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Turchia, oggi il processo a 14 studenti accusati di ‘insubordinazione’. Parla uno di loro: “Europa finge di non vedere”

Intervista a Enis Berke Gök, uno dei 14 studenti sotto processo in Turchia per 'insubordinazione': ha passato quasi 3 mesi di detenzione arbitraria in carcere per essere salito sul tetto dell'auto del rettore

Pubblicato:30-01-2023 01:47
Ultimo aggiornamento:30-01-2023 10:49

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ROMA – Si apre oggi, 30 gennaio, il processo in Turchia nei confronti di 14 studenti dell’Università del Bosforo che nell’autunno del 2021 furono arrestati nell’ambito di proteste e sit in contro l’ingerenza del regime negli atenei. La mobilitazione degli studenti, in realtà, proseguiva ininterrottamente dal gennaio 2021, ma nello specifico questi 14 arresti risalgono all’ottobre del 2021. Alcuni di loro hanno trascorso diversi mesi in carcere, in modo del tutto arbitrario, hanno subito abusi, e oggi la loro posizione verrà discussa davanti a un Tribunale turco. Tra le accuse di cui devono rispondere c’è quella di insubordinazione nel corso della dispersione di una manifestazione non autorizzata, intralcio a pubblico ufficiale e sequestro di un mezzo di trasporto: si tratta di reati per cui in Turchia potrebbero rischiare tra i 6 e i 32 anni di reclusione. La sentenza potrebbe arrivare già oggi.

LA STORIA DI ENIS BERKE GÖK

Enis Berke Gök, uno degli studenti che sarà processato, non sarà a Instabul oggi, ma seguirà il processo da Bruxelles, dove proprio oggi, alle 17, sarà tra i relatori dell’incontro ‘Persecuzioni politiche e stato della magistratura in Turchia‘ al Parlamento europeo. Gök è uno studente di Fisica e ha 27 anni: è tra le centinaia di studenti universitari arrestati finora dalle forze di polizia turche in relazione all’ondata di proteste che dal 4 gennaio 2021 sono partite dall’Università Bogazici di Istanbul. Lui venne arrestato appunto a ottobre 2021 insieme ad un amico, Caner Perit Özen, perchè durante una protesta salì sul tettuccio dell’automobile del rettore Naci Inci. Fu proprio il rettore a denunciarli. Qualche giorno dopo, poi, vennero arrestati anche altri 12 studenti che diedero vita a un sit in chiedendo il loro rilascio. L’agenzia Dire ha deciso di intervistare Gök alla vigilia del processo.

IL CARCERE

I mesi trascorsi in carcere sono stati terribili – racconta lo studente- ma penso sia stata anche un’esperienza positiva: ho scoperto di essere più forte di quanto credevo e mi ha permesso di capire meglio cosa non funziona in Turchia: non c’è democrazia e quindi mancano libertà e sviluppo”. Con l’amico Özen, Gök ha trascorso tre mesi dietro le sbarre, di cui 51 giorni in isolamento e i restanti 40 nel carcere di massima sicurezza di Silivri dove, sempre stando alla Fidh, ha subito “detenzione arbitraria” e “abusi” tra cui il divieto di comunicare con i familiari, di sostenere esami universitari e di ricevere cibo adeguato alla sua dieta. “Sono vegano- dice Gök- e ho dovuto accontentarmi di mangiare scatolette di legumi e riso comprato nello spaccio del carcere”.


IL RITORNO A BERLINO

Il rilascio per i due attivisti è sopraggiunto nel gennaio 2022 e subito dopo “sono partito per la Germania- continua Gök- ora proseguo la specializzazione in Fisica teorica a Berlino. Sogno di diventare ricercatore. Istanbul mi manca, avrei voluto completare gli studi alla Bogazici“.

TUTTO INIZIÒ QUANDO ERDOGAN NOMINÒ IL RETTORE BULU

La miccia del dissenso all’università fu la nomina del politico Melih Bulu alla carica di nuovo rettore dell’ateneo del Bosforo. Docenti e studenti organizzarono manifestazioni non solo perché contrari al fatto che il presidente Racep Tayyip Erdogan scegliesse il nuovo rettore senza coinvolgere il corpo docente, ma anche perché si trattava di un “fedelissimo” del Partito di governo ‘Akp’ (Giustizia e sviluppo), fondatore nel 2002 del ramo del movimento a Sariyer, e candidato alle elezioni del 2015. Una scelta che per gli attivisti rivelava l’intenzione di Ankara di porre fine all’indipendenza accademica dell’Università in termini di scelta dei docenti, dei programmi e degli orientamenti dei corsi.

LA REPRESSIONE

Vari insegnanti sono stati sospesi o licenziati infatti in questi due anni. Sedici sospensioni sono arrivate ad agosto scorso per decisione di Naci Inci, il sostituto di Bulu scelto sempre da Erdogan, come riporta il canale Youtube indipendente Bogaziçi TV. Il motivo: aver preso parte o sostenuto il movimento di protesta, che si somma ad altre iniziative seguite alle proteste di Gezi Park nel 2013, animate da varie categorie sociali e professionali della società turca. Azioni a cui, come denunciano i difensori dei diritti tra cui Amnesty International, le autorità hanno risposto con migliaia di arresti tra giornalisti, politici, oppositori, esponenti della comunità curda ed Lgbt o semplici cittadini.

Il mondo accademico è tra i motori del dissenso: “Tutti i giorni- informa Gök- a mezzogiorno gli accademici voltano le spalle al rettorato in segno di protesta“. Stando alla testata Cumhuriyet i professori espongono cartelli con su scritto “Università autonoma, libera, democratica”.

Come detto, oggi mentre si svolgerà il processo a Istanbul, Gök sarà a Bruxelles e interverrà nel corso dell’incontro ‘Persecuzioni politiche e stato della magistratura in Turchia’, promosso dagli eurodeputati Brando Benifei ed Evin Incir del gruppo S&D. A questo proposito dice: “Racconterò che in Turchia non c’è democrazia, un fatto che i Paesi europei ignorano perché Ankara gli serve per gestire i migranti“.

“IN TURCHIA NON C’È DEMOCRAZIA MA I PAESI EUROPEI FANNO FINTA DI NON VEDERE”

È importante che il Parlamento europeo continui a battersi per i diritti umani nonostante le terribili vicende delle ultime settimane, che richiedono trasparenza e otterranno la nostra collaborazione” dichiara alla Dire l’europarlamentare del Pd Benifei in relazione all’inchiesta denominata ‘Qatar-Marocco gate’.

Nel corso dell’incontro, spiega ancora lo studente, “analizzeremo la repressione in atto da mesi contro gli studenti turchi e capiremo come agire per fermarla. Sarà un onore avere con noi vari esperti nonché Patrick Zaki in collegamento dall’Egitto“, lo studente egiziano dell’Università Bologna sotto processo dal 2020, “testimone di una battaglia per i diritti che ancora prosegue”. Al panel interverranno anche Burcin Sahan e Benan Molu, avvocati esperti in diritti umani, e Hazal Korkmaz, studentessa italo-turca dell’Università di Firenze. Modera Samuel Doveri Vesterbye, dell’European Neighbourhood Council.

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