweli Ndaba, e’ stato accusato da piu’ parti di aver innescato l’ondata di aggressioni, dal momento che il volantino si chiude con la frase ‘Il Sudafrica ai sudafricani’. Ma lui si e’ difeso puntando il dito contro le autorita’: “Se ci avessero ricevuto, tutto questo non sarebbe avvenuto”. Ci sono poi media che rilanciano altre accuse alle autorita’: testimoni avrebbero riferito che gli agenti sarebbero si’, arrivati, ma non sarebbero intervenuti per fermare i saccheggi.

Ma le istituzioni sarebbero responsabili anche sotto un altro punto di vista: “La violenza sociale e’ un problema che in Sudafrica si osserva da sempre. Ma dal 1994 (anno in cui Nelson Mandela sali’ alla presidenza, ponendo fine al regime di apartheid, ndr.) il governo si e’ concentrato a tutti i livelli sulla riconciliazione nazionale. Tanti programmi scolastici sono stati implementati per favorire l’armonia tra bianchi e neri”.

L’altro lato della medaglia della pacificazione nazionale sarebbe stata pero’ “l’esclusione da questo processo degli stranieri, che implicitamente venivano percepiti – e additati – come non sudafricani”. Chisholm ha condotto vari studi su questo tema, in qualita’ di consulente per il ministero dell’Istruzione: “Nel 2008 ad esempio ho esaminato i manuali scolastici proprio per indagare questi aspetti. Ho scoperto che non veicolavano messaggi chiaramente ostili verso gli stranieri, ma implicitamente si’, dato che il focus era sempre sui cittadini sudafricani”.
Una dinamica confermata, nei fatti, da tutti quegli studenti o insegnanti stranieri “che hanno lamentato discriminazioni. Il governo e i partiti non hanno fatto i giusti passi per includere tutti”.

Il generale clima di violenze purtroppo non risparmia pero’ le donne, un tema che secondo la docente resta confinato in secondo piano. Secondo le associazioni impegnate in questo ambito, ogni otto ore in Sudafrica una donna viene uccisa dal partner. Anche la violenza sessuale preoccupa: la polizia riferisce che da gennaio i crimini sessuali sono aumentati del 4,6 per cento.

Una piaga che oggi i movimenti intendono denunciare, con una grande manifestazione a Johannesburg. “Io non manchero'”, assicura la professoressa, “perche’ il tema e’ molto serio”. Violenze di genere, xenofobe, per le diseguaglianze economicheà come vede il futuro del Sudafrica? “”La fase che stiamo vivendo e’ un’occasione” conclude la docente. “E’ un modo per prendere coscienza di temi sociali che e’ ora di affrontare”.

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