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A Bologna gli studenti del Minghetti occupano (dopo il ‘no’ del preside)

A Bologna gli studenti del liceo classico Minghetti occupano la scuola per protestare contro gli abusi della Polizia in piazza, l'assedio a Gaza e la riforma Valditara. Nei giorni scorsi l'avvertimento del preside, discussione in città

Pubblicato:25-03-2024 18:03
Ultimo aggiornamento:25-03-2024 18:09

Minghetti occupato Bologna
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BOLOGNA – Il Liceo Minghetti di Bologna è occupato. E lo sarà “presumibilmente” fino a mercoledì 27 marzo, ultimo giorno previsto di scuola prima della pausa delle lezioni per la Pasqua. “Di conseguenza le lezioni potrebbero non essere regolari”, avvisa il dirigente scolastico, Roberto Gallingani, in una comunicazione alle famiglie, ai docenti, al personale Ata e per conoscenza alla Città metropolitana e all’Ufficio scolastico. La sede centrale del Liceo, quella in via Nazario, “è occupata dagli studenti, presumibilmente fino a mercoledì 27 compreso”, specifica il preside che la scorsa settimana aveva nettamente messo in guardia gli studenti sulle conseguenze di una occupazione.

I MOTIVI DELL’OCCUPAZIONE: MANGANELLI, GAZA E RIFORMA VALDITATA

Le motivazionie dell’occupazione votata al Minghetti sono la repressione del dissenso (a partire dalle cariche sugli studenti di Pisa), il genocidio in Palestina e la riforma Valditara. Dopo la presa di posizione dei giorni scorsi da parte del preside, Roberto Gallingani, che ha minacciato provvedimenti (fino alla sospensione) per i ragazzi che prenderanno parte all’occupazione della scuola, i liceali di via Nazario Sauro hanno voluto chiarire quali sono le ragioni che li hanno spinti a decidere di occupare la scuola. L’occupazione “è il mezzo di lotta che più ci è vicino, che più ci dà voce e che più ci appartiene. La decisione è avvenuta in seguito alla violenza della polizia delle settimane scorse, ma le ragioni che ci muovono sono numerose”, si legge nel “manifesto” stilato dal collettivo degli studenti. Al primo punto, i fatti di Pisa e gli altri episodi di “violenza” da parte delle forze dell’ordine di cui sono stati vittima gli studenti di alcune città italiane (Firenze e Napoli, in primis).

“Le cariche che hanno sorpreso molti sono state solo il culmine di una lunga serie di abusi di forza nelle piazze. Certamente non solo sotto le legislature di destra la violenza dei manganelli si è presentata nelle piazze, anzi, la nostra storia ne mostra innumerevoli esempi anche sotto governi o amministrazioni di centro o di sinistra. Tuttavia resta il fatto che a presiedere sopra le azioni di questi mesi sia un governo di estrema destra, con rapporti molto ambigui con il suo passato politico neofascista”, spiegano i ragazzi. “E’ d’obbligo notare come a soffrire maggiormente per questi soprusi siano stati i manifestanti che, nel corso dei mesi, si sono mossi contro il genocidio che si sta dispiegando a Gaza, di cui le nostre istituzioni, le stesse che brandiscono i manganelli, si sono rese complici”, sostengono gli studenti.


Al secondo punto all’origine della mobilitazione, c’è l’assedio di gaza da parte dell’esercito israeliano. “Lo strazio e lo sfratto dei Palestinesi, alla luce dei fatti, può solo essere chiamato genocidio. Di fronte a questo evidente sterminio i nostri governi e le nostre aziende occidentali si riconfermano complici, come sempre sono stati”, protestano i ragazzi del Minghetti. “Ci schieriamo inoltre contro i doppi standard utilizzati nel parlare degli avvenimenti dai media occidentali e contro la loro narrazione traviata delle manifestazioni che si tengono nel nostro Paese in supporto della resistenza palestinese: l’antisionismo dei manifestanti viene bollato come antisemitismo, la condanna del colonialismo di Israele identificata come tendenza terrorista”, contestano, dicendosi contrari anche alla partecipazione dell’Italia alla missione europea Aspides nel Mar Rosso e annunciando una raccolta fondi a favore delle organizzazioni umanitarie palestinesi. “Come Collettivo Minghetti riteniamo necessario schierarci contro la Riforma Valditara, che non fa altro che peggiorare le problematiche della scuola-gabbia: una scuola che sfrutta gli studenti con i progetti di Pcto ed esaspera il disagio psicologico a cui è soggetta una generazione tradita dai politici e che non vede più speranze di mobilità sociale”, aggiungono. “Abbiamo scelto il mezzo dell’occupazione per far sì che il nostro messaggio si propaghi il più intensamente possibile. Come studenti, la riappropriazione dello spazio in cui esercitiamo uno dei nostri diritti fondamentali, il diritto all’istruzione, rappresenta un forte segno di rottura con le istituzioni repressive e complici. Finora abbiamo protestato per le strade e non siamo stati ascoltati, ora è giunto il momento di portare la nostra rabbia nelle scuole”, concludono.

‘MATCH’ AL MINGHETTI, “FONDAMENTALE SENTIRE TUTTE VOCI”

La ‘diffida’ del preside agli studenti in procinto di occupare? Una scelta che fa parte della “autonomia scolastica di ogni singola scuola”, anche se “è fondamentale ascoltare le voci di tutti”. Così il consigliere delegato alla Scuola della Città metropolitana di Bologna, Daniele Ruscigno, prova a buttare acqua sul fuoco, dopo che nei giorni scorsi il dirigente scolastico del liceo Minghetti Roberto Gallingani, in seguito alle voci su una possibile occupazione della scuola, aveva inviato una lettera da leggere in classe in cui ricordava che “occupare è un illecito che potrebbe avere conseguenze” di natura legale, invitando i ragazzi “a non farsi strumentalizzare” e un’altra comunicazione ai genitori che comunicava la linea dura dell’istituto, pronto a “perseguire” iniziative non autorizzate.

Presente questa mattina all’inaugurazione del primo lotto di lavori di ristrutturazione dell’istituto Aldini Valeriani, Ruscigno a margine commenta la decisione del dirigente. Se da una parte “sono questioni che attengono naturalmente a quelle che sono le modalità di ogni singola scuola, in base anche quella che è l’autonomia scolastica”, premette il consigliere, “credo che ci sia modo per ascoltare le voci di tutti, anzi sia fondamentale ascoltare le voci di tutti, non solo degli studenti, ma di tutta la comunità educativa scolastica, che è composta anche dai docenti, dai dirigenti e anche dai genitori”. Ma questo deve avvenire seguendo “modalità e modelli giusti”. Ad esempio, ricorda Ruscigno “anche nel clima di occupazione che c’è stato lo scorso anno, abbiamo avuto degli ottimi esempi da alcune scuole che hanno costituito delle assemblee ufficiali in cui gli studenti e studentesse hanno potuto esprimere naturalmente le loro idee e anche le tematiche che volevano affrontare”. Intanto, oggi ci sarà il Consiglio di istituto del liceo Minghetti, con riunione prevista dalle 17 alle 19 nell’auditorium della sede centrale. All’ordine del giorno un “confronto sulle esigenze della comunità studentesca”, spiega un avviso pubblicato sul sito web del liceo.

COALIZIONE CIVICA CONTRO IL PRESIDE: “NO MINACCE PREVENTIVE SU OCCUPAZIONI

Coalizione civica si schiera contro il preside Roberto Gallingani. “Hanno sorpreso- ha detto oggi in Consiglio comunale Detjon Begaj- le parole del preside che proposto una minaccia preventiva sull’occupazione, questi temi sicuramente non si affrontano con una repressione preventiva sulle intenzioni”. Il consigliere di Coalizione chiede di portare piuttosto l’attenzione sulle “ragioni che stanno alla base di queste pratiche, vecchie come il mondo”: quelle “per riprendersi uno spazio di autogestione nelle scuole sono sempre legate a temi di attualità e che riguardano il vissuto della comunità studentesca”. E da questo punto di vista, sottolinea ancora Begaj, “non possiamo fare una discussione astratta e teorica” sulle occupazioni nelle scuole “senza affrontare l’argomento principale, come stiamo affrontando il problema della guerra”.

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