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Al via il corso di formazione Ue per giovani giornalisti

A coordinare l’iniziativa, negli spazi di via Calzolerie 2, con lezioni, dialoghi, laboratori e prove pratiche, saranno per tre giorni docenti, eurodeputati e esperti di diritto, politica e comunicazione dell’Ue

Pubblicato:30-11-2023 10:15
Ultimo aggiornamento:01-12-2023 18:55
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BOLOGNA – Al via oggi nella redazione dell’agenzia di stampa Dire a Bologna il corso di formazione sull’Europa rivolto ai giovani giornalisti, content creator e operatori dell’informazione selezionati nei giorni scorsi. A coordinare l’iniziativa, negli spazi di via Calzolerie 2, con lezioni, dialoghi, laboratori e prove pratiche, saranno per tre giorni docenti, eurodeputati e esperti di diritto, politica e comunicazione dell’Ue.

L’appuntamento è trasmesso in diretta streaming e con notizie “live” sulle pagine web della Dire.

https://www.youtube.com/watch?v=hrPOnI6MSrg

Si comincia alle 9.30 e si termina alle 18.30, oggi e poi ancora negli stessi orari venerdì e sabato. Tra i temi e i titoli della tre giorni: ‘L’Europa: com’è nata, come funziona e come sarà’, ‘Comunicare l’attualità: al lavoro in redazione, e attenti alle fake news!’ e ‘Verso le elezioni europee 2024: come e perchè raccontarle (istruzioni per l’uso)’.


UE. PARASECOLO: PIÙ GIORNALISTI PER RACCONTARLA AL MEGLIO

“L’Unione europea ha un ruolo cruciale per migliorare la vita dei cittadini e la democrazia, e se fino a qualche anno fa questo era messo in discussione, oggi è un dato di fatto, ed è per questo che va incoraggiata la presenza di giornalisti a Bruxelles”. Ne è convinta Valentina Parasecolo, coordinatrice dell’ufficio stampa del Parlamento europeo in Italia. Parasecolo apre la prima giornata del corso di formazione sull’Europa rivolto ai giovani giornalisti, content creator e operatori dell’informazione, ospitato nella redazione dell’agenzia di stampa Dire a Bologna, e organizzato in collaborazione con il service audiovisivo Total Eu.

La coordinatrice continua evidenziando l’imminenza delle elezioni europee, che si terranno nella primavera del 2024, e parla di “dinamismo, presenza, impegno” come chiavi per i giovani giornalisti per seguire “il complesso e articolato lavoro delle istituzioni Ue: Consiglio, Commissioni, Parlamento, singole commissioni ed europarlamentari agiscono ogni giorno in modo capillare per assumere norme e leggi e, purtroppo, sono ancora pochi i giornalisti accreditati e le redazioni con corrispondenze tra Bruxelles e Strasburgo”.

Eppure, negli anni, la rilevanza e l’impatto dell’Ue è aumentato, come è stato possibile vedere “durante la pandemia di covid, oppure con la guerra in Ucraina, che ha riportato al centro dell’agenda europea temi come difesa e migrazioni”. Oggi, secondo Parasecolo, vera protagonista è la sfida “del clima, come ha sottolineato più volte la presidente della Commissione Ursula von der Leyen”. Sebbene azioni forti e rapide siano assunte più facilmente dagli Stati membri per rispondere a “momenti di crisi”, è innegabile che “la partecipazione dei cittadini sia aumentata” non solo grazie alle elezioni del Parlamento europeo, vero “momento di democrazia diretta”, ma anche da appuntamenti come “la Conferenza sul futuro dell’Europa, con centinaia di cittadini selezionati per discussioni a Strasburgo e in Paesi membri”, appuntamento fondamentale di “democrazia partecipativa”.

UE. PARASECOLO: DA STANZA CHIUSA A SPAZIO APERTO DEI CITTADINI

“La direzione intrapresa è quella che punta a tenere la democrazia dell’Unione europea sempre meno dentro una stanza chiusa e a trasformarla invece in uno spazio aperto e trasparente dove i cittadini possono incidere in maniera efficace su scelte e azioni”. Così Valentina Parasecolo, coordinatrice dell’ufficio stampa del Parlamento europeo in Italia, nella prima giornata del corso di formazione sull’Europa rivolto ai giovani giornalisti, content creator e operatori dell’informazione, ospitato nella redazione dell’agenzia di stampa Dire a Bologna, e organizzato in collaborazione con il service audiovisivo Total Eu.

UE. LASCHI (UNIBO): 27 PAESI NON POSSONO PARLARE CON VOCE SOLA

Che 27 Paesi con interessi nazionali differenti parlino con una sola voce è impossibile: lo sottolinea Giuliana Laschi, professoressa di Storia dell’integrazione europea presso l’Università di Bologna.
L’occasione è il corso di formazione sull’Ue rivolto a giovani giornalisti, content creator e operatori dell’informazione al via oggi nella redazione dell’agenzia Dire nel capoluogo dell’Emilia-Romagna.
“Sulla politica estera i cittadini si lamentano del fatto che l’Unione Europea non si esprime con una sola voce” sottolinea Laschi. “Il punto è però che è impossibile farlo, perché l’Ue è composta da 27 Paesi membri con interessi nazionali differenti”.

UE. LASCHI (UNIBO): COMANDANO STATI E UNANIMITÀ BLOCCA UNIONE

“Nell’Ue a comandare sono gli Stati, come conferma un sistema di voto che prevede spesso l’unanimità e che blocca l’Unione”: parole di Giuliana Laschi, professoressa di Storia dell’integrazione europea presso l’Università di Bologna. L’occasione della riflessione è il corso di formazione europea rivolto a giovani giornalisti, content creator e operatori dell’informazione al via oggi nella redazione dell’agenzia Dire nel capoluogo dell’Emilia-Romagna.

Secondo Laschi, “quando non c’è il requisito dell’unanimità e si vota invece a maggioranza il sistema di voto si basa sulla misura dello Stato in termini di chilometri quadrati e di numero di cittadini”.
La professoressa sottolinea: “Ogni Paese ha un numero di voti a propria disposizione su una base assolutamente democratica”.

Laschi conclude: “Non è vero allora che gli altri decidono per noi; se l’Unione non funziona è anche colpa nostra e oggi l’Unione non funziona”.

KISSINGER. LASCHI (UNIBO): È STATO NEMICO DELL’EUROPA UNITA

Con Henry Kissinger, sin dagli anni Sessanta, gli Stati Uniti hanno cercato di ostacolare l’integrazione dell’Europa e di “abbattere la potenza commerciale” del continente: lo ha detto Giuliana Laschi, professoressa dell’Università di Bologna. L’occasione della sua riflessione è il corso di formazione europea.

La professoressa ha citato una frase, attribuita a Kissinger, che ironizzava sulla mancanza di unità politica del continente: “Chi devo chiamare se voglio parlare con l’Europa?”.
Secondo Laschi, che insegna Storia dell’integrazione europea, “il diplomatico americano fu uno dei principali nemici dell’Ue”.
La professoressa ha aggiunto: “Con lui gli Stati Uniti hanno cercato di abbattere la potenza commerciale dell’Europa“. Poi la citazione di un’altra espressione di Kissinger, forse riferita in realtà non all’Ue ma alla Germania, definita “gigante economico, nano politico”. “Nano politico a chi?” ha chiesto Laschi, evidenziando i progressi del processo continentale di integrazione.

UE. CAPUOZZO (UNIBO): SU STATO DIRITTO C’È ANCHE CRISI ENDOGENA

“La semplicità delle procedure sanzionatorie è decisiva per poter affrontare le crisi endogene, nate all’interno dell’Unione Europea, come quella che coinvolge Ungheria e Polonia sul rispetto della ‘rule of law’, lo stato di diritto”: lo sottolinea Valentina Capuozzo, docente dell’Università di Bologna.
L’occasione della riflessione è il corso di formazione europea rivolto a giovani giornalisti, content creator e operatori dell’informazione al via oggi nella redazione dell’agenzia Dire nel capoluogo dell’Emilia-Romagna.

Nei confronti di Polonia e Ungheria la Commissione Ue ha avviato procedimenti sulla base dell’articolo 7 dei trattati europei con l’accusa di aver violato lo stato di diritto. Secondo Capuozzo, docente di Diritto pubblico comparato, “quella relativa alla ‘rule of law’ è una delle crisi più aperte perché è endogena e non esogena, dunque è più complessa da affrontare”. Al centro delle preoccupazioni della Commissione nei confronti di Varsavia e Budapest ci sono l’indipendenza del sistema giudiziario e la libertà dei media.

GIORNALISMO. UE APPROVA ‘LEGGE DAPHNE’ CONTRO QUERELE INFONDATE

Il Parlamento europeo e gli Stati membri hanno raggiunto un accordo per tutelare giornalisti e attivisti per i diritti umani dalle cosiddette “cause Slapp’, vale a dire le querele infondate e spesso costose volte a scoraggiare i reporter dal proseguire il loro lavoro, finendo per imbavagliare critiche e dissenso.
Slapp, che ricorda il termine inglese “schiaffo”, è l’acronimo di Strategic lawsuit against public participation, e in italiano vuol dire “azione legale strategica contro la partecipazione pubblica”.
In un post su X Vera Jourova, vicepresidente della Commissione europea, responsabile delle Politiche sui valori e la trasparenza, ha scritto: “Abbiamo un accordo! Finalmente vedremo la fine delle Slapp. Abbiamo una legge per contrastare le azioni legali abusive contro la partecipazione pubblica, e con questo proteggiamo i giornalisti e i difensori dei diritti umani. Grazie Daphne Caruana Galizia per aver guidato il mio lavoro su questo. Io la chiamo la ‘legge di Dafne'”.

Jourova ha ricordato così la blogger e giornalista d’inchiesta uccisa in un attentato a Malta nel 2017 indirettamente favorito dall’allora governo di Joseph Muscat, che poi cadde. Sempre su X la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ha scritto: “Accolgo con favore l’accordo sulla direttiva anti-Slapp, che proteggerà coloro che cercano di scoprire verità scomode. Proprio come Daphne Caruana Galizia, che ne ha pagato il prezzo più alto. Questo è per lei. Questa è la legge di Dafne.

UE. D’AMATO (GREENS): TANTO LAVORO, MA POCHI LO RACCONTANO

“Le istituzioni europee nonché i vari gruppi e commissioni al Parlamento europeo fanno un grande lavoro, che spesso non arriva sui giornali, compresi i ‘dietro le quinte’ di scambi e dibattiti. L’Ue deve essere comunicata tanto e bene”. Questo l’appello che l’eurodeputata Rosa D’Amato lancia ai giovani giornalisti, content creator e operatori dell’informazione che partecipano al corso di formazione europea nella redazione dell’agenzia Dire a Bologna. L’europarlamentare, del gruppo dei Verdi-Alleanza libera europea, cita alcuni temi sul tavolo di lavori seguiti in prima persona: “Con la Commissione sviluppo regionale ci siamo ad esempio battuti affinché i tirocini siano pagati a tutti e adeguatamente, per permettere a chiunque di potervi accedere, e non solo a chi ha una famiglia che può provvedere ai costi di vitto, alloggio e trasporti. Inoltre devono essere lunghi un tempo adeguato per permettere al giovane di imparare. Il mio gruppo si preoccupa anche di bloccare la fuga dei cervelli e questo non può coinvolgere solo i ‘colletti bianchi’ o i giovani, perché vediamo che ora vanno via anche gli adulti. Ciò però implica che in tutto il territorio nazionale siano garantiti i servizi”.

Altro tema poco raccontato, secondo D’Amato, sono le interrogazioni alle istituzioni, europee o nazionali, dalle grandi come la Banca centrale europea fino ai Comuni e alle Regioni. “Ciò ha permesso persino di bloccare alcune azioni” asssicura l’eurodeputata. D’Amato ricorda poi di essere anche membro della Commissione per le petizioni. “Questo organismo si occupa di promuovere petizioni di singoli cittadini, laddove reputino che i loro interessi siano lesi” sottolinea la deputata. “Ad esempio, abbiamo ottenuto dalla Regione Puglia l’assunzione a tempo indeterminato di lavoratori precari della sanità pubblica”.

corso ue

MO. D’AMATO (GREENS): DELEGATI PALESTINA E ISRAELE SI PARLINO

“Già prima dei fatti del 7 ottobre avrei voluto che le delegazioni Palestina e Israele si incontrassero periodicamente, ogni tre o sei mesi, come spunto di dialogo, e invece non si parlano affatto”. Dice Rosa D’Amato, eurodeputata indipendente del gruppo Greens/Efa, membro della delegazione per le Relazioni con la Palestina. Il tema della guerra in Medio Oriente chiama in causa anche quello della postura dell’Ue. “Dobbiamo chiederci chi fa la comunicazione estera europea”, suggerisce l’eurodeputata, originaria di Taranto. Dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre nel sud di Israele, ricorda D’Amato, “è intervenuta pubblicamente per prima la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, poi la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e infine l’Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell, che invece avrebbe dovuto essere il primo”.

Secondo D’Amato, “è stata peraltro diffusa subito la dichiarazione di Metsola, sebbene il Parlamento europeo non avesse votato ancora una posizione comune”.
D’Amato ricorda he nel corso del dibattito per adottare tale posizione “gruppi e partiti si sono spaccati persino sul titolo, ad esempio sul fatto di includere o meno termini come ‘cessate il fuoco’”. Secondo la deputata, “tale lotta interna sui giornali non emerge, magari arrivano successivamente dichiarazioni un po’ più forti di certi europarlamentari”. D’Amato conclude: “E’ chiaro che serve una politica estera europea definita, con un ruolo di mediazione forte, al posto di Paesi come Qatar, Turchia o Cina, da cui, almeno personalmente, non mi sento rappresentata”. Quella di D’Amato è una delle testimonianze di deputati previste al corso di formazione europea rivolto a giovani giornalisti, content creator e operatori dell’informazione al via nella redazione dell’agenzia Dire a Bologna.

FERRI (UNIBO): I REPORTER STUDINO LE ISTITUZIONI UE

“La prima domanda che il giornalista deve porsi quando segue i lavori europei è: ‘Chi sta rappresentando questa istituzione?’. I soggetti rappresentati sono tre: l’Unione europea stessa, gli Stati membri e i cittadini europei. La prima è rappresentata dalla Commissione, nella voce della presidente Ursula von der Leyen; i cittadini dal Parlamento, e infine gli Stati membri, rappresentati da Consiglio europeo – ora presieduto da Charles Michel – e Consiglio dell’Ue. Già capire questo semplifica e migliora il lavoro”. A parlare è Federico Ferri, ricercatore in Diritto dell’Unione europea presso l’Università di Bologna. Il docente interviene alla prima giornata del corso europeo per giovani giornalisti, content creator e comunicatori ospitato nella redazione dell’agenzia Dire nel capoluogo dell’Emilia-Romagna. “Purtoppo- sottolinea Ferri– anche i più bravi giornalisti spesso confondono i nomi o le prerogative delle istituzioni dell’Unione”. Un esempio su tutti: “La Cedu fa capo al Consiglio d’Europa, che nulla hanno a che fare con l’Ue”. Oppure l’ex premier italiano Paolo Gentiloni, oggi commissario europeo all’Economia: “Non parlerà mai a nome dell’Italia, perché la sua carica è interna alla Commissione, quindi rappresenta gli interessi e gli obiettivi dell’Ue”. Per ovviare ai rischi, “bisogna sempre risalire alle fonti, come i trattati”, evidenzia il docente, aggiungendo: “Sul portale Eur-lex sono tutti disponibili”. Altra cosa importante da tenere a mente è che “l’architettura europea è una creazione degli Stati, quindi l’Ue assume decisioni, più o meno vincolanti, su scelta degli Stati”. Quando certi governi accusano Bruxelles di sostituirsi ai governi, osserva Ferri, in realtà “lanciano messaggi politici rivolti ad altri governi con cui non c’è accordo”. Anche qui, secondo il docente, il buon giornalismo che non cade nel tranello della propaganda politica “si basa sulle fonti dirette: trattati, dichiarazioni, conclusioni”.

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