NEWS:

L’Italia vince l’amichevole dei rimorsi con la Turchia

La partita di ieri sera è la "walk of shame" azzurra, una sfilata della vergogna dopo l'eliminazione dai Mondiali

Pubblicato:30-03-2022 13:19
Ultimo aggiornamento:30-03-2022 13:19

mancini
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – L’Italia ha battuto la Turchia 3-2 nell’amichevole di “consolazione” tra le due sconfitte nelle semifinali dei playoff di qualificazione ai Mondiali in Qatar. Le reti: 4′ pt Under (T), 35′ pt Cristante (I), 39′ pt e 25′ st Raspadori (I), 38′ st Dursun (T).

LEGGI ANCHE: La leva dei bambini senza Mondiali (e il trauma indotto dagli adulti)

Macerie, novità, un reduce della Macedonia, uno solo, che dopo 4 minuti ha già preso gol sotto le gambe. Turchia-Italia non è una partita, è una dipartita. Anche se poi la Nazionale vince, e persino segna tre gol. Di questi tempi è una notizia. Di amichevole non ha nulla, figurarsi della “consolazione”. E’ la “walk of shame” azzurra, una sfilata della vergogna. Un match a perdere anche se vinci: il risultato non conta. O conta solo per un residuale onore. Per tenere alta la testa nella gogna, nel doloroso corteo tra i rimorsi che tocca scontare prima di tornare a casa, non solo metaforicamente. Con i tifosi ancora addolorati dal Mondiale sfumato lì ad angustiarsi ulteriormente. Per una vittoria fa ancora più male. Il retropensiero è sempre e solo: dovevamo essere altrove, se non già in Qatar almeno a Oporto. Che diamine ci fa l’Italia in questa sperduta città dell’Anatolia? Un attimo fa eravamo a Wembley. Per sperimentare servirebbe prima elaborare il lutto. Mancini prova a dare un senso alla serata anticipando i temi della prossima ricostruzione: il futuro, i giovani, altri nomi. Il tridente inedito Raspadori-Scamacca-Zaniolo, poi Zaccagni. Due punte su tre del Sassuolo: la doppietta la segna quello campione d’Europa. Ora si chiama ripartenza, ma è troppo presto: è un contropiede del destino. Buono per stemperare e poi disinnescare il tremore quasi tellurico che accompagna la prima mezzora degli azzurri. I quali, quasi a testimoniare lo schock che hanno ancora addosso, capitolano subito: Under prima supera Chiellini sul suo piede debole, poi infila Donnarumma sotto le gambe. Un’allegoria, non un gol. Sono passati 3 minuti e spiccioli. S’avverte fino a Konya la caduta di braccia d’un Paese intero, almeno della parte irriducibile che ancora non ha cambiato canale. La Nazionale che aveva appuntamento con Ronaldo è finita in esilio, al freddo. Da una possibile notte magica ad una serata col trucco scadente. Anche perché di fronte c’è una squadra vera, la Turchia, e non un pungiball come la Macedonia. Avversari anche loro eliminati, ma non così male. Tre gol quando non servono più. Per proprietà transitiva lo spettatore proietta il disagio in Portogallo: cosa avrebbe raccolto lì questa Nazionale? Riecheggiano le parole di Mancini: “Volevamo andare al Mondiale per vincerlo”. Il pareggio dell’Italia arriva su calcio piazzato: punizione-cross di Biraghi, testata di Cristante al 35′. Una volta li avremmo detti riserve, ora sono nomi della rivoluzione. Il raddoppio, dopo 3 minuti, è di Raspadori, lui sì tra i più futuribili: gol sotto le gambe di Cakir. Le piccole soddisfazioni. L’attaccante del Sassuolo firma la ventilata rinascita con la doppietta al 70′, prima che Mancini avvii la giostra dei cambi. Per tutti una briciola di campo, mentre la partita dissolve, la Turchia accorcia le distanze e altrove si guadagnano il Qatar: il Portogallo, e la Polonia. No, l’Italia no. Il conto è salatissimo, il resto è Mancio.


Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it