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Ecco come è nata la corsa di Miguel. La storia del poeta maratoneta argentino, desaparecido

Valerio Piccioni, Gazzetta dello Sport: "Miguel Benancio Sánchez è un profeta dell'olimpismo, di quello più vero, più dolce e universale"

Pubblicato:31-08-2022 07:53
Ultimo aggiornamento:31-08-2022 07:53

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ROMA – “La corsa di Miguel è nata per caso. Mi trovavo in Argentina, a Buenos Aires. Quel giorno, era Ferragosto, pioveva a dirotto. La capitale è la primatista mondiale per numero di librerie. In una di queste scovai un volume dal titolo ‘El terror y la gloria’, ovvero ‘Il terrore e la gloria’, che ripercorreva la storia delle famiglie dei desaparecidos nei giorni del Mondiale di calcio del 1978, che si disputò proprio in Argentina“. Lo racconta alla Dire il giornalista della Gazzetta dello sport, Valerio Piccioni, nel giorno in cui si celebra la Giornata internazionale delle vittime delle sparizioni forzate.

I DESAPARECIDOS E IL MONDIALE ARGENTINO DEL 1978

Desaparecidos, ovvero persone scomparse. Si calcola che la dittatura militare argentina, capeggiata dal tenente generale Jorge Rafael Videla, dall’ammiraglio Emilio Eduardo Massera e dal generale di brigata Orlando Agosti, abbia fatto sparire 30.000 persone tra il 1976 e il 1983. “Il Mondiale di calcio fu vinto proprio dal Paese ospitante- aggiunge- in un clima del tutto particolare, nascondendo la notte della dittatura e mettendo invece in scena una giornata in cui l’Argentina, secondo una battuta molto in voga in quegli anni, era ‘diritta e umana’, proprio quando si parlava di diritti umani“.

LA STORIA DEL POETA E MARATONETA ARGENTINO MIGUEL BENANCIO SANCHEZ

“In questo libro- continua Piccioni- trovai in poche righe il racconto di una poesia che l’argentino Miguel Benancio Sánchez, maratoneta, poeta, desaparecido, aveva scritto alcuni giorni prima di scomparire, dopo essere tornato dal Brasile dove era andato per partecipare ad una corsa”.


LA SUA POESIA, DEDICATA ALL’ATLETA

Eccola la poesia più bella di Miguel Sanchez, ‘Para vos, atleta’: ‘Para vos atleta, para vos que sabés del frío, de calor, de triunfos y derrotas, para vos que tenés el cuerpo sano, el alma ancha y el corazón grande. Para vos que tenés muchos amigos, muchos anhelos, la alegría adulta y la sonrisa de los niños. Para vos que no sabés de hielos ni de soles, de lluvia ni rencores. Para vos, atleta que recorriste pueblos y ciudades uniendo Estados con tu andar. Para vos, atleta que desprecias la guerra y ansías la paz’.
‘Per te atleta, per te che conosci il freddo, il caldo, i trionfi e le sconfitte per te che hai un corpo sano, l’anima grande e tanto cuore. Per te che hai molti amici, molti desideri, l’allegria adulta e il sorriso dei bambini. Per te che non conosci il ghiaccio né i soli, la pioggia né i rancori. Per te, atleta che corresti lungo paesi e città unendo gli Stati con il tuo andare. Per te, atleta che disprezzi la guerra e aneli alla pace’.

IL VIAGGIO A TUCUMAN E L’INCONTRO CON LA FAMIGLIA DI MIGUEL

“Preso da una irresistibile curiosità- continua Piccioni- riuscii a trovare sulla guida telefonica di Buenos Aires la famiglia Sanchez, che viveva nella città di Berazategui. Inizialmente la famiglia era un po’ diffidente, perchè in quel periodo, era il 1998, l’Argentina non aveva fatto sostanzialmente i conti con quel proprio pezzo di storia piuttosto nascosto, silenziato, occultato“. Eppure, alla fine, i familiari di Miguel Benancio Sánchez decisero di incontrare Piccioni. “Ci vedemmo a Tucumàn nel gennaio del 1999- spiega- e lì parlammo a lungo di Miguel, della sua vocazione autodidatta da poeta, di questo suo sogno di andare alle Olimpiadi, di diventare professore di educazione fisica, lui che aveva solo il diploma di scuola elementare. Tornai a Roma con il cuore pieno di storie, di racconti e di emozioni. Insieme ad alcuni amici pensammo di scrivere un libro ma poi arrivammo alla conclusione che la cosa migliore fosse organizzare una corsa che portasse il nome di Miguel. Questa idea fece da ‘pifferaio magico’: il 9 gennaio del 2000, prima edizione, cominciò con un gruppo di 356 scalmanati, oggi siamo arrivati 10.000 partecipanti e probabilmente ne conteremo ancora di più nella prossima edizione, che si terrà il 22 gennaio del 2023“.

L’IMPORTANZA DELLA CORSA DI MIGUEL: LA LOTTA AL RAZZISMO

Oggi la corsa di Miguel è un grande contenitore che corre tutto l’anno. “Facciamo conoscere la sua storia nelle scuole, cerchiamo di collegare la storia dello sport a quella del mondo, organizziamo la corsa madre con l’arrivo allo stadio Olimpico di Roma ma anche tutte le corse per i ragazzi, molte delle quali improntate alla lotta al razzismo, tema molto caro a Miguel. Basti pensare che sul depliant che Miguel portò dal Brasile nel suo ultimo viaggio c’erano le firme di tutti coloro che avevano gareggiato con lui, un vero e proprio manifesto di questo sport che non ha confini. Si può davvero dire che Miguel Benancio Sánchez sia un profeta dell’olimpismo, di quello più vero, più dolce e universale“. La corsa di Miguel si corre a gennaio Roma e a marzo in Argentina, ‘La carrera de Miguel’, ma altri Paesi hanno celebrato l’atleta e poeta sudamericano. “Si è corso lungo le strade di Miami e di Murcia e quando abbiamo fatto la corsa in maniera virtuale a causa del Covid abbiamo avuto testimonianze da varie parti del mondo: dal Brasile a Cuba, da Canal Plus al Times, fino a Libération. La storia di Miguel ha fatto davvero il giro del mondo, non si è fermata lungo il ponte tra Italia e Argentina’.

L’IMPORTANZA DELLO SPORT E L’INGRESSO NELLA DIDATTICA SCOLASTICA

Per una prima fase della storia di Miguel, lo sport ha coltivato il desiderio di non contare, ha avuto l’illusione di starsene per conto proprio, in un recinto, dove i guai del mondo non potessero entrare o potessero farlo davvero poco. Poi, però, ad un certo punto, è diventato qualcosa di grande che ha abbattuto tanti muri. “Pensiamo- spiega Piccioni- a come lo sport abbia rotto il muro della discriminazione verso le donne, verso i neri. Tutto questo oggi fa sì che lo sport sia, almeno, uno straordinario veicolo di conoscenza delle tragedie del mondo”. “Pensiamo alla tragedia del Mediterraneo– sottolinea- e di quante persone senza nome e senza cognome muoiono. Pensiamo alla storia di Samia Yusuf Omar, atleta somala che nel 2008 aveva partecipato alle Olimpiadi di Pechino, una delle vittime annegate nel 2012. A molti è servito per dare un nome e un cognome, per non pensare che questi numeri non abbiano un’identità, un cuore, una testa, delle gambe, dei sogni, delle famiglie”.
“Credo davvero che lo sport sia fondamentale. Una delle battaglie che abbiamo sempre fatto, e in parte l’abbiamo vinta- conclude- è proprio l’ingresso della storia dello sport nella didattica scolastica“.

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