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Tragedia in discoteca a Corinaldo, condanne dai 10 ai 12 anni per i 6 membri della ‘banda dello spray’

I fatti avvennero nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018: persero la vita sei persone, cinque adolescenti e una giovane mamma. Nel processo è caduta l'accusa di associazione per delinquere

Pubblicato:30-07-2020 12:07
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:42
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ANCONA – Tutti condannati, con pene che vanno dai 10 ai 12 anni, i sei imputati poco più che ventenni imputati nel processo per la tragedia alla discoteca ‘Lanterna azzurra’ di Corinaldo, in provincia di Ancona, dove nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018 morirono sei adolescenti e una giovane madre di 39 anni. Gli imputati spruzzarono con uno spray al peperoncino, a scopo di furto, ma nella discoteca si scatenarono panico e fuggi e fuggi, e durante la fuga incontrollata crollò anche una balaustra fuori dall’uscita di sicurezza.

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La condanna è stata decisa dal Gup del Tribunale di Ancona Paola Moscaroli al termine del processo di primo grado.


I sei, facenti parte di un gruppo criminale soprannominato ‘banda dello spray‘, sono stati condannati per tutti i capi di imputazione tranne quello di associazione per delinquere. Confermati invece i reati di omicidio preterintenzionale, lesioni personali, furto e rapina. Ecco le pene nello specifico: a Ugo Di Puorto e Raffaele Mormone 12 anni e 4 mesi di reclusione, ad Andrea Cavallari 11 anni e 6 mesi, a Moez Akari 11 anni e 2 mesi, a Souhaib Haddada 10 anni e 11 mesi ed a Badr Amouiyah 10 anni e 5 mesi di reclusione.

IL PROCURATORE: “CI RISERVIAMO DI VALUTARE MOTIVAZIONI SENTENZA”

“La Procura della Repubblica prende atto della decisione del giudice e si riserva di valutare le motivazioni della sentenza quando saranno depositate. Mi sembra doveroso sottolineare come grazie all’impegno degli inquirenti e degli investigatori ci sia stata una celere risposta da parte dello Stato. La sentenza è intervenuta ad un anno e mezzo di distanza dai fatti che si sono verificati a Corinaldo l’8 dicembre 2018. Fatti in occasione dei quali hanno perso la vita dei giovani e una madre ai cui familiari comunque la Procura rivolge il proprio pensiero”. È quanto dice il Procuratore capo della Repubblica di Ancona, Monica Garulli, dopo la sentenza di primo grado. 

La sentenza conferma i capi d’accusa della Procura dorica che vanno dall’omicidio preterintenzionale, alle lesioni, furto e rapina. “La sentenza ha confermato l’impianto accusatorio della Procura ad eccezione di un capo ‘associazione per delinquere’- conclude Garulli- attendiamo le motivazioni”.

ATTESA PER LA SENTENZA, LE FAMIGLIE SI ASPETTAVANO IL MASSIMO DELLA PENA

Grande attesa da questa mattina ad Ancona per la sentenza di primo grado per i sei ragazzi della provincia modenese a processo per la tragedia della Lanterna Azzurra di Corinaldo. All’interno della discoteca la notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018 persero la vita sei persone, cinque adolescenti e una giovane mamma neanche quarantenne. Le vittime furono: Benedetta Vitali e Mattia Orlandi di 15 anni, le 14enni Asia Nasoni ed Emma Fabini, Daniele Pongetti di 16 anni e la giovane mamma Eleonora Girolomini di 39 anni.

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Per i sei imputati, le richieste dei pm, Paolo Gubinelli e Valentina Bavaj, andavano dai 16 ai 18 anni di reclusione. Tra i reati contestati dalla Procura c’era anche l’associazione a delinquere, che però è stata scartata dal giudice. Sono rimasti i reati di omicidio preterintenzionale, lesioni personali, furto e rapina.

I sei, appartenenti alla cosiddetta ‘banda dello spray‘, sono accusati di aver spruzzato all’interno della discoteca lo spray urticante al peperoncino (probabilmente per mettere a segno furti di collane e altro) che poi scatenò il panico e la successiva fuga incontrollata delle persone. Nel fuggi fuggi dalla discoteca strapiena si verificò il cedimento di una balaustra fuori dall’uscita di sicurezza e la tragedia. Il gup, che ha presieduto il processo con il rito abbreviato, è Paola Moscaroli.

“CI HANNO ROVINATO LA VITA, I NOSTRI FIGLI NON CE LI DARÀ MAI NESSUNO”

Questa mattina, dopo le repliche delle parti civili sono usciti dall’aula alcuni parenti delle vittime. “Noi abbiamo perso dei figli e una giovane mamma: ci hanno rovinato la vita, i nostri figli non ce li darà più nessuno– spiega in lacrime Giuseppe Orlandi, papà di Mattia-. Quando ti chiamano alle 2.30 di notte dicendo che a Corinaldo è successo qualcosa di grave tu pensi che tuo figlio magari si è trovato in una rissa e si è rotto una gamba ed invece arrivi lì e ti trovi tuo figlio sotto un lenzuolo bianco”.

Orlandi quindi ringrazia “le Forze dell’ordine e la Procura perché hanno subito individuato la bomboletta che è stata spruzzata e poi grazie alle intercettazioni sono arrivati ad arrestare tutti i componenti della banda. Non si può speculare sulla vita degli altri. È una cosa assurda. Mi auguro che le indagini vadano fino in fondo in maniera scrupolosa”. 

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IL PROCESSO SULLA SICUREZZA DEL LOCALE DEVE ANCORA PARTIRE

Il pensiero dei familiari delle vittime va anche all’altro filone del processo riguardante l’adeguatezza della struttura ad ospitare eventi pubblici ed il rispetto delle norme di sicurezza e quelle legate alla capienza regolamentare. “Sappiamo che non è finita perché c’è un altro filone che deve cominciare e siamo impazienti- dice il fratello di Benedetta Vitali-. Anche oggi abbiamo sentito parlare questi ragazzi e onestamente non crediamo alle loro false dichiarazioni. L’augurio che ci facciamo è che l’altro processo cominci il prima possibile per avere giustizia per le nostre vittime”.

AVVOCATO CIANI: CI ASPETTIAMO IL MASSIMO DELLE PENE

“Ci aspettiamo il massimo delle pene”. È quanto dice l’avvocato Irene Ciani che difende gli interessi della famiglia Vitali.”Mi hanno colpito le dichiarazioni di questi ragazzi che pare non si rendano conto dell’insieme- spiega l’avvocato di Fano-. Perché chi ha omesso la vigilanza ha responsabilità gravissime come chi ha provocato il panico: tutti sono responsabili della morte delle sei persone. E la cosa più disarmante è che sembra che questi ragazzi non se ne rendano conto. Non ci sono parcellizzazioni delle responsabilità. Tutti hanno concorso. Ci aspettavamo fosse già partito l’altro processo. Ora speriamo parta il più velocemente possibile perché le famiglie delle vittime hanno bisogno di giustizia a 360 gradi”.

I FAMILIARI DELLE VITTIME: “ATTENDIAMO L’ALTRO PROCESSO”

Amarezza per la sentenza e attesa per il processo che dovra’ appurare se le norme relative a sicurezza e capienza fossero state rispettate e se il locale disponesse di tutte le autorizzazioni previste. È il sentimento che provano alcuni dei familiari delle vittime della tragedia alla discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo (An). “Se questa e’ giustizia..- spiega amareggiato Massimo Pongetti, il papa’ di Daniele-. Una sentenza che non mi ripaga di quello che e’ successo. Niente lo farebbe. Neppure una pena tra i 10 e 12 anni per persone che hanno fatto scaturire una cosa che ha ucciso sei ragazzi. Parlano tutti che non deve succedere piu’, ma ne parla piu’ nessuno di questa cosa? I controlli li fanno o e’ ripreso tutto come prima? Io ho l’idea che e’ ripreso tutto come prima. Ho paura che le vittime vengano dimenticate. Ora vado a trovare mio figlio perche’ ancora oggi non ci sono stato”. 

Insieme al papa’ anche la mamma di Daniele, Donatella Magagnini. “Il punto centrale e’ che quel locale non doveva essere aperto– dice Magagnini-. Non sono state controllate le norme di sicurezza. Adesso attendiamo l’inizio dell’altro processo. Per me la responsabilita’ piu’ grossa. I ragazzi della banda? Loro usciranno ancora giovani dal carcere. Mio figlio aveva 16 anni e aveva tutta una vita davanti”. Attende l’esito dell’altro filone delle indagini anche Francesco Vitali, fratello di Benedetta. “Sono deluso- commenta-. Mi aspettavo una pena degna per tutto quello che io e la mia famiglia stiamo passando. Al momento non la reputiamo cosi’ poi aspettiamo le motivazioni. Mi aspettavo almeno 18 anni come richiesto dai pm. Ora attendiamo l’altro processo perche’ l’altro filone sara’ decisivo. L’unica cosa che mi resta da fare per mia sorella e’ chiedere giustizia e nel momento in cui non danno la pena che mi aspetto questo mi lascia grande amarezza. Ma se perdo fiducia nella giustizia come faccio ad andare avanti?”.

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